La diversità è valore

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di Guido Di Stefano

 

Vogliamo esordire “alla grande”! Non siamo grandi noi ma  grande è la saggezza che ci viene dal passato: negletta, immeritata forse, ma nostra in ogni caso.

Leggiamo una esaltazione della diversità nel discorso della montagna di Gesù di Nazareth, valido oggi più che ieri nell’esaltazione degli umili ed emarginati: dovrebbero studiarlo quotidianamente tutti gli umani, specialmente quelli che “raccattano” il potere (di qualsiasi tipo, ordine e grado) e continuamente si “esibiscono” come guide dei propri simili  pur nella loro incapacità di marciare avanti a tutti mentre per lo più si limitano a imporre i frutti di un “ego” edonistico e decisamente “fallibile”.

Troviamo molto pertinenti le parole di Kofi Annan  quando dice che “La diversità tra culture è qualcosa da valorizzare, non da temere”.

Già la diversità, il grande nemico del nuovo ordine mondiale, in corso di imposizione tramite quel lavaggio del cervello ravvisabile (a parere nostro) nell’esasperata applicazione (orale e pratica) del “politicamente corretto”: e, per dirla in modo sentenziato, “cervello lavato, pensiero unificato”.

E il pensiero unificato impone di credere fideisticamente ai gestori del “potere occidentale”, perché esso soli i buoni; gli altri, i reprobi pensatori in proprio, meritano ogni castigo (male), ivi comprese calunnie, minacce, devastazione e morte. Ai “buoni” invece è riservato ogni diritto e il riconoscimento “a priori e a posteriori” di aver ben operato (ovvero ben massacrato e predato)  secondo la volontà dei “capi” cui va  l’accrescimento di aurea gloria e potere rosso di sangue e nero di menzogne.   E i trattati e gli organismi internazionali? Siamo realistici: chi terrorizza con la forza (militare, economica, finanziaria e “servile”) non “stringe la mano” ma distribuisce sberle o bombe. D’altra parte corre obbligo ricordare che il “delirio del pensiero unico” ha devastato per secoli tutto l’occidente in un crescendo di crimini (crociate, roghi, torture, ecc.) a cui hanno collaborato simbioticamente tutti i poteri dei tempi fossero essi religiosi o politici o economici o finanziari e , chissà, forse in parecchi casi  si potrebbe configurare il contributo delle manie omicide.

Eppure la diversità è il tutto ed è ovunque. Tutto il creato è l’inno “vivente” alla diversità, al divenire, alla vita.

Infinite sono le “diversità” dell’universo. Corpi dalla svariate dimensioni (dalla stella alla particella infinitesimale), corpi luminosi od opachi, fonti di energie ed emissioni magnetiche ed elettromagnetiche, buchi neri, galassie, costellazioni, ecc. : tutti strabilianti, tutti diversi, tutti immersi in una inspiegata armonia. Cosa succederebbe se l’ordine attuale fosse sostituito da un diverso ordine “unipolare” da cui debbano irradiarsi luce-calore-forze e da un unico buco nero? Sarebbe il caos primordiale dove regnerebbero le gelide tenebre o in alternativa sarebbe un caos di fuoco. Non parliamo poi delle ricerche  e scoperte di nuove terre dove si cerca una qualsiasi forma di vita in condizioni pure estreme! Si vuole scherzare? Per quanto si sa le condizioni estreme non “offrono” molte varietà? E poi ci chiediamo se non possano avere fondamento le conoscenze liquidate come miti! Se fosse vera l’esistenza del pianeta della transizione, un pianeta “extra-solare”, un vagabondo dello spazio (di poco più in “massa” della terra) che si allontana da noi per una distanza pari a 0,16 anni luce, avvolto in un regolabile “scudo” aureo mentre viaggia nel gelo siderale: proprio quello “zingaro” che potrebbe essere il vagabondo di cui hanno anche “fiatato” entrambi gli schieramenti (unipolarista e multipolarista).

Anche a guardare la casa nostra, Gea o Gaia se preferite.  La diversità arricchisce, abbellisce, allieta la nostra dimora. Che si parli di regno minerale, vegetale o animale si scoprono miliardi e miliardi di “diversità”.

Si parla continuamente delle bio-diversità e dei diversi e irripetibili “habitat” in cui “vivono”: tutti e tutto all’insegna di una irrinunciabile identità. Grandi e inconfutabili verità sempre più oscurate da ambigui termini e atteggiamenti che vengono vantati come politicamente corretti?

Tutto sulla terra e nel creato, per il solo fatto di esistere, è identitario, è diverso, è favorito o sopravvive solo nel suo habitat!

Non crediamo che si possano seminare contemporaneamente nello stesso campo il grano e il riso! Non crediamo proprio che in un bosco fitto di frondose piante di alto fusto sarebbe produttivo un vigneto! E le palme da datteri o i banani li vedete bene in pieno campo nelle steppe siberiane? O le arance rosse siciliane nella torrida afa equatoriale?

Figuriamoci poi quanta sensibilità e quanto intelletto  occorrono per “valutare e valorizzare” opportunamente le complesse diversità degli animi umani! Secondo noi è stoltezza affastellare e ammucchiare alla rinfusa!  Aprioristicamente nessuno è più su degli altri e nessuno è più giù: singoli, popoli, nazioni hanno identità –  dignità – orgoglio degni di rispetto egalitario e tutti debbono disporre di un  loro “habitat” confortevole. L’interesse di pochi e relativi sodali non sembra orientato nella giusta dire. Eppure tutti i popoli del Mediterraneo hanno creato le solide fondamenta della cultura e civiltà dell’occidente: osiamo dire forse più dei nordici e dei transatlantici, ma in ogni caso è un bene comune per tutta l’umanità.

Noi ci consideriamo una parte del tutto e quindi abbiamo in noi sufficiente “spazio” per concepire questi interrogativi, per imparare e aprirci al  dialogo costruttivo.

Altri si considerano “il tutto” e quindi, essendo pieni del loro tutto, non hanno spazio interiore che consenta loro  di vedere, sentire, capire, dialogare!

 

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