La Sicilia delle connivenze e delle complicità

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di Salvo Barbagallo

 

Per tante, tante cose, le castagne dal fuoco le tira fuori la Sicilia.

Sicilia (da sempre) “laboratorio politico” (e non solo) per le strategie da applicare, poi, sul piano nazionale e internazionale.

Sicilia “banco di prova” per accordi (politici, economici, militari) palesi e sotterranei che, in un modo o in altro, possono influire sugli assetti nazionali e internazionali.

Sicilia “porta d’Europa” programmata (?) per il passaggio (?) e la residenza stabile (più o meno) occulta dei migranti.

Sicilia “punto d’origine” di scandali che difficilmente raggiungono la Capitale (Roma NO Mafia-Capitale!).

Sicilia “porto franco” non “riconosciuto” ma “praticato” di interessi variegati (?) spesso (sempre!) non confessabili.

Sicilia “location ideale” per le “trattative” Stato (?)/criminalità (?) organizzata (e non).

Sicilia “culla” di magistrati coraggiosi da (prima o poi) eliminare necessariamente (in un modo o in un altro).

Sicilia “terra strategica” occupata militarmente da forze armate straniere (made in USA) nella (non) consapevolezza adeguata degli stessi Siciliani, ma nella cosciente connivenza di chi la Sicilia ha governato in precedenza e da chi la governa ora.

Sicilia dalle “grandi risorse” rapinate dagli altri.

Sicilia….quante altre “cose” possono aggiungersi? Tante, tante altre, tante da poterne fare “voci” di una enciclopedia a più volumi.

Tutto ruota attorno alla Sicilia “caput mundi”? Indubbiamente NO: tutto ruota attorno alla Sicilia quale “ventre molle” dove può penetrare tutto, quale “spugna” che assorbe qualunque cosa.

Sicilia, uno “spreco” costante per i Siciliani, a causa dell’inerzia degli stessi Siciliani, inerzia provocata e programmata da menti raffinate aliene all’Isola, con la compiacenza interessata di chi l’ha governata dal dopoguerra ad oggi.

Lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua ha scritto qualche settimana addietro (21 luglio) sul quotidiano La Stampa: (…) ho tentato con un misto di caparbietà e di ingenuità, di persuadere i siciliani (e forse, tramite loro, tutti gli italiani) di trasformare la Sicilia in una sorta di «Bruxelles» mediterranea. Come infatti Bruxelles, e in una certa misura anche Strasburgo, rappresentano il cuore dell’identità europea, così la Sicilia potrebbe essere il luogo adatto a forgiare e a valorizzare un’identità mediterranea per i popoli che ne abitano le sponde (…).

Proposito entusiasmante, quello di Abraham B. Yehoshua, anche se non brilla (affettuosamente parlando) di “originalità”: altri, in tempi precedenti, in tempi “possibili”, hanno presentato questa visione prospettica della Sicilia e della praticabile mission della quale avrebbe potuto farsi carico. Una mission naturale per la Sicilia che, però, agli “altri” non conviene venga mai portata a compimento: la Sicilia serve, è utile così come è: il porto franco dove non solo possono approdare, ma soprattutto possono “stazionare”, tutte le navi cariche di interessi che devono giocarsi al di fuori delle zone d’origine.

Quanti interrogativi possono porsi sullo status della Sicilia? Inutile porsi interrogativi che, si è consapevoli, non avranno mai risposte. Teorie dei complotti? No, di certo: semplice realtà della molteplicità di interessi che in Sicilia si continuano a giocare fra fazioni a volte opposte che, alla fine, trovano momenti d’incontro.

La Sicilia dei “misteri”? NO, soltanto la Sicilia delle “cose” che non si “vogliono” vedere e ammettere che esistano.

La Sicilia delle “responsabilità”? Sicuro, delle “responsabilità” di chi ha governato, di chi governa e di chi governerà la Regione e gli Enti locali.

La Sicilia, Terra/madre delle connivenze e delle complicità… più o meno occulte.

 

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