USA passano dal New Deal di Roosevelt al Bad Deal oscurantista di Trump

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L’America che guarda al futuro non è quella di Trump, l’Europa continuerà con responsabilità insieme per il futuro del pianeta.

L’America passa dal New Deal di Roosevelt al Bad Deal di Trump: l’uscita dall’accordo di Parigi é segno di una politica oscurantista“. Si esprime con durezza l’eurodeputato Giovanni La Via (Ap\Ppe) – membro della Commissione ambiente, sanità pubblica sicurezza alimentare al Parlamento europeo – nel commentare l’uscita anti-ambientalista di Trump dagli accordi sul clima siglati nel dicembre 2015 a Parigi, basati sull’impegno dei 195 Paesi aderenti verso un piano d’azione globale, inteso ad evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2ºC.
 “Un passo indietro, quello del tycoon, che mette in crisi il suo stesso Paese, e mortifica il lavoro congiunto delle parti che hanno scommesso su un futuro più sano per il nostro Pianeta, rallentando il riscaldamento globale”, dice La Via, che è stato relatore per il Parlamento europeo per l’approvazione dell’accordo e capodelegazione degli eurodeputati ai negoziati di Parigi e Marrakech. “L’approccio scettico e superficiale del neopresidente degli Stati Uniti –aggiunge l’europarlamentare – mira a cancellare quanto fatto dal suo predecessore, che si era speso per contribuire alla causa mondiale, puntando su un’economia a basso impatto ambientale e investendo in innovazione ed energie rinnovabili”.
E non è bastato l’incontro con Papa Francesco, né il confronto con i Leader del G7 a fare cambiare idea al Presidente americano, che è ora sempre più isolato. I leader dei più importanti Paesi che lavorano per rispettare i termini dell’accordo che dovrà ridurre sensibilmente le emissioni di Co2, infatti, promettono di andare avanti a oltranza. Ma lo stesso avviene a casa Trump, negli USA, con i sindaci di New York e Los Angeles in testa alle critiche, seguiti dall’importante scelta della California di proseguire con le politiche anche in caso di ritiro federale. “Non ci faremo derubare dal presidente degli Stati Uniti – dice a chiare lettere La Via – della possibilità di virare verso un’economia sostenibile e ottenere un sensibile miglioramento della qualità dell’aria e della salute del pianeta. E i Cinesi hanno già annunciato di avere la stessa intenzione. Come ribadito durante il G7, in Europa non retrocederemo dal ruolo di guida di questo processo, ma siamo consapevoli che gli stati Uniti rappresentano un player fondamentale. Per evitare la catastrofe climatica Obama si era impegnato a ridurre entro il 2025 i gas a effetto serra del 26- 28% rispetto ai livelli del 2005. L’uscita dall’accordo, considerando che oggi gli Usa sono responsabili di un quinto delle emissioni globali, inciderebbe sull’obiettivo globale“, spiega.
E avverte: “Si tratta di un annuncio non seguito da immediati fatti concreti, perché la richiesta non potrà essere notificata prima del 4 novembre 2019, cioè 3 anni dopo dall’entrata in vigore degli accordi, e non potrà avere effetto prima di un altro anno. Insomma a fine 2020, in concomitanza con le prossime elezioni americane“. Di fronte a tale scelta, “tutti gli altri Paesi devono mantenere il senso di responsabilità dimostrato due anni fa agli occhi del mondo”. Conclude La Via: “Vogliamo ripartire con impegno e serietà, per continuare a orientare le sorti climatiche e ambientali del Pianeta, in attesa che questi 4 anni trascorrano al più presto e gli USA possano tornare a bordo dell’accordo, perché l’America che guarda al futuro non é sicuramente l’America di Trump!

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