Brucia la Sicilia delle false emergenze

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di Luigi Asero

 

Emergenza criminalità, emergenza strade, emergenza migranti, emergenza ghiaccio, emergenza caldo. Periodicamente qualche “emergenza” coglie alla sprovvista i siciliani e quanti li governano. Emergenze che per loro natura tali non dovrebbero essere. Ma che tali invece diventano. Per incapacità, per negligenza, per imperizia, per malgoverno, per sicilianitudine…

L’emergenza di questi ultimi giorni è, come ogni estate, l’emergenza “caldo”, cioè una falsa emergenza essendo normale che in estate ci sia caldo. “Emergenza caldo” aggravata nella giornata di ieri dai forti venti di maestrale. Malgrado tutto vigili del fuoco e forestale, dopo 40 ore, sono riusciti a domare le fiamme che a Chiaramonte Gulfi hanno provocato immensi danni e la vera e propria carbonizzazione di intere mandrie di bestiame. Distrutti 150 ettari di terreni, uccisi centinaia di capi di bestiame, danneggiate gravemente varie aziende agricole e zootecniche, paura per gli abitanti della zona, rabbia per l’ennesima emergenza che ci coglie di sorpresa quando basterebbe poco per evitare che ciò accada. Tutto ciò pochi giorni dopo i gravi danni fatti nella zona di Erice sempre dal fuoco, tutto ciò mentre ieri bruciava da Belpasso a Nicolosi, da Letojanni a Taormina.

Le fiamme hanno in quest’ultimo caso lambito l’autostrada A18 invadendone con fumo acre le due carreggiate e costringendo alcuni automobilisti a invertire il senso di marcia, creando così le pre-condizioni per un disastro autostradale che fortunatamente non è avvenuto, anche e soprattutto grazie al prontissimo intervento della Polizia Stradale che ha chiuso alla circolazione fra i caselli di Roccalumera e Giardini Naxos.

Diversi altri gli incendi in tutto il territorio siciliano da Palagonia a Grammichele, da Tindari a Palermo, da Catania a Caltagirone.

Ora bisogna comprendere il significato delle parole. “Emergenza” significa, in questa accezione, “circostanza, situazione critica, di grave pericolo, caratterizzata dalla assoluta imprevedibilità”.

La Sicilia quindi soffre di una serie di eventi che tutto hanno tranne il carattere dell’imprevedibilità. Perché è normale che in inverno possa formarsi ghiaccio sulle strade (e manca il sale), come è normale che in assenza di manutenzione del verde e con le altissime ‘trinacriote’ temperature si possa andare incontro a incendi, certamente spesso di natura dolosa (quasi sempre) ma ben aiutati dalle gravi carenze di programmazione. Allora la domanda è: di cosa si arrabbia il governatore Rosario Crocetta (l’urlatore) quando, due giorni addietro il capo della Protezione Civile nazionale, Fabrizio Curcio, lo accusa di inadeguatezza rispetto alle strutture regionali di protezione civile?
Curcio parlava a caso? Curcio parlava parzialmente a sproposito, cercando di addossare alla sola Regione la responsabilità della finta emergenza. A Curcio ricordiamo che il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco da anni e anni chiede più uomini e mezzi, che in molte città siciliane il numero di uomini è basso anche rispetto alle situazioni ordinarie, figuriamoci rispetto a una situazione del genere. E si lavora con mezzi vecchi e inadeguati, compreso il fil di ferro in alcuni mezzi a tenere le scale.

Ma il governatore Crocetta, che riferendosi a Curcio urla che “lui non sa come stanno le cose”, dimentica forse che la polemica nasce dal fatto che mezzi del Corpo Forestale (che in Sicilia è regionale) sono rimasti fermi per guasti e spesso per mancanza di carburante. Come accaduto a Erice.

Allora la verità è una: l’unica vera emergenza dei siciliani è essere “gestiti” da un branco di incapaci. E contro questo non c’è scampo. Questa è l’emergenza, non solo estiva.

 

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