Mediterraneo strategico: in turnover le flotte Russa e USA

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di Salvo Barbagallo

 

Da tempo scriviamo che il futuro dell’Europa e (probabilmente) del mondo intero si gioca nel Mediterraneo: quanto accade quotidianamente nei Paesi che ricadono in quest’area ne è una riprova.

La portaerei Dwight D Eisenhower

Le grandi Potenze ruotano i loro apparati bellici nell’ex Mare Nostrum, hanno loro basi militari stabili in regioni “amiche” e dispiegano le loro strategiche presenze a seconda delle loro necessità. Le informazioni di natura militare non hanno solitamente lo spazio che meriterebbero sui mass media e, dall’altra parte, poco interesse mostrano comunemente gli stessi lettori se non si verifichino eventi di una certa rilevanza. L’interesse “professionale” è appannaggio quasi esclusivo degli analisti che poi, a secondo dei casi, comunicano i risultati dei loro studi. È grazie alle attente osservazioni di un analista, Franco Iacch (accreditato con il Ministero della Difesa e con la NATO) che abbiamo appreso il mese scorso (29 dicembre 2016) con un articolo pubblicato sul quotidiano Il Giornale che il Gruppo da Battaglia della portaerei Dwight D Eisenhower CVN 69 statunitense ha ufficialmente abbandonato il teatro operativo europeo per fare rotta verso l’Atlantico con destinazione il porto di Norfolk. Secondo quanto previsto dal piano di turnazione della US Navy, la Eisenhower dovrebbe essere rilevata dalla portaerei George H. Bush (CVN-77), attualmente in addestramento. L’ultima unità della classe Nimitz non lascerà Norfolk prima dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump. Nella più ottimistica delle ipotesi, la Bush raggiungerà l’area operativa entro la seconda decade di febbraio.

La portaerei George H. Bush

Franco Iacch ricorda che la Eisenhower ha ufficialmente sospeso le operazioni di volo in Siria ed Iraq lo scorso 26 dicembre, dopo un rischieramento di quasi sette mesi, con il suo Gruppo da Battaglia formato dall’incrociatore lanciamissili classe Ticonderoga USS San Jacinto (CG 56) e dalle cacciatorpediniere missilistiche classe Arleigh A. Burke USS Mason (DDG 87) e USS Nitze (DDG 94). La seconda unità della classe Nimitz, entrata in servizio nel 1977, ha lanciato i primi raid a sostegno della Coalizione contro l’Isis dal Mar Mediterraneo orientale, lo scorso 28 giugno. La Eisenhower ha poi proseguito le sue operazioni di volo dal Golfo Persico, dal 28 luglio al 25 novembre, prima di concludere la sua rotazione dal Mar Mediterraneo orientale, con raid eseguiti dal sei al dodici dicembre. Il Gruppo da Battaglia della Eisenhower ha eseguito 1.900 sortite di combattimento mentre il Carrier Air Wing 3 ha accumulato 12.315 ore di volo.

Al momento nell’area Medio orientale e nel Mediterraneo, non è presente alcuna portaerei occidentale, ma è operativa la VI Flotta USA di stanza da decenni nel Mediterraneo.

La portaerei russa Admiral Kuznetsov

Due giorni addietro anche la portaerei russa Admiral Kuznetsov ha ufficialmente concluso il suo rischieramento nel Mediterraneo e sta facendo rotta verso il porto di Severomorsk. La Kuznetsov è scortata dall’incrociatore lanciamissili pesante a propulsione nucleare Pyotr Veliky, ammiraglia della Flotta del Nord e dalle cacciatorpediniere classe Udaloy I, Severomorsk e Vice-Admiral Kulakov,  la fregata lanciamissili capofila della classe Admiral Grigorovich. Il gruppo da battaglia della Kuznetsov nella sua missione mediterranea è stato scortato da due sottomarini classe Akula I/II e da un terzo a propulsione diesel elettrica appartenente alla classe Varshavyanka (Progetto 636m). Nel Mediterraneo restano in attività le unità in rotazione della flotta permanente russa istituita il primo maggio del 2013 e dai due ai quattro sottomarini a propulsione nucleare e diesel elettrica. Due sottomarini della classe Oscar II dovrebbero abbandonare il Mediterraneo dopo il ritiro di tutte le portaerei occidentali.

Per quanto attiene gli Stati Uniti, toccherà all’Air Force ammortizzare l’uscita di scena della componente aerea imbarcata della Eisenhower, con il rischieramento di ulteriori piattaforme nelle basi in Europa e Medio Oriente dell’Air Expeditionary Wings/Groups previsti dal Global Force Management. Ed è in quest’ottica che c’è chi paventa un potenziamento della Naval Air Station di Sigonella e di altre basi USA in territorio nazionale.

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