Falso scopo

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di Guido Di Stefano

 

Iniziamo la trattazione con linguaggio preso in prestito dall’artiglieria italiana, quella stessa artiglieria che fu protagonista della “battaglia del solstizio” (Piave, giugno 1918) con un vittorioso fuoco di “contropreparazione”.

Con le espressioni “falso scopo vicino” e “falso scopo lontano”  si intendono dei riferimenti (o falsi bersagli) topograficamente noti  da collimare (e ricollimare) per il corretto orientamento degli “affusti” onde colpire senza errore le postazioni nemiche (non visibili direttamente) ed evitare gli incidenti da fuoco amico. La precisione delle nostre tavole di tiro e delle nostre artiglierie  era all’epoca tale da avere lasciato insoluto un quesito ad alcuni analisti esterni e cioè perché in “qualche” occasione non ne fu ordinato l’impiego, stante che ne sarebbero stati colpiti solo i nemici.

Un supporto cartaceo, comune a tutte le armi, “unisce” i corpi combattenti: le tavole (o tavolette) topografiche, sulle quali chi dirige bombardamenti e movimenti di truppe ha piena contezza dei suoi (e altrui) schieramenti. Ogni addetto ai “lavori” ha compiti e conoscenze idonee per le sue mansioni. Serventi ai pezzi, ufficiali al tiro, informatori e strateghi sopra di loro: tutti utili e nessuno indispensabili tra loro interdipendenti  e tutti insieme “soggetti” a delle mappe.

Ovviamente i fanti  “coperti” dagli artiglieri poco o nulla sanno di “falsi scopi, serventi, ufficiali al tiro, osservatori e quant’altro può orientare l’aiuto che viene da lontano”; gli artiglieri poco o nulla sanno delle posizioni degli amici fanti, della natura e della “validità” dei bersagli da colpire, della correttezza delle coordinate di quanto non si vede. E se dovessero capitare incidenti da omissione o abuso di “fuoco amico” o peggio l’errata “interpretazione” di un obiettivo (da pacifico e/o umanitario convertito in bellico) si può pervenire  presto a una “formula pienamente assolutoria” oppure all’individuazione dei colpevoli, da sempre posizionati nei gradini più bassi.

Non è che con l’avvento e il predominio di coperture e attacchi aerei sia, agli effetti teorici e pratici, cambiato granché! La topografia resta fondamentale, non fosse altro perché la localizzazione dei bersagli “diventa coordinate”, perché c’è sempre chi sa di più e  chi meno (anche o soprattutto tra gli “amici”) e perché eventuali atti “scellerati” sono ascritti subito a fantascientifici altri o agli svarioni di “eteree” “intelligence”! Errori dei piloti e dei comandi? Ma quando mai! Forse mappature superate o incomprensioni nelle comunicazioni! Alla fine si potrebbe anche insinuare che scuole, ospedali, fabbricati civili e financo gli “amici” si spostano senza preavviso per offuscare la luminosa immagine dei buoni.

C’è una grande costante che unisce fatti e misfatti degli ultimi secoli della storia d’occidente: i veri colpevoli, i vertici, gli strateghi, i promotori di guerre e morti (in una parola i “registi”) non hanno mai pagato “personalmente in onore, in moneta o in affetti”. Tant’è che già in “Oceania” gli aborigeni, in tempi non sospetti, si stupirono che i popoli europei “ubbidivano” a  “capi” che non erano alla loro testa in battaglia. Chissà quanti “feticci” e altari sparirebbero se fossero desecretati (ove ancora esistenti) tutti gli atti relativi agli ultimi secoli: di ogni stato, di ogni istituzione, di ogni consesso, di ogni gruppo. Ma esiste ancora qualche  brandello di verità? Qualche raggio vaga ancora nelle tenebre per raggiungerci, prima o poi?

Oggi la cultura imperante (in occidente) impone l’adorazione delle divinità “edonismo”, “Pluto”, “delirio di onnipotenza” scatenando tutti contro tutti: i “registi” non si espongono, mantengono il profilo basso, mentre le truppe si odiano e si scannano in attesa di ritrovarsi superstiti e con una palla al piede.

Immediata conseguenza dell’attuale cultura (della prevaricazione a qualsiasi costo) è la “guerra globale” in cui ci hanno precipitati i “potenti” che si atteggiano a immortali quali presunti latori del “Pensiero Unico” e quali eredi (im)morali  (almeno tali si dimostrano) di un documento a suo tempo chiamato “Testamento di Satana”.

Ovviamente in un teatro di battaglia esteso a tutto il pianeta e in un conflitto in cui ogni essere umano si trova contro sette miliardi di nemici anche gli storici “falsi scopi” debbono cambiare “dimensioni” e criteri di individuazione, per meglio favorire il lancio delle “bombe”  intelligenti (ma non troppo) contro i veri bersagli e cioè verità, giustizia, cultura, conoscenza, scienza, coscienza, umanità, fratellanza, libertà. Quindi città, regioni, nazioni possono essere stai declassati a “falsi scopi” e come tali “segnalati” (con i colori del sangue e della morte) per meglio posizionare le artiglierie distruttrici.

Ma non è questa la volontà dei popoli: e alla fine, come sempre è stato, trionferanno i popoli!

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