Dal libro di Qoèlet

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di Guido Di Stefano

 

     Sono tanti i testi e autori con cui dovremmo arricchire la nostra umanità, ponderatamente in relazione ai compiti a ciascuno affidati:  Bibbia, altri testi sacri,  Divina Commedia, Iliade, Odissea, William Shakespeare, Pirandello, filosofi, poeti, “veritieri” storici, Sun Tzu, Niccolò Machiavelli, Nazim Hikmet-Ran, eccetera …

    Seguendo le azioni e le parole sembrerebbe che alcuni “statisti” contemporanei hanno letto e assimilato molto o di più: il russo Putin, l’ungherese Orban, il siriano Assad, gli Iraniani, alcuni Serbi, i Cinesi, qualche Austriaco, qualche Libico e tanti (ma non troppi) altri  possono essere annoverati tra gli attenti eredi del “senno”  dei nostri avi e come tali più inclini a “essere” più che ad apparire. Forse ci sorprenderanno positivamente  l’osteggiato Donald John Trump e la “rivelazione”  Theresa May.

     Colleghiamoci ora ai nostri testi biblici, variamente (solo) menzionati negli ambienti occidentali e sistematicamente “traditi” a ogni livello e in ogni istituzione. Vi proporremo qualche stralcio dal libro di Qoèlet altrimenti detto (salvo errore) Ecclesiaste.

“Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.

Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.

Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole
.

Non esser troppo scrupoloso
né saggio oltre misura.
Perché vuoi rovinarti?

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
e tutto è vanità
.

Qoèlet cercò di trovare pregevoli detti e scrisse con esattezza parole di verità

Le parole dei saggi sono come pungoli; come chiodi piantati, le raccolte di autori: esse sono date da un solo pastore.

Quanto a ciò che è in più di questo, figlio mio, bada bene: i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo.”

       A noi sembra uno spaccato dell’attuale (in)civiltà occidentale: vanità, presunzione, arroganza, ingiustizia, menzogna, chiacchiere (vuote).

     Il vanitoso eccesso di visibilità si accompagna alla mistificazione del volere riempire il mare con i secchielli; la pretesa di essere gli inventori del “nuovo” fa da pendant alle autoproclamate giustizia e saggezza ; gli impetuosi fiumi di chiacchiere affaticano (e spengono) il corpo della vera umanità.

      Tanto per puntualizzare meglio partiamo dal  noto “nihil sub sole novum” ovvero “niente di nuovo sotto il sole”.

       Il “fior fiore” dei “leaders e/o dei pastori”, per dirla volgarmente,  allargano ripetutamente la bocca per decantare  bontà (loro) e necessità (altrui) del “nuovo ordine mondiale”  (rigorosamente unipolare) e del conseguente  “pensiero unico universale”, presentandolo magari  il tutto (teorie e tragica pratica applicazione) come una loro somma e primigenia intuizione!  Ma quando mai?!

     Gira “voce” che si tratti di un riecheggiamento del “cosmico” progetto di un’istituzioe  creata nel 1770 nel cuore della Mittel-Europa e titolare esclusiva del coevo documento “Il testamento di Satana”. Si dice che da allora sia auspicato (anzi progettato) il nuovo ordine mondiale su tutti i popoli (e le culture) da raggiungersi mediante la “miscelazione coatta” e conseguenti cancellazione di frontiere (nazioni), memorie storiche, culture, identità, eccetera.

     E quindi sembra proprio che i nostri “vanitosi” rinnovatori innalzano come vessillo gli altrui pensieri del passato e con questa bandiera  (ingannevole) intendono  imporre a tutti gli effetti il disumano  ritorno al più buio passato.

     Non vogliono più popoli sovrani: ma un solo immenso popolo con una sola testa come auspicava un tