La politica degli “scioglimenti anticipati”: Lea Savona e la verità sul comune di Corleone

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di Giuseppe Stefano Proiti

Ho passato una giornata nella rabbia. Quella di ieri, 12 agosto, è una data infernale che per me non dovrebbe mai arrivare: mi ricorda quel fatto assurdo della dimissione dall’ufficio di sindaco, decisa a mio discapito in Consiglio dei Ministri il 10 agosto 2016, decretando lo scioglimento anticipato del comune di Corleone per presunte infiltrazioni mafiose“.

Ebbene, a distanza di pochi giorni dall’altrettanto incomprensibile sfiducia votata dai consiglieri del comune di Licata avverso il sindaco “anti-abusivismo” Angelo Cambiano, non possono che riaccendersi i riflettori sulla vicenda dell’ex sindaco di Corleone.

L’ex sindaco Lea Savona presso il Museo Diocesano di Catania, ritira il “Premio Livatino-Saetta-Costa 2017”.
Nella foto con il questore di Napoli, dott. Guido Marino, il colonnello dei Ros dott. Angelo Jannone, il giudice Nicola Mazzamuto, capo della DIA

Tuonano ancora oggi quelle lapidarie parole pronunciate dalla dott.ssa Leoluchina Savona al Museo Diocesano di Catania, il 7 aprile 2017, durante la conferenza stampa della  XXIII  edizione del “Premio Livatino-Saetta-Costa”.

Sono stata eletta democraticamente l’8 maggio del 2012 a sindaco di Corleone ed ingiustamente dimissionato il 12/08/2016. Dichiaro di aver operato all’insegna della legalità, nella trasparenza quotidiana per affermare i principi e i valori assoluti di una città azzerata dai mafiosi, dai poteri oscuri, dalla mala politica, che hanno sempre tentato di annullare i sacrifici di chi ha perso la vita per garantire onore e dignità. 
Ho vissuto a Corleone ed ho distinto gli onesti da coloro che si sono posti consapevolmente al di là della legge. Ho sempre vissuto lottando contro il pensare e l’agire mafiosi.
Non ho tirato giacche a politici, ad uomini in carriera, ad imprenditori malsani. Non sono mai scesa a compromessi con chicchessia per agevolare altri. Ho dunque la consapevolezza di aver scelto la via giusta: il mio credo è l’abnegazione per il perseguimento del bene altrui, rinunciando ai privilegi. Ho servito il mio paese Corleone per vent’anni – come consigliere comunale, come assessore, ed infine come sindaco – sforzandomi di fare e dare il meglio, ma sono stata lasciata sola, ricevendo attacchi politici e personali.
Sapevo di essere un soggetto scomodo perché difficile da pilotare, seria nei rapporti istituzionali, promotrice di una politica del risparmio e dello stimolo alla crescita. Ribadisco l’insofferenza e la rabbia per essere stata oggetto di ignobili e meschini complotti che hanno causato lo scioglimento, proprio quando si concretizzava la lotta al malaffare. Chiedo che venga conosciuta la verità sui fatti ed è per questo che con il mio legale difensore, andremo avanti in tutte le sedi a ciò preposte“.

L’ex sindaco di Corleone Lea Savona presso il carcere di Bicocca, premiata nel 2016 dall’avv.to Giovanni Magrì e dal prof. Attilio Cavallaro (Presidente del Comitato Spontaneo Antimafia “Livatino – Saetta – Costa”)

Non ha nessuna intenzione di fermarsi l’avvocato Giovanni Magrì che dal clima sobrio ed austero del Museo Diocesano, gettava benzina sul fuoco della Savona: “La mia assistita, nel suo lungo incedere anti-mafia, ha sempre fatto della legalità il suo fine di vita e ciò la onora. E’ stata ingiustamente ed infondatamente tacciata per “mafiosa”. Nulla di più falso. Parto dal convincimento che chi è veramente onesto va difeso sempre e a tutti i costi. Non ho per il momento percorso la via giurisdizionale per le risapute lungaggini burocratiche che questa scelta avrebbe comportato. Io voglio che si arrivi alla verità quanto prima possibile.
Dopo essere stato ignorato dal Presidente della Commissione Antimafia Sicilia – Nello Musumeci – ho deciso di scrivere alla Commissione Nazionale Antimafia, per ottenere la giusta audizione della mia cliente e dimostrare la Sua totale innocenza giudiziaria ed estraneità politico/amministrativa dalle ingiuste e vergognose accuse di “sospetti” mossegli proprio da Palermo“.
In questi mesi il silenzio ha regnato sovrano, mentre Corleone lentamente muore nel suo storico muro di omertà e sotto i roghi degli incendi dolosi, facendoci rivivere quelle attese disastrose che bruciano nelle pagine di Tito Livio: <<Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur>>, ovvero, <<Frattanto a Roma si discute, Sagunto viene espugnata >> (Tito Livio, “Storie”, XXI, 7, 1).
Ma l’illustre Magrì si dichiara fiducioso di ricevere in tempi brevi la convocazione in Commissione Bilaterale Antimafia a Roma.

A questo punto si ritiene opportuno far luce sull’intricata vicenda, porgendo due domande secche agli interessati.

– Avvocato Giovanni Magrì, se è vero che la legge è la spina dorsale di uno Stato di Diritto (quale è o dovrebbe essere il nostro) perché, come si legge dagli atti, si è arrivato allo scioglimento del suddetto comune, puntando solo e soltanto sulla parola “sospetto”? <<Due indizi, non fanno una prova>> … ma il problema è che qui sembrerebbe non sussistere neanche l’ombra di un indizio. L’ex sindaco ha dimostrato di operare alla luce del sole.

È vero, la parola fondamentale che emerge in questo manoscritto è “sospetto”, ma di cosa? Quest’atto nasce da un convincimento radicato da accertamenti fatti dagli organi di polizia giudiziaria (carabinieri e finanza), che hanno relazionato su una situazione nebulosa riguardo l’attività politica della dott.ssa Lea Savona effettuata presso il comune di Corleone. A tal uopo è scaturita una relazione corposa da parte di Sua eccellenza (il prefetto di Palermo) che ha successivamente inoltrato il tutto alle competenze del ministro dell’interno, on. Angelino Alfano. Quest’ultimo ha riassunto in tre pagine e mezzo le contestazioni, esattamente in 22 punti, precisando cosa non è andato in porto nell’attività politica e amministrativa del comune di Corleone.
Lea Savona già sapeva fin dai tempi non sospetti della sua candidatura di dover salire la china da sola, ma senza demordere, facendo affidamento alle sue forze e alla sua fede cristiana fortissima, ha riscosso un successo clamoroso. Come profilo legale posso dire che stiamo preparando un comparto documentale che serve a fugare ogni dubbio su questo scioglimento. Siamo, come dicevi, in uno Stato di Diritto, ed il solo sospetto se non è provato non ha alcun fondamento giuridico. Quando finalmente ci sarà concessa la possibilità di andare nelle sedi istituzionali prescritte, contesteremo con la dovuta forza e confuteremo con ogni certezza che la situazione prospettata non è come si vorrebbe far credere. E’ fin troppo semplice liquidare un ottimo amministratore approfittando del dato più sporco che purtroppo ha reso Corleone famosa nel mondo. Essere cittadini di Corleone non può e non deve significare essere condannati a questo “marchio” d’infamia nei secoli dei secoli. Lotterò fino alla fine affinché l’ex sindaco venga reintegrata nel suo ufficio. Corleone è una città splendida e merita di certo una persona come Lea Savona. L’Italia è la culla della legalità e del diritto. Son certo che proprio dalla bistrattata Sicilia, grazie a tantissimi uomini e donne coraggiosi, partirà presto questa potente istanza di cambiamento.

– Dott.ssa Lea Savona, la sua vittoria è stata “eclatante” al punto da dare fastidio. Quali sono le motivazioni per cui ritiene di essere stata ingiustamente dimissionata dalla carica di sindaco, e quali sono precisamente le parti del decreto ministeriale – firmato dal ministro dell’interno Angelino Alfano – che contesta?

