Soluzione migranti? Solo questione di soldi…

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di Vittorio Spada

 

A poco a poco sembra delinearsi il quadro generale sulla delicata questione dell’ininterrotto flusso di migranti dalla Libia verso l’Europa, transitando dalla Sicilia, e in parte fermandosi nell’Isola: tutto sembrerebbe ruotare attorno a questioni di natura economica e di interessi convergenti o contrastanti sul territorio libico e su chi attualmente lo governa. Le nuove situazioni che si vanno presentando scaturiscono dal vertice di Parigi, dove Francia Germania e Spagna si dichiarano favorevoli al progetto Italia-Libia per contrastare l’immigrazione e cercare di risolvere il problema. Un vertice, questo di Parigi, che segna una svolta fino a qualche mese addietro impensabile, vista la posizione dei principali Paesi UE a scaricare tutta la responsabilità dell’accoglienza dei fuggitivi proprio sull’Italia.

Serraj, Minniti, Gentiloni

In realtà in materia di accoglienza in Italia probabilmente cambierà poco, perché la soluzione che verrebbe condivisa riguarda l’erogazione di fondi alla Libia, sul cui territorio dovrebbero essere organizzati campi profughi più o meno stabili, e aiuti consistenti ai Paesi di origine dei flussi. In un documento già sottoscritto si esprime la volontà di Germania, Spagna e Francia “a continuare a sostenere l’Italia, in particolare intensificando i ricollocamenti e fornendo il personale necessario a Frontex e all’Ufficio europeo che si occupa della materia dell’asilo (…).

Nel documento si sottolinea la necessità di creare Centri di accoglienza sul modello “hotspot” da aprire in Libia, gestiti dall’Alto commissariato per i rifugiati e dall’Oim dove sia garantito “il rispetto dei diritti dei migranti” che sono stati soccorsi dalla guardia costiera locale. Il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ai microfoni di “Radio Anch’io”, ha affermato: Non credo che la soluzione giusta sia aprire tutti i porti d’Europa. Il problema è che non bisogna fare arrivare i migranti economici in Europa. Bisogna intervenire in Africa, in Libia. Il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che chiede agli Stati e alla commissione Ue di investire 6.5 miliardi di fondi europei non utilizzati per il rimpatrio degli illegali e per affrontare l’emergenza immigrazione immediatamente. Queste risorse possono essere utilizzate anche per i rimpatri collettivi. Si tratta di misure concrete. La Commissione ha deciso di investire in Libia, ma non basta, bisogna fare di più.

Dunque, gira e rigira, è sempre una questione di soldi, se si intende veramente risolvere il “caso migranti”. E lo conferma anche il documento citato che sostiene la creazione di una nuova “cooperazione con i paesi d’origine, per affrontare le cause profonde del flusso migratorio, prevenire le partenze, e migliorare la capacità dell’Unione europea di permettere il ritorno dei migranti clandestini nei loro paesi”. Gli interventi per permettere la crescita di questa cooperazione sono vari: l’Ue si doterà “di nuovi strumenti per intensificare e facilitare I ritorni volontari” (in aggiunta a quelli esistenti), ma anche per aiutare a rafforzare l’integrazione socio-economica dei migranti che ritornano nella loro comunità di origine.

Intanto si sta considerando anche la pesante condizione che sta vivendo attualmente la Libia, sulle cui spiagge si è riversata una massa di settecentomila fuggitivi, momentaneamente rimasta bloccata.

 

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