Sicilia nel mirino del terrorismo jihadista?

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L’attentato di Barcellona

di Salvo Barbagallo

 

L’intera Italia viene considerata Paese a rischio attentati, così come nessun Paese europeo oggi può dirsi immune da un potenziale terrorismo jihadista. Ma in questo quadro, non certo sereno, la Sicilia a che “livello” di rischio attentati può (o deve) considerarsi?

Il CARA di Mineo

In queste ultime ore, dopo la feroce strage su La Rambla di Barcellona, in molti hanno fatto notare che la Spagna è stata un obbiettivo messo nel conto in quanto l’Islam nel lontanissimo 711 la conquistò per mano del berbero Tarif Ibn Malik al soldo del governatore arabo del Nord Africa Mūsà ibn Nusayr. La storia del dominio musulmano e dell’affermazione dell’islam in terra iberica è lunga otto secoli, fino alla cacciata dei moriscos nel 1492. Manuel Glezher , in un articolo pubblicato su Limes nel settembre del 2012 che (…) la rapida espansione dell’islam, grazie alla predicazione e alle vittorie militari, è da intendersi come un segno della volontà divina. Forti di questa teoria gli attuali jihadisti si dicono costretti a recuperare tutti quei territori in passato conquistati con il favore di Allāh. Come il dominio spagnolo: lo splendore di al-Andalus, terra un tempo appartenuta all’islam. (…) La compresenza di diverse confessioni religiose segnò la vita quotidiana per tutti gli ottocento anni di durata della dominazione musulmana sulla penisola iberica. La realtà giuridico-sociale finì con l’articolare la popolazione in diversi gruppi, secondo la loro concezione religiosa e in base al fatto che abitassero una zona dominata dai cristiani o dai musulmani (…) La Spagna simboleggia lo splendore perduto del vasto dominio musulmano dei secoli X e XI, e stando all’interpretazione di alcune correnti jihadiste il recupero di una terra che un tempo apparteneva all’islam è una priorità strategica (…).

Conquista della Sicilia

Vale la pena rileggere interamente l’articolo di Manuel Glezher poiché molte sue connotazioni valgono anche per la Sicilia, che ha subito una “conquista araba”.

Il dominio islamico sulla Sicilia (iqilliyya) iniziò a partire dallo sbarco a Capo Granitola presso Mazara del Vallo nell’827 e terminò con la caduta di Noto nel 1091. Il periodo di dominazione islamica della Sicilia, dall’827 al 1072, può essere suddiviso in tre parti: la prima quando (827-910) la Sicilia aveva un governatore nominato dall’emiro aghlabide di Qayrawan; la seconda (910-948) durante la quale i governanti erano fatimidi; la terza, (948-1019) l’epoca dei Kalbiti: una dinastia sciita-ismailita voluta dall’Imam fatimide, che finì col governare in modo autonomo l’Isola, da vero e proprio emirato. Dopo questa data vi furono tre Emirati indipendenti: Mazara del Vallo (emiro ʿAbd Allāh ibn Mankūt), Siracusa (emiro Ibn al-Thumna), Enna (Ibn al-Ḥawwās)[

L’assedio di Messina

È storia dimenticata, è storia non ricordata volutamente quella della Sicilia, e oggi questa perdita di memoria potrebbe mostrare tutti i suoi lati negativi, registrando quando accade in altri Paesi, registrando come l’Isola si sia trasformata in un pericoloso contenitore di disperati migranti fatti sbarcare nei porti siciliani e ospitati nei tanti Centri d’accoglienza sparsi sul territorio.

Il Cara di Mineo

In Italia “l’attenzione rimane altissima”, ma “il livello della minaccia non cambia”. È quanto emerso al termine della riunione del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo convocata al Viminale dal ministro Marco Minniti dopo i fatti di Barcellona. Il ministro dell’Interno ha chiesto di tenere elevato il livello di vigilanza, rafforzando sul territorio le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi ritenuti più a rischio.

In più circostanze abbiamo espresso la nostra opinione in merito alla “situazione Siciliana” e non vorremmo anche adesso ripetere le stesse cose. È sufficiente (per il momento) riproporre quanto pubblicato il 22 febbraio di due anni addietro…


Chi difende la Sicilia dall’Isis e dalla politica?

22 febbraio 2015

 

Riportiamo (e commentiamo dopo) l’articolo “Chi difende la Sicilia dall’Isis e dalla politica” postato da Luigi Asero su “Sapere-Italia venerdì scorso, 20 febbraio 2015

 

di Luigi Asero

Chi difende la Sicilia dall’Isis e dalla politica? L’avamposto dell’Europa contro l’Isis nel bacino Mediterraneo è certamente la Sicilia. Per una serie di motivazioni, in primis geografiche. Eppure sembra che di questo in pochi si siano accorti. O forse a pochi interessa accorgersi. Compresi i siciliani stessi.

