La Sicilia può rinascere… nel segno e nel sogno della bellezza

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di Giuseppe Stefano Proiti

“È un’estate politica arida, senza alcun progetto politico” (Avv. Nello Pogliese, La Sicilia, 17/08/2017).Si esprime senza mezzi termini nel primo giornale dell’Isola, l’ill.mo penalista catanese, tracciando la nosografia di una “malattia politica”, così veritiera e capillare da lasciarci senza parole. Ma sullo scrittore incombe l’obbligo morale di illustrare con le giuste parole … il racconto, quanto più aderente alla realtà e confacente al sogno.
Così, passato il Ferragosto, la politica prova inutilmente a fare i suoi “calcoli”, a riassettarsi con “geometrie” assurde. E alla fine, si torna sempre al punto di partenza, ponendo ai sempre più “sfiduciati” fantomatici elettori i soliti interrogativi, o meglio, il solito dilemma: chi saranno i candidati alla prossima Presidenza della Regione siciliana?
Beh … beh … beh … “ci ritroviamo in alto mare” … canterebbe a squarciagola, senza tutti i torti, la star Loredana Bertè. Quello che finora emerge con evidenza è il quadro di un frammentarismo disarmante.
E da tutte le “parti” si sa bene che la Sicilia è il laboratorio sperimentale politico per eccellenza: tutto quello che accadrà nei prossimi mesi avrà ripercussioni determinanti anche a livello nazionale.
Per nulla riuscita l’operazione di riunificazione di tutto il centrodestra auspicata da Silvio BerlusconiAlfano è come una pallina pazza che rimbalza a destra e a manca – le cose si complicano anche “altrove”.
Dopo i flop dei “pentastellati” nella gestione amministrativa di oltre dieci Comuni siciliani, ormai è dilagante anche il fenomeno “Parentopoli a 5 Stelle”, dove mogli, figli e figliastri portaborse fanno a cazzotti per conquistare poltrone da sudditi sotto il vessillo “Beppe Grillo”.
Senza dubbio dispiace apprendere questo da parte di chi fa dell’anti-casta il proprio cavallo di battaglia. La selezione della classe dirigente da candidare dovrebbe in primo luogo avere come criterio discretivo il merito e non l’opportunismo. Adesso i Cinque Stelle sembrano agire con lo stesso “metodo fideistico” dei clan: “Non c’interessa chi tu sei, l’importante che sei con noi, a vita”.
A questo qualunquismo nepotistico bramoso di potere, che fa paura, si aggiunge quella solita scena crepacuore da documentario della savana: la Sicilia … come una zebra assetata in riva al fiume, senza via di scampo. Arriva dall’alto il “leone” Alessandro Baccei (commissario della Regione siciliana per conto di Renzi) che oltre a scannare il Bilancio regionale, si sbrana pure la “figurina” del presidente Rosario Crocetta. Una bella metafora – si fa per dire – è anche quella pubblicata da I Nuovi Vespri :
“Se oggi il Bilancio della Regione siciliana targato Baccei somiglia ai sommergibili che Mussolini mostrava a Hitler (sempre gli stessi sommergibili che venivano riverniciati e ripresentati in luoghi diversi, così come i fondi per coprire otto o dieci poste del Bilancio regionale sono sempre le stesse somme che Baccei, come un consumato prestigiatore, fa comparire di qua e di là), ebbene, il ‘merito’ è dello stesso Baccei, che ha svuotato le ‘casse’ regionali per foraggiare le clientele romane di Renzi.

Se la cosa va bene agli ascari del PD siciliano e, in generale, del centrosinistra che è maggioranza all’Assemblea regionale siciliana, non va bene, invece, ai giudici della Corte dei Conti, che alla fine – sembra incredibile! – si sono sostituiti agli ascari per difendere la Sicilia”.

E come se non bastassero gli affilati “canini” del feroce Baccei, su questa carne ancora tremante di “zebra” in decomposizione, si scaraventano pure le “iene” di Forza Italia, che nel clima distratto delle vacanze estive, sostengono, assieme ad Partito Democratico, il CETA, l’indecente accordo commerciale internazionale tra UE e Canada che metterà in ginocchio l’agricoltura italiana e soprattutto la produzione di grano duro del Sud Italia.
Siamo alle solite: è tutto un pappa e ciccia dietro “le quinte” tra Berlusconi e Renzi, supini camerieri dei forti poteri che muovono le fila dell’Unione Europea, da Strasburgo a Bruxelles, da Roma fino alla martoriata Sicilia.
Alla luce di queste constatazioni, non suonerà certo come retorica riproporre la stessa cartolina di due anni fa che “parla” del Sud non come il “mezzo-giorno”, ma come la “mezza-notte” d’Italia!
Sorge spontanea la domanda: dov’è il Sud? E’ forse sparito? Dov’è il Sud? Che peccato … gli squali se lo son divorato!

