Molto rumore per nulla

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di Guido Di Stefano

 

Richiamiamo il grande “bardo” William Shakespeare per almeno tre validi motivi:

lo sentiamo a noi intimamente vicino, lui che è vissuto in un periodo decisamente   “inquisitorio” per le nostre terre;

amava molto Messina e la Sicilia tanto da ambientarvi la sua tragi-commedia quasi volesse rendere un devoto e reverenziale  omaggio a queste nostre sperdute terre nel vasto pelago;

l’opera è ambientata in una “Sicilia” invasa militarmente dalla potenza militare dell’epoca e assoggettata culturalmente e finanziariamente a due potentati, spesso in sintonia (o in combutta) tra di loro: il reame di Spagna e la Roma papalina, crude espressioni degli strapoteri dell’epoca, ricorrentemente “uniti appassionatamente” nell’utile e ovattato  connubio  religione-politica.

E con lui  scuotiamo la lancia accusatrice degli ingiusti poteri, che tutti colpiscono e annichiliscono a favore di pochi!

I “media” sono stati dominati dalla gita dei “sette grandi” a Taormina, ridente e ambita meta turistica nostrana.

Grandi? In un universo virtuale e adimensionale potrebbero forse dirsi tali; ma non in un universo reale e “dimensionale”! Perché il numero degli umani è una dimensione inoppugnabile, l’estensione territoriale è ben verificabile, l’acqua e l’ambiente rappresentano la vita in qualità e quantità: tutto il resto sono chiacchiere, specchietti per le allodole o peggio armi letali gestite da grandi e piccoli irresponsabili.

Siamo al di là dell’assurdo! Sette capi si “incontrano-scontrano” per decidere le sorti dell’umanità e “riparare” (forse) i disastri da loro stessi (o predecessori) combinati. Sette persone giunte ai vertici per percorsi diversi di democrazie: di democrazie che nei fatti magari non sono capaci di difendere e che già in qualche apparentemente non li “tollerano”.

Scendiamo un poco nei dettagli.

Chi e quanti rappresentano detti capi? Ove fossero stati nominati plebiscitariamente  rappresenterebbero forse il 10% di tutta l’umanità; tenendo conto delle “affluenze” e “maggioranze” scendiamo al 4%; e il restante 96%  da chi è rappresentato?  Spettegolando con i dietrologi possiamo anche scendere alla risibile percentuale di 1% del 4%!

Quanto territorio occupano i popoli che hanno meritato i sette grandi? Chi c’è a rappresentare il Sud-America, l’Africa, il Medio-Oriente, l’Oriente, l’Oceania, l’Antartide? E per le immense risorse vitali (acqua e ambiente) dei territori e dei popoli non rappresentati debbono decidere i soliti (ig)noti prima vetero e ora neo-colonialisti?

Ci sono tutte le premesse perché l’umanità intera dissenta dalle “scelte” e gli “accordi” (che tendono sempre più alla follia) di pochi “prescelti”.

Grande scenografia a Taormina: ma i convenuti al mega show non sono pervenuti ad alcuna conclusione che giustifichi il grande sperpero di denaro pubblico; anzi sembra proprio che sono stati capaci di improvvisare la recita all’unisono della trilogia di Luigi Pirandello ovvero “6 + 1 personaggi in cerca d’autore”, “Questa(e) sera(e) si recita a soggetto” e (dulcis in fundo) “Ciascuno a suo modo”. A meno che non consideriamo come “positività” l’assuefazione della popolazione a vivere in uno stato di polizia (uomini armati in ogni dove).

Terrorismo? A parte le rituali dichiarazioni d’intenti, restano insoluti i problemi di sempre: chi lo ha voluto, chi lo finanzia, che vuole arrestare la spirale di violenza e, sinteticamente, “cui prodest”?

Migrazioni? Qual è il deficit demografico dell’occidente, così come voluto, propugnato (a tratti imposto con la derisione di inciviltà meridionale) dai maestri degli attuali invocanti l’arrivo di “risorse lavorative”? Insomma per vivere secondo natura (rituale predica “politically correct”) di deve tenere conto del carico sostenibile dal territorio e dalla società!

Clima, territorio, ambiente, aria, acqua?

Tutto rimandato a data da destinarsi con un vago accenno al trattato o agli accordi di Parigi! Come se il nome “Parigi” fosse sinonimo di sicura (prima o poi) attuazione e soluzione. Ma noi Siciliani abbiamo una pessima dimostrazione circa il rispetto del trattato di pace di Parigi del 1947: totalmente disatteso e violato con la pesante occupazione militare-nucleare(!?) ancora in crescita.

E poi l’esclusione della Russia di Putin e la martellante demonizzazione (ci scusiamo per eventuali errori di citazione) di Putin, Assad, Kim Jong-un, Xi Jinping, Narendra Modi, khamenei e Rouhani, Maduro e tanti altri nel nuovo continente e in quello vecchissimo ci allarma oltre ogni dire: non sarà che è in arrivo nel breve-medio termine un “cataclisma climatico” che ci troverebbe impotenti e che trasformerebbe in inesauribili fonti di cibo e di vita proprio le regioni dei “ribelli multipolaristi”? Con la loro orgogliosa presenza gli attuali “padroni” rischierebbero di perdere troni e castelli!

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