Gli Indipendentisti Siciliani di oggi fra “accademia” e “folclore”?

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TerraeLiberAzione pubblica sul suo sito il Resoconto della prima riunione

della Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano:

“Il 31 marzo 2017 è nata la Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano, riunita al Castello San Marco, Calatabiano (CT). Gli indipendentisti siciliani hanno festeggiato in questo modo l’anniversario del Vespro, gettando le basi per la creazione di uno spazio di confluenza di esperienze politiche e culturali, pure diverse ma unite dalla voglia di indipendenza della Sicilia e dei suoi territori.

“Le organizzazioni che hanno dato vita alla Consulta rappresentano settori diversi della società siciliana: studenti, contadini, operai, emigrati, imprenditori, disoccupati, professionisti. Un insieme di forze sociali e di istanze culturali aggregate intorno all’obiettivo di rilanciare la lotta del popolo siciliano per la liberazione dai vincoli imposti dalla condizione neocoloniale da cui è oppresso.

“La “Sicilia”, cuore del Mediterraneo, si è formata nell’intreccio e nell’innesto, storicamente determinati, di culture e popolazioni diverse. Tale carattere si è solidificato nell’insularità mediterranea che caratterizza e distingue l’Arcipelago dei siciliani; un esempio luminoso degli apporti di alterità, non privi di “conflitti costituenti” e “collisioni di faglia”, ma sempre fecondi. Essere siciliani oggi, nella coscienza di una civiltà millenaria, significa solo battersi per l’Indipendenza.

“La Consulta, consapevole del compito che l’aspetta, si schiera con forza in difesa dell’integrità territoriale e ambientale, delle capacità produttive, tecno-civili e creative del popolo siciliano; essa combatte l’emigrazione, i continui attacchi al lavoro, alle produzioni locali, all’alimentazione, alla salute. La Consulta si rivolge anche ai siciliani della diaspora rivendicando il loro diritto al ritorno.

“Consapevole del fallimento storico dell’Autonomia regionale, che non ha saputo né voluto difendere i siciliani dal sottosviluppo e la Sicilia dalla degradazione ambientale, la Consulta chiama i siciliani a un radicale cambio di rotta. Nella Sicilia di oggi convivono istanze ideali e identità sociali molteplici. La Consulta intende dare voce a queste molteplicità, nella convinzione che le diversità solidali siano il terreno su cui costruire opposizione ai processi di omologazione imposti dalla globalizzazione neoliberista. La Consulta vuole rappresentare uno “spazio terapeutico”, nel quale si riaccendono le speranze nel futuro e si sanano le ferite dell’esclusione e della sopraffazione.

“La Consulta dà inizio alla propria attività organizzando due tavoli tematici, intesi ad approfondire argomenti ritenuti fondamentali nella costruzione di un nuovo percorso teorico e pratico verso l’Indipendenza. Il primo tavolo, “Agricoltura e sovranità alimentare”, servirà ad analizzare le condizioni in cui versa il nostro paesaggio agrario e a proporre programmi per superarle. Il secondo tavolo, “Storia del popolo siciliano”, si pone il compito di riscattare la storia siciliana, depurando il racconto del nostro passato dalle scorie depositate dalla colonizzazione allo scopo di indurre nel popolo siciliano il senso di inferiorità.

“La Consulta solidarizza con le lotte che quotidianamente si svolgono sul territorio; queste lotte costituiscono momenti di resistenza alla devastazione portata avanti dalle multinazionali con l’avallo delle cricche politiche e affaristiche regionali. Pertanto, la Consulta chiama tutti coloro che ne fanno parte a partecipare alla manifestazione in difesa dei territori, che si svolgerà a Lentini (SR) il 1° maggio, e alle celebrazioni per l’anniversario della morte di Antonio Canepa, che avranno luogo a Catania il 17 giugno.

“Consulta per l’Indipendenza del Popolo Siciliano

“Antudo.Info

“ass. L’Altra Sicilia

“ass. La Sicilia ai Siciliani!

“movimento Siciliani Liberi

“comunità siciliana TerraeLiberAzione


Qualcuno potrà dire: “E’ già qualcosa che in Sicilia esistono ancora Siciliani, Siciliani che pensano alla loro Terra e che auspicano una Sicilia migliore e Indipendente, padrona del proprio destino…”. Qualcun altro potrà affermare: “Ma questi quattro gatti che vanno cercando, in che mondo vivono?…”. Di commenti, di varia natura e a vario livello se ne possono raccogliere tanti. A cercarli… Noi potremmo discutere all’infinito sulle ragioni che spingono quelli che comunemente vengono definiti “Sicilianisti” a riunirsi per cercare un percorso comune, per trovare e dare una dimensione nuova nel Terzo Millennio a ciò che la memoria ha cancellato (strumentalmente e scientificamente). Oseremmo dire che è già “qualcosa” la circostanza che dei Siciliani (fin troppo pochi) si assumano l’onere di tenere viva una speranza di riscatto della Sicilia. Seguendo questa strada si correrebbe il rischio di essere etichettati come “illusi”, e come tali da emarginare nelle categorie dei “perditempo”.

L’altro rischio è che iniziative come questa promossa e realizzata dai sei gruppi Indipendentisti vengano considerate come “folcloristiche” o “accademiche” di basso profilo. Il rischio c’è nella misura in cui possono essere interpretate negativamente frasi come questa:La Consulta vuole rappresentare uno “spazio terapeutico”, nel quale si riaccendono le speranze nel futuro e si sanano le ferite dell’esclusione e della sopraffazione”. Oppure, guardando agli obbiettivi organizzativi: “La Consulta dà inizio alla propria attività organizzando due tavoli tematici, intesi ad approfondire argomenti ritenuti fondamentali nella costruzione di un nuovo percorso teorico e pratico verso l’Indipendenza”. Di “tavoli” propositivi la Sicilia ne ha visti fin troppi da settant’anni a questa parte: lasciano il tempo che trovano. E (purtroppo) lasciano il tempo che trovano anche le manifestazioni di protesta che si animano, periodicamente e con tanto di bandiere Siciliane e striscioni: finiscono con il “favorire” la reazione della Forza pubblica, e finiscono con il “non” incidere sull’attuale realtà.

Indubbiamente è già “qualcosa” quello che i gruppi Indipendentisti hanno fatto, ma (per cortesia) non definiamo queste iniziative come “lotta” o “movimenti di resistenza”: a nostro avviso non è questa la “lezione” che Antonio Canepa ha trasmesso con il suo sacrificio.

Sa. Ba.

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