Intervista a Sergio Di Marco, Presidente della Associazione Nazionale Docenti G.A.E.

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Intervista a Sergio Di Marco, Professore di Matematica e Scienze e di Sostegno nella Scuola secondaria di Primo grado, Presidente della Associazione Nazionale Docenti G.A.E. 

Di che cosa si occupa l’associazione che presiede?

Come si evince dal nome, rappresentiamo i docenti precari iscritti nelle Graduatorie ad Esaurimento della scuola pubblica, i vincitori d concorso delle Graduatorie di Merito e, da poco tempo, anche i docenti precari iscritti in seconda e terza fascia.

Come è nata l’idea di fondare questa Associazione

Lo scorso anno noi docenti precari abbiamo partecipato a molte manifestazioni contro le politiche del governo Renzi sulla Scuola, contro la L.107, meglio conosciuta come “la buona scuola”, e contro i provvedimenti che il governo stava mettendo in atto per cercare di porre rimedio al caos generato da un piano assunzionale completamente sbagliato, quali ad esempio l’emendamento Puglisi sulle Assegnazioni provvisorie che aggiungeva ulteriori errori a quelli già fatti. Durante queste manifestazioni ci siamo resi conto che bisognava riuscire a dare più forza alle rivendicazioni e più sostanza al messaggio che noi precari volevamo trasmettere, oltre che dare rappresentanza a questo gruppo di lavoratori che è stato completamente abbandonato dai sindacati confederali.

Andiamo con ordine e cerchiamo di fare capire meglio a chi non è addentro al mondo della scuola. Cosa non vi piace della riforma della Buona Scuola?

La riforma presenta notevoli carenze sia sotto l’aspetto strutturale che sotto l’aspetto applicativo. Innanzitutto essa si imperniava su un piano assunzionale straordinario che è stato programmato male e gestito peggio, e che ha provocato malcontenti sia nei docenti che vi hanno aderito, sia in quelli che, come noi, hanno preferito rimanere nelle graduatorie ad esaurimento.

A mio parere il problema è nato dal fatto che chi si è occupato di redigerlo non aveva le giuste conoscenze su ciò che è stato il precariato negli anni e sugli equilibri su cui si reggeva, aggravate da una totale assenza di comunicazione tra mondo dei precari e governo dovuto alla presunzione del ministro Giannini e dei suoi collaboratori, nonché dalla complicità dei maggiori sindacati che non cogliendo la gravità di ciò che stava succedendo, hanno di fatto dato il via libera al disastro che si è poi compiuto.

Eppure molti docenti sono entrati di ruolo. Perché parla di disastro?

Il fallimento del piano assunzionale sta sia sui numeri che nelle conseguenze. Sui numeri basti ricordare che la Corte dei Conti ha comunicato che i nuovi assunti con la Legge 107, sono stati solo quarantasettemila sulle quasi centomila cattedre a disposizione, e quindi la metà circa dei docenti precari ha rifiutato la proposta di assunzione perché ritenuta inadeguata. Sui modi, ho usato il termine “disastro” perché esprime benissimo ciò che è successo: docenti nelle primissime posizioni delle graduatorie assunti a migliaia di km da casa, altri, invece, con pochissimo punteggio che sono rimasti sotto casa. Docenti con dieci e più anni di esperienza in attesa di essere assunti e docenti che non sono mai entrati in classe ad insegnare. Un algoritmo che ha gestito a casaccio le domande fatte da chi aveva aderito al piano assunzionale. Un piano di potenziamento privo di docenti di italiano e matematica che sono le aree dove i dati statistici evidenziano le maggiori carenze. Un balletto di docenti ad inizio del nuovo anno, con alunni costretti a iniziare molte materie con due o tre mesi di ritardo o che hanno cambiato finanche a tre, quattro docenti della stessa disciplina. Alunni con disabilità a cui è stato assegnato un docente di sostegno solamente due, tre mesi dopo l’inizio della scuola, e potrei continuare con altre questioni più tecniche ma non credo sia qui il luogo adatto per discuterle.

Lei parla anche di mancanze dei sindacati. A cosa si riferisce i particolare?

Due cose su tutte. L’assoluto immobilismo dopo la manifestazione del 5 maggio 2015 che registrò il record di partecipanti ad un sciopero sulla scuola, segno, a mio parere, della volontà di non volere contrastare nei fatti, ma solo a parole, la Legge 107, e la scelta di schierarsi successivamente dalla sola parte dei neoassunti, spingendo il governo verso iniziative che noi precari abbiamo vissuto come una ingiustizia, quali l’abolizione del vincolo triennale e, di fatto, il cambiamento delle condizioni che erano state poste alla base della scelta di aderire o meno al piano assunzionale.

Come giudica il lavoro che sta svolgendo il nuovo ministro della Pubblica Istruzione?

L’accordo di fine anno tra governo e sindacati contiene dei punti che critichiamo, su tutti la concessione della deroga al vincolo triennale sulla mobilità, ma ha anche degli aspetti positivi, quali la ripartizione delle quote spettanti per le nuove assunzioni, che lasciano intravedere una maggior attenzione nei confronti dei precari della scuola. Attualmente è presto per esprimere un giudizio, anche perché ci sono tante decisioni importanti da dovere prendere sul mondo della scuola e solo dopo potremo avere una idea più chiara sulle scelte programmatiche del governo.