Il mio “Albero della Vita” non è fatto di luci e artifici (che Renzi ha fatto pagare agli italiani ben 170 milioni di euro), ma è quello straordinario Reliquiario di Lucignano (alto circa 3 metri, che si ispira all’iconografia francescana del “Lignum vitae”). Quel motivo fitomorfo, è stato per me la vera essenza dell’Expo: un “albero” ricco di storia, di metafore ricche di vita, di spirito e di “frutti” come la virtù. Un componimento mistico in campo artistico oltre che teologico e letterario.

Allora, in questo deserto satollo d’ingordigia, potrebbe ricevere linfa per quel particolare “Albero della Vita”, che venne alla luce in un momento critico della storia della Repubblica italiana: lo scorso 4 dicembre, quando l’ex premier Renzi, attraverso il referendum, tentava di stravolgere dalle fondamenta il nostro sistema democratico, i più grandi principi e le garanzie costituzionali che avevano conquistato col sudore e col sangue i nostri Padri costituenti.
Ma non c’è riuscito. La vittoria del “no” alla riforma è stata schiacciante, anche in virtù di una massiccia campagna informativa capeggiata dal prof. Sgarbi e dal costituzionalista Michele Ainis (con il loro libro “La Costituzione e la Bellezza”, vincitore del «Premio Nazionale di Cultura Benedetto Croce 2017», sezione saggistica) che è stata oltremodo determinante nell’orientamento alle urne.
Da quel momento si è avuta la percezione che si era davvero agito a livello morale: qualcosa nelle giovani e anziane coscienze italiane iniziava a cambiare. Fino al punto in cui, l’1 febbraio 2017, il presidente Sgarbi ha ufficializzato il simbolo – nello studio del notaio Mario De Simone, a Forlì – di una creazione assolutamente vergine nel panorama politico italiano, chiamata “Rinascimento”. Ma il professore, ha sempre avuto piena consapevolezza che “L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna …”, e seguendo il forte richiamo di quelle parole scolpite nel cuore e nell’anima di J.W.Goethe (“Viaggio in Italia”, 1817), il 13/06/2017 torna nella “Terra del sole”, acclamato da un mare di gente sorridente. “In questa giornata memorabile sento che potrei rinascere. Con stupore, debbo affermare che sono rimasto colpito da tanta attenzione e umanità nei miei confronti, per cui sono orgogliosamente cittadino di Calascibetta. Mi auguro che questa residenza duri a lungo e sia fruttuosa anche oltre queste mura, perché attiva la mia potenzialità di candidato alla Presidenza della Regione siciliana, come ho inaspettatamente dichiarato al Teatro comunale di Enna, alcuni mesi fa, nel buio della notte, alla fine del mio spettacolo “Caravaggio: dall’ombra alla luce” “.
Arriviamo alle ultime: sabato scorso il nuovo annuncio tramite un video sulla sua seguitissima pagina Facebook: “Ci vuole coraggio, ma non è escluso – come ho detto pubblicamente in precedenza – che io partecipi alle prossime elezioni regionali in Sicilia, correndo da solo. Le alleanze non sono cosa nostra. Non ne posso più di destra, di sinistra, di 5 stelle. Ebbene, ne vedremo delle belle: candidato Presidente per la lista “Rinascimento” potrà essere Vittorio Sgarbi. La Sicilia merita attenzione, amore, intelligenza, cultura, e non vecchi e nuovi barbari. L’isola vuole gli Dei”.

Dunque, solo se guardiamo in basso, vediamo, nel bel mezzo di quest’asfittica estate, tutte le forze politiche affondare nell’assoluto torpore, ma se proviamo ad alzare lo sguardo, potremmo finalmente allargare i polmoni, potremmo finalmente bere con entrambe le mani “quell’acqua azzurra” di Paola Felice: “Certe cose le senti, sottopelle, che ti sussurrano all’orecchio, che ti tirano per la giacca, che ti consigliano sempre nel modo giusto. Non esiste amica più sincera della sensazione”.
In quest’interminabile silenzio in riva al mare, la spuma di un’onda bianca potrebbe improvvisamente arrivare: “Si cambia di colpo, non è vero che ci vuole tempo. Si cambia di colpo o non si cambia più. Perché arriva il giorno perfetto in cui se hai coraggio ti ritrovi a cambiare pelle e smetti di portarti addosso tutti gli strati morti di una vita” ( Massimo Bisotti, “Il quadro mai dipinto” ).
Quello che, in effetti, si avverte tra la gente, è il fermento di un grande cambiamento, come il mosto sotto gli acini pestati dell’uva. Si potrebbe brindare, e ci si potrebbe ubriacare … di un vino buono!
“E’ come un lungo sonno dentro cui ci si confonde tra realtà e fantasia” … ma forse un uomo … forse Bacco … per la Sicilia … esiste. E potrebbe essere chiamato a dipingere quel “Quadro mai dipinto” di nome Sicilia!

Opera di Francesca Privitera 

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