La Sicilia hub intercontinentale che serve agli altri

Aeroporto di Milano Malpensa
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di Salvo Barbagallo

 

A chi serve la Sicilia? Domanda retorica alla quale non si risponde poiché la risposta è più che nota: la Sicilia serve a tutti, ma non certo a tutti i Siciliani. Forse solo a “pochi” e privilegiati Siciliani che ne sanno fare buona merce di scambio. E forse è giusto così dal momento che gli stessi Siciliani hanno da tempo delegato (direttamente o indirettamente) a quei “pochi “ e privilegiati conterranei l’uso del loro passato e del loro futuro.

Aeroporto di Milano Malpensa
Aeroporto di Milano Malpensa

Illustri personaggi nati ed espressi da questa Isola hanno occupato e occupano anche oggi posti di rilievo nelle Istituzioni nazionali, nell’economia, nella cultura, nell’informazione: molti di questi avrebbero potuto fare la “differenza” e ribaltare le ataviche condizioni della perenne precarietà in cui versa la collettività. Così, purtroppo, non è stato e la responsabilità non si può di sicuro affibbiare solo a costoro.

Alla Sicilia non manca nulla: pensate, ha anche il petrolio… Eppure non c’è sviluppo, le risorse depauperate (dal turismo all’agricoltura, al commercio), la disoccupazione e la sottoccupazione dilagano, si vive di clientelismo.

Analisi superficiale, si potrà dire, ma le cose più banali alla fine sono le più vere.

Milano
Milano

Antonio Calabrò sul blog di Huffington Post ieri (24 giugno) riferendosi ad un’analisi della Liuc, Università di Castellanza, ha scritto: Milano cuore dell’Europa. E Milano mediterranea (…). Milano metropoli resta, comunque, anche in questo caso centrale. E conferma il valore d’un ruolo che bisogna insistere a costruire: quello d’una “Milano mediterranea” che ha ben salde le radici al centro dell’Europa e fa da punto di riferimento di un’area che, tra conflitti e confronti, sta cercando di definire una nuova centralità (…).

Punto di vista indiscutibilmente valido quello della Milano metropoli come “hub della logistica” tra il cuore dell’Europa e il Mediterraneo, valido soprattutto in riferimento ai ruoli che Antonio Calabrò che veste: da giornalista a saggista, a responsabile Cultura di Confindustria, vicepresidente di Assolombarda e consigliere delegato della Fondazione Pirelli, docente alla Bocconi e alla Cattolica di Milano, consigliere d’amministrazione dell’Università di Genova, di Nomisma, dell’Orchestra Verdi, della Fondazione Teatro Parenti, del Touring Club e di alcune altre società e fondazioni, vicepresidente del Centro per la cultura d’impresa.

Antonio Calabrò è “un” Siciliano doc: nato a Patti 67 anni addietro, ha avuto e continua ad avere un carriera brillante e non ha mai dimenticato la sua terra per la quale si è battuto quando scriveva sui quotidiano L’Ora o La Repubblica. Oggi la sua visione è quella di una Milano asse di congiunzione tra Europa e Mediterraneo. Una posizione che “naturalmente” avrebbe dovuto ricoprire la Sicilia e che, per altri versi, ricopre.

Palermo
Palermo

La Sicilia di oggi è l’hub preferito dai trafficanti di esseri umani che sbarcano migliaia e migliaia di disperati negli accoglienti porti dell’Isola; la Sicilia è l’hub esclusivo delle forze armate USA di stanza in forma stabile sul territorio; la Sicilia è l’hub dell’intelligence statunitense con il Muos di Niscemi; la Sicilia è l’hub di un enorme Internet exchange point, con un apparato logistico attraverso il quale passa una mole immensa di informazioni, dai social media ai motori di ricerca, dalle informazioni finanziarie a quelle commerciali ed economiche, con nodi a Palermo, Catania, Trapani e Mazara del Vallo dai quali si diramano 16 cavi transcontinentali che raggiungono gli Stati Uniti, l’Africa, il Mediterraneo Orientale e l’Asia fino all’Estremo Oriente.

La Sicilia è, insomma, l’area geografica che riceve tutti e che tutti utilizzano a secondo delle loro esigenze.

La Sicilia è, insomma, il vero hub. Peccato che i Siciliani non lo capiscono, e non si accorgono che uno su due è a rischio povertà…

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