Cosa ne pensa dello scandalo che ha investito il Ministro sulla mancata laurea e addirittura sulla mancanza del diploma di maturità

A me piace giudicare le persone per quello che fanno, non per il vestito che indossano. Non farò eccezione nemmeno in questo caso.

Quali iniziative sta attualmente intraprendendo la sua Associazione?

Come detto precedentemente, rappresentiamo i precari della scuola e pertanto ci opponiamo alla L.107 e alle decisioni prese in danno dei precari. La nostra azione non è, però, solamente di lotta e di contrasto, ma vuole essere prima di tutto propositiva e mira a trasmettere alla politica le nostre esperienze e conoscenze sul mondo del precariato e della scuola in genere, affinchè non si ripetano gli errori del passato e si ponga rimedio, per quanto possibile a quelli già fatti.

Per questo motivo ci interfacciamo con il mondo della politica in modo attivo e, posso dire con soddisfazione, anche con buoni risultati, visto che siamo riusciti ad aprire dei canali comunicativi molto positivi sia con quella parte del PD che ha preso atto degli errori commessi e vuole porvi rimedio, sia con altri partiti di opposizione.

Ciò che mi preme precisare è che l’Associazione non è schierata politicamente e che nostra azione non mira solamente alla parte tecnica di adeguamento normativo e smaltimento del precariato, ma ha come principale obiettivo quello di ricreare quel rapporto di interscambio tra docenti e scuola che negli anni è andato progressivamente deteriorandosi, anche per l’indirizzo posto dai vari governi che si sono succeduti e che hanno cercato di rendere sempre più la scuola simile ad una azienda e conseguentemente, i docenti sempre più simili ad operai.

Noi crediamo che insegnare debba per prima cosa essere una missione e che il ruolo di un docente non debba limitarsi ad essere quello di un trasmettitore di conoscenze bensì essere quello di un facilitatore dei processi di apprendimento e di maturazione degli alunni, e ciò si può realizzare pienamente solamente quando esiste comunione di intenti tra tutti gli attori della Scuola

I docenti assunti con la L.107 si lamentano delle decisioni del governo e chiedono maggiore attenzione. Cosa giudica le loro richieste?

Sinceramente trovo triste questa guerra tra poveri a cui stiamo assistendo, e ammiro quanti tra i precari e i neoassunti hanno ancora la capacità di guardarsi negli occhi condividendo una battaglia per il lavoro e la dignità che non è proprietà di una e dell’altra parte, ma è diritto di tutti i docenti.

In risposta a chi, invece, crede che il proprio bisogno possa andare oltre la dignità e la giustizia, li invito a riflettere su ciò che vogliamo essere per noi, per i nostri figli e per gli alunni a cui dedichiamo il nostro essere educatori, oltre che insegnanti.

Faccio notare che i docenti che hanno accettato volontariamente l’immissione in ruolo con le modalità previste dalla legge, ben conoscevano gli articoli della legge 107, e pertanto non si comprende perché continuino a lamentarsi, pur avendo avuto da parte del governo e dei sindacati confederali agevolazioni e deroghe che per molti sono state un regalo non previsto dalla legge.

Moltissimi di essi, ad esempio, ottennero lo slittamento di un anno del trasferimento, se avevano preso già una supplenza. Successivamente hanno beneficiato della deroga delle AP, che non era previste dalla legge per i neoassunti, e per ultimo l’ennesima concessione di pochi giorni fa, ovvero, l’eliminazione del vincolo triennale sulla mobilità, che è stato uno dei punti fondamentali per i 45mila docenti GAE che non hanno anche per tale motivo scelto di aderire alla domanda di assunzione.

Molti di loro si lamentano a gran voce che il 30% della mobilità non gli basta, come se già non avessero ottenuto più di quanto prevedeva la legge, considerando che ai precari storici andrà pari quota per le assunzioni, poichè ai precari spetta un aliquota pari al 30% su 60% riservata alle nuove stabilizzazioni.

Ciò che non mi piace di ciò che leggo sulle richieste dei nastrini rossi (così si fanno chiamare i neoassunti) è il fatto che non si soffermano nemmeno un attimo a pensare che chiedono, di fatto, di sottrarre a proprio vantaggio dei posti che spetterebbero per legge ai precari, e che questi ultimi, se gli venisse tolto quel posto, rimarrebbero disoccupati, con le conseguenze che è facile immaginare.

Sinceramente preferirei che tutti quanti, docenti precari, neoimmessi, docenti storici e tutti gli altri attori della scuola, riuscissero a trovare il modo di ridisegnare insieme la scuola del futuro perché essa, come diceva il Ministro Tullio De Mauro da poco scomparso, “appartiene solo agli alunni”, e gli alunni, aggiungo io, sono i primi a pagare le conseguenze di tutto il disaccordo e gli egoismi che ispirano molte delle parti.

 

(associazionedocentigae@gmail.com)

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