Terrore al concerto, la strage a Manchester

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di Luigi Asero

 

Ventidue morti, 59 feriti. Termina così un momento di gioia per tanti giovanissimi inglesi che hanno assistito ieri al concerto di Ariana Grande.

Finisce con urla, dolore, disperazione. Finisce con il caos che regna fra la gente che fra le altre cose urla “da dove scappiamo”. Due boati, inizialmente non confermati. Esplosione di un kamikaze sembra adesso.

Di caso “isolato” parla qualcuno, come se ogni singolo kamikaze fosse un singolo pazzo e non un adepto al terrore jihadista. E poco importa se la matrice jihadista venga confermata o meno dalle “competenti” autorità. Non esistono singoli pazzi, ma soggetti che aderiscono a un ideale (quello estremista del Jihad) e in sinergia o meno con altri soggetti agiscono. Ma se il Jihad proclamasse la pace non si farebbero certamente esplodere, magari sarebbero estremisti di pace, capaci di ricevere non uno ma mille schiaffi sulla guancia senza reazione alcuna. Così non è, aderiscono a un ideale violento e si “immolano” (probabilmente sotto effetto di potenti narcotici) per la loro causa. Causa satanica e non certo di un Dio (Allah) che se Dio fosse non potrebbe volere tanto spargimento di odio e sangue.

La cronaca è sempre la stessa. Le esplosioni, le urla, le fughe, la polizia che minimizza parlando di “incidente”. Poi il sangue, le ambulanze, i morti, i feriti, i chiodi e i frammenti sparpagliati per decine e centinaia di metri. La polizia che “si sveglia”, che inizia a chiudere aeroporti e metropolitane, che invita a rimanere a casa (grazie al piffero!), che parla di attentatore solitario, che si contraddice iniziando le ricerche dei fiancheggiatori.

Poi i bilanci: 22 morti, 59 feriti, tanta paura. Anche questa è finita. Dove colpiranno nuovamente? Questa resta l’unica domanda per capire chi e dove sarà il prossimo “attentatore solitario”…

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