L’allarme è reale; dato da mesi dai cosiddetti “catastrofisti” o “complottisti” che con la serie di annunci dati dal Califfato hanno ora ragione di non esser più considerati tali ma d’aver affermato la pura e semplice realtà. Eppure appariva chiaro che lo fosse già mesi fa un pericolo reale, quando anche il siculo ministro degli Interni, Angelino Alfano, pareva non conoscere il rischio e sosteneva la sua insussistenza. Ieri, giovedì 19 febbraio, incalza l’Onu affermando che “bisogna far presto la Libia è vicina“. Già, bene. Sette in geografia.

E passiamo avanti. O indietro. Da Roma (quella Roma di cui l’Isis si è detta “a sud di…“) a Palermo dove il governatore Rosario Crocetta, anch’egli siculo, è impegnato a intestarsi ogni improbabile battaglia (a quando quella sulle formiche nane violacee?) e ad accusare chiunque provi ad accennare un “non capisco” con l’epiteto di “mafioso”, epiteto del quale nessuno ha ritenuto opportuno querelarlo, ma forse sarebbe il caso di cominciare a pensarci. Ecco… una battaglia ancora non si è intestata, anzi come fa notare il quotidiano online LiveSicilia non ha detto proprio una parola. Come se l’Isis non esistesse o almeno, come se la Libia -da Palermo- fosse più distante che da Roma. Se così fosse in geografia preferiremmo attribuirgli un “non classificato”, tanto per non prenderci la denuncia d’esser mafiosi anche noi.

Poi abbiamo il governo nazionale, rappresentato non soltanto dal siculo Alfano ma anche dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che tentenna tra un “intervento immediato” e un “soluzione politica essenziale”, dopo le sicure telefonate del premier Matteo Renzi che si è preparato a rottamare tutto. Ma la Libia no, dell’Isis non gli avevano detto nulla e così, forse, attende istruzioni. Tentennante, tanto tentennante da far pensare al comune cittadino “in che mani siamo?”.

La palla da Roma rimbalza all’Onu, che come al solito prende tempo. Lo prende perché l’Onu è così, un organismo internazionale che dovendo tutelare la pace nel mondo prende tempo in attesa di quanto deciso dagli USA. Unici veri artefici dell’Onu e del suo funzionamento. Nei fatti almeno…

La Sicilia, avamposto territoriale verso la Libia, base di droni e marines americani nel Mediterraneo con le sue basi di Sigonella e di Trapani, con le numerose (27 sembrerebbe) installazioni della US Navy sul territorio, con i suoi tesori nascosti e visibili è dunque abbandonata a sé stessa?

Chi difende la Sicilia dall’Isis e dalla politica?

E poi ci sarebbe il cittadino comune, che non comprende da chi deve difendersi e da chi sentirsi tutelato. E forse, vista la “statura” dei personaggi in campo, forse -dicevamo- è meglio così…

L’unica arma, purtroppo, che si può usare nel tentativo di “difenderci” dai politici di casa nostra e…dall’Isis è l’ironia. Che significa? Ci ridiamo sopra e ce ne freghiamo? Ci dispiace ammetterlo, ma in situazioni come quelle che si tutti stiamo vivendo oggi, al cosiddetto “cittadino qualunque” non resta altro. Badiamo bene, neanche il “cittadino qualunque” ha giustificazioni per la sua perenne inerzia, quindi perché prendersela con i politici o…con l’Isis? Se guardiamo i giornali, anche superficialmente, notiamo che c’è sempre un obbiettivo costante: l’ex Cavaliere Berlusconi. Ovviamente al “cittadino qualunque” fa più colpo la notizia che le “olgettine” vogliono parlare delle loro esperienze che non pensare alle armi chimiche di distruzione di massa in mano agli jihadisti. Fin quando una qualunque cosa non ci colpisce direttamente, tutto rimane lontano ed estraneo. La Sicilia è stata da tempo immemorabile “avamposto”…di altri: se la Sicilia, geograficamente parlando, si trova dove si trova non è merito, né demerito dei Siciliani. La condizione “passiva” che hanno vissuto e vivono i Siciliani ne è la conseguenza più appariscente. L’attuale presidente della Regione, Crocetta, è un “prodotto” marca “Trinacria”, così come i parlamentari (ministri e Capo di Stato, e chi più ne ha più ne metta) sono il frutto di alchimie che, in ogni modo, dalla Sicilia nascono. Il vittimismo non serve, prendere tutto a ridere, forse…

Salvo Barbagallo

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