– Quando l’avvocato usa la parola “eclatante” non si riferisce al numero dei voti che ho riscosso. La mia vittoria – con uno scarto di soli 19 voti –  è stata “eclatante” perché ho vinto io al posto del “prescelto”. Già a partire dal giorno in cui mi sono insediata il mio avversario mi ha giurato vendetta. Sono stata vittima di un accanimento politico che si è perpetrato per 4 anni e mezzo. Poiché sapevano della mia “indomabilità”, c’era la seria possibilità che io riuscissi a concludere il mandato fino alla scadenza, e che dunque saremmo arrivati alle elezioni del maggio 2017. A fronte delle continue richieste di dimissioni che mi venivano rivolte io opponevo sempre la mia intransigenza, la mia trasparenza, la mia concreta operatività politico amministrativa. Non c’era altra via, allora, da parte “dell’altra politica” connivente con altri tipi di potere, che farmi fuori con un decreto ministeriale di scioglimento del consiglio comunale. E’ stato davvero difficile resistere a tutta quella montagna di fango mediatico che mi hanno gettato.
Dalla mia parte non ho avuto una stampa né clemente né giusta. Nessuno ha mai parlato del fatto che ho intitolato le strade alle vittime di mafia, che all’anniversario del ventennale della cattura di Totò Riina ho invitato a Corleone tutte le famiglie delle vittime, consegnando loro le chiavi della città. Nessuno ha mai parlato della mia presentazione del libro “Noi, gli uomini di Falcone” del generale Angiolo Pellegrini.
Io la lotta alla mafia l’ho fatta in ogni mia azione della quotidianità, mantenendo le distanze da tutte quelle “zone” nere o grigie che mi potessero inficiare.
Mi sono state mosse le accuse più ignobili. In un atto del decreto si legge che in data 27 maggio nella mia città io abbia fatto l’inchino e uno scambio di bacio mafioso. Ma dal 27 maggio al 4 giugno Ninetta Bagarella si trovava al nord Italia da suo marito e suo figlio, non a Corleone.
E’ stato addirittura detto che io fossi un’imprenditrice. Non c’è nulla che mi si attesti che io abbia una società lecita o illecita, cosa che invece ha il mio avversario. Egli ebbe pure a dichiarare in sede di consiglio comunale, che quando fu vittima dell’attentato incendiario del suo escavatore il mandante era colei che stava dall’altra parte politica. Dalle risultanze investigative è poi emerso che i mandanti erano di natura diversa, dal momento che questa stessa persona aveva una società di fatto con un imprenditore vicino alle consorterie mafiose.
Cosa voglio dire? Che codesto avversario politico, così come la quasi totalità dei consiglieri e dei membri della giunta, sono tutte persone che negli ultimi vent’anni hanno amministrato Corleone.
Come mai – e qui arriviamo al nocciolo della questione – non è stato sciolto il consiglio comunale quando vi era il potere ingombrante di Vito Ciancimino, di Michele Navarra, di tutti coloro che si sono riempiti la bocca di legalità e poi invece stringevano affari con le consorterie mafiose e con i poteri oscuri?
Giusto “oggi” hanno trovato il capro espiatorio, poiché non sono stata il burattino nelle mani di nessuno?
Ecco spiegati in breve i motivi per cui fin dal principio non sono stata gradita. Avevano forse a cuore qualcuno su cui poter contare per la creazione di losche cooperative edilizie, per far sorgere un losco ministero dei servizi sociali, per far crescere certe società illecite.
Con la mia sindacatura tutto questo non è stato possibile, ho fatto volare alto il valore dell’onesta e della dignità, ma mi rendo conto questi concetti non interessavano a nessuno degli amministratori. Purtroppo risulta facile intuire che certi “pezzi di Stato” hanno del marcio, anche ai livelli istituzionali più alti.

– Il proverbio recita: “Ai posteri l’ardua sentenza”, ma la dottoressa sembra dire: “Io non ci sto”! Alla luce di quanto esposto, crede ancora di poter vincere la sua battaglia della legalità?

– Si, io ci credo ancora. Al fianco del mio avvocato, stiamo conducendo con le preghiere della Corleone “pulita”, una crociata che possa restituire la bella immagine e il lustro che merita questo comune italiano. Per il futuro non ci devono essere “zone grigie”. Ci tengo a precisare che quel tipo di società che ha macchiato il buon nome di Corleone e che ha generato questo cancro difficile da estirpare è solo l’1%. L’altro 99% dei corleonesi sono cittadini onesti che rifiutano qualsiasi tipo di incontri o attinenze con i mafiosi.

Con queste parole piene di “speme”, l’ex sindaco di Corleone Lea Savona chiude la sua intervista.

Giuseppe Proiti Le augura di poter realizzare il suo ideale di vita, ringraziandola per quello che ha fatto e continuerà a fare per tutti i cittadini onesti.
Più che mai, di questi tempi, vi è necessità soprattutto per le ultime generazioni, di guardare a quelle figure che hanno attuato grandissime leve di pensiero e capacità di azione, che hanno lasciato un bagaglio enorme di valori e di moralità nella storia d’Italia. Potrebbero citarsi statisti del calibro di Aldo Moro, Antonio Gramsci, Don Luigi Sturzo, Giorgio Almirante, Luigi Einaudi, Marco Biagi e tanti altri. Ma valga per tutti l’insegnamento donatoci da “padre” Pertini, che dovrebbe rimanere scolpito per sempre nelle nostre coscienze:

“I giovani non hanno bisogno di prediche: i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”. (Sandro Pertini, 7° Presidente della Repubblica Italiana)

 

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One Thought to “La politica degli “scioglimenti anticipati”: Lea Savona e la verità sul comune di Corleone”

  1. avvgmagri

    Leggo con soddisfazione l’articolo strutturato dal Dr. Giuseppe Proiti.-
    La preoccupazione che investe il sottoscritto e la mia assistita è quella di tenere sempre alta la attenzione sulla vicenda “Corleone”.-
    I riflettori debbono rimanere sempre accesi su di una città che merita onore e riscatto.-
    La Sindaca nulla ha fatto se non il proprio dovere di cristiana e di donna, che dell’antimafia ha fatto sempre il proprio punto di riferimento.-
    Si è cercato in modo subdolo di colpire la figura della Savona, soprattutto non quella politica, ma quella privata e li hanno sbagliato.-
    Se si è capaci di criticare costruttivamente, lo si faccia, ma quando si attacca, sparando, come si dice, sulla Croce Rossa, allora c’è qualcosa che non va.-
    Il coraggio della verità fa male, ma solo a chi è nel pieno torto.-

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