Terrorismo: c’è sempre chi lo fomenta e chi lo alimenta

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di Salvo Barbagallo

 

Alle radici del terrorismo (quasi) sempre ci sono interessi inconfessabili e patrocinatori (più o meno) occulti. Anche per il (nuovo?) terrorismo di matrice jihadista bisognerebbe andare a ricercare le radici (più o meno) profonde e quindi denunciarne le (vere?) cause che lo hanno originato. Ma questo non conviene (quasi) a nessuno.

Claire Sterling, nel prologo del suo libro “La trama del terrore” (Anno 1981!) scriveva: Mentre stavo terminando questo libro, qualcuno mise una bomba nella stazione ferroviaria di Bologna. Era un sabato mattina, nel pieno dell’estate e il traffico dei viaggiatori in transito era assai intenso. I morti furono ottantaquattro e i feriti quasi duecento. Fu il peggior assalto terroristico avvenuto in Europa dalla fine dell’ultima guerra mondiale e a firmarlo fu la destra eversiva. Sei settimane dopo, un’altra bomba nera scoppiò tra la folla che si assiepava all’Oktoberfest di Monaco, uccidendo dodici persone e ferendone più di duecento. La settimana seguente un’altra bomba, ancora di stampo fascista, sventrava la sinagoga di Parigi (…). Il mio libro si occupa di loro solo in modo indiretto. Il terrorismo nero era da tempo in netta recessione quando mi accinsi a scriverlo. Il vero protagonista della scena mondiale, nello sconvolgente decennio compreso tra 1970 e il 1980, è stato il terrorismo di sinistra, o rosso (…). Certo sarebbe stato più semplice scrivere un libro sul terrorismo nero (…) Parlare dei terroristi rossi non mi fatto sentire meglio, anzi mi ha rattristata. Sono pochi gli appartenenti alla mia generazione o a quella dei miei figli che possono agevolmente liberarsi dalla convinzione che tutto ciò che è a sinistra è sempre necessariamente buono (…).

La strage di via Fani, 16 marzo 1978
La strage di via Fani, 16 marzo 1978

Il terrorismo jihadista oggi incalza l’Europa, pochi si chiedono come sia nato, pochi ricordano che le stragi in Italia si sono perpetrate sin dal lontano 1947, con Portella delle Ginestre 14 vittime, seguita dalla strage di Ciaculli in cui persero la vita 4 uomini dell’Arma dei Carabinieri, 2 dell’Esercito Italiano, e un sottufficiale del Corpo delle Guardie di P.S., poi la strage di Capaci (23 maggio 1992) in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta, quindi la strage di via D’Amelio a Palermo (19 luglio 1992) in cui rimase ucciso il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, solo per citare alcuni atti terroristici che portano la firma “mafia”. Del terrorismo politico degli Anni di piombo in Italia (e altrove) si è perduta la memoria, e vale la pena ricordare gli episodi più cruenti: 12 dicembre 1969: strage di piazza Fontana a Milano (17 morti e 88 feriti; uno dei più sanguinosi di quegli anni) ; 22 luglio 1970: strage di Gioia Tauro (6 morti e 66 feriti); 31 maggio 1972: strage di Peteano a Gorizia (3 morti e 2 feriti); 17 maggio 1973: strage della Questura di Milano (4 morti e 52 di feriti); 28 maggio 1974: strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti); 4 agosto 1974: strage dell’Italicus (strage sull’espresso Roma-Brennero, 12 morti e 105 feriti); 2 agosto 1980: strage della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti).

Anni di sangue e dolore, come detto, cancellati dalla memoria comune, forse perché troppo scomodi a ricordarli, o forse perché ancora in molti casi la loro effettiva “natura”, cioè “matrice” non è stata definitivamente chiarita e a distanza di tempo si tengono ancora polemici dibattiti nelle aule giudiziarie.

Quando serve si rammenta che il dittatore Muammar Gheddafi (come denunciava nel suo libro Claire Sterling) oltre ad avere aiutato i gruppi palestinesi, elargiva denaro, istruzioni e armi a quasi tutti i gruppi che avessero un minimo di credenziali rivoluzionarie, dai sandinisti del Nigaragua, ai Momteneros argentini, ai Tupamaros dell’Uraguay, ai Provisionals dell’Ira, ai baschi spagnoli, ai Bretoni, ai Corsi, ai separatisti sardi e siciliani… (eccetera). Ma quanti si sono posti gli interrogativi come sia nato l’Isis, sedicente Stato Islamico capeggiato da Abu Bakr al-Baghdadi e, in precedenza, chi ha foraggiato sin dall’inizio il movimento islamista sunnita paramilitare terroristico Al Qaida e chi fosse veramente il suo leader Osāma bin Lāden.

Quel che è certo è che il terrorismo, qualsiasi abito indossi, non nasce mai dal nulla: c’è sempre chi lo fomenta e chi lo alimenta. In un modo o in un altro, serve sempre a qualcuno.

 

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