Verrà… la nuova torre di Babele

Condividi questo articolo?

di Guido Di Stefano

 

Gli artisti, i poeti, i santi, i geni (scienza + coscienza) in ogni epoca, sotto qualsiasi regime ricordano il passato, vivono il presente e anticipano il futuro, sfidando anche i poteri imperanti e l’incomprensione delle masse.

Quanto pathos in “L’anno che verrà” di Lucio Dalla! Ironia, tristezza, illusioni, critiche, scetticismo, intimo tormento, speranza contro ogni speranza: tutto è compendiato in un testo composto in linguaggio corrente, quello parlato in vetta e alla base, libero da ogni ipocrisia, senza arzigogoli, senza  edulcorate definizioni  sostitutive della soluzione dei mali e dei problemi; insomma un linguaggio non stravolto dalle personali interpretazioni di tanti detentori di qualsivoglia potere. Per dirla in breve il tutto è espresso con la schiettezza di quell’idioma umano dove il sì è usato per dire sì e il no per dire no; o per dirla con gergo popolare chiamano il pane “pane” e il vino “vino”, evitando ogni fraintendimento. Se cercate e leggete il testo noterete la “steccata” da artista” sul finale: “vedi caro amico cosa si deve inventare / per poterci ridere sopra, / per continuare a  sperare”.

Grande e umano  è pure Fabrizio De Andrè: lui che osa “appellare”  il “Re Carlo” , “dei Mori il vincitor”,  “gran cialtrone” in un “poema” costellato di termini deprecabili secondo i “metri” dei neocon; lui che osa attaccare il faldo moralismo nella sua “Bocca di  rosa”, anche questo testo zeppo di termini e significati rigettati dallo “neoliberal” corrente.

Probabilmente potranno essere censurati  testi sacri e grandi capolavori, quali a esempio (citando pochi passaggi attaccabili):

1) la Bibbia con il suo “Cantico dei cantici”  recante tra l’altro  l’omaggio “Nigra sum sed formosa”;

2) i Vangeli con gli storpi, ciechi, sordomuti, lebbrosi, paralitici (non diversamente …);

3) la Divina Commedia con i suoi aggettivi maschilisti come quando scrive “esta selva selvaggia,  aspra e forte” (badate bene che Dante ha scritto forte (come per i maschi) e non “forta”);

4) “I promessi sposi”  dove troviamo anche  “monti sorgenti dall’acqueed elevati al cielo/ cime inuguali  note a chi è cresciuto “ (anche qui termini “maschilisti”);

5) il “Rigoletto” (addirittura andrebbe cancellata per le offese ai “cortigiani” (di ogni tempo) nuovi “regimi” e alle donne) con il suo grido “cortigiani, vil razza dannata” e l’aria “La donna è mobile”;

6) e non andiamo oltre con le citazioni auliche per lasciare spazio all’interpretazione travolgente e succube letta in tanti decreti dirigenziali che vogliono (di perenzione parlando) la “somma perenta”.

Vi risulta per caso che è stata legiferata una variante grammaticale per rideterminare il participio presente dei verbi?

Sicuramente in occidente verrà  data la massima priorità per la costruzione della nuova torre di Babele.

Hanno iniziato con decisione quelli che si credono predestinati a occupare, novelli dei, la vetta della costruzione che toccherà (nei loro sogni) il cielo. Il nuovo “slang”  in corso di imposizione è quello “politicamente corretto”, atto alla separazione dei buoni e dei cattivi in forza dell’intrinseca ipocrisia e del doppiopesismo  evidente: insomma, novelli prestigiatori, sono capaci (almeno ci provano) di fare credere che un loro dito può nascondere il sole o può illuminare il mondo secondo le necessità di invisibili e “non umane” divinità, indicate secondo la bisogna.

La nuova torre di Babele progettualmente sembra prevedere la miscelazione indiscriminata e (per molti versi) coatta di genti e culture onde pervenire al caos  totale che lor signori presumono di poter “governare” e trasformare nel “nuovo ordine mondiale”  previa imposizione del pensiero unico universale.

I primi risultati  li stanno già ottenendo: la dilagante cancellazione delle diverse identità e la confusione delle lingue (o se vogliamo della semantica degli idiomi). Causa il protagonismo degli agenti l’immeritato (spesso ottenuto per investitura o nomina non popolare) tutte le diversità non debbono coesistere identitariamente ma si debbono confondere per “suprema” volontà e, se necessario, scontrarsi e schiacciarsi in “nome e virtù” del pensiero unico; e le parole svuotate di ogni  consistenza e identità  identità semantica, calando dal vertice alla base, trasmettono messaggi contenenti il “nulla” o, peggio ancora, sono tali da essere interpretati dalla base in qualsiasi “accezione” tranne quella pensata dai sommi verticisti.

Siamo convinti che i “signori” del pensiero unico e del nuovo ordine, “arditamente” supportati dalle loro “corti” e sostenuti da ossequienti coriferi si ostinino a giocare con la morte e la distruzione.

Quanti cortigiani e  “coriferi”  a modo loro spingono verso lo scontro armato anche nucleare!

E noi ci chiediamo: possibile che non dispongano di  esperti sufficientemente coscienziosi da spiegare loro che un conflitto globale che causasse lo scoppio di oltre 12.000 bombe nucleari, la diffusione di decine di migliaia di tonnellate di agenti chimici e lo spandimento di imprecisati ,  in qualità e “quantità”, virus e batteri renderebbero la superficie del globo inabitabile per secoli o millenni?  I colpevoli (e le loro progenie) forse si salverebbero nelle viscere della terra, condannati per secoli a una vita da vermi per secoli : ma sarebbero ugualmente perdenti “tutto”.

Chi vincerebbe? Certamente l’umanità e  soprattutto  chi avrà voluto la guerra saranno perdenti; forse alla fine gli umili, i poveri, i diseredati erediteranno la terra!  E i potenti di oggi entrerebbero nei futuri miti come i malvagi demoni  (dai fantasiosi  nomi) che hanno provato a distruggere l’umanità, il mondo, l’universo.

 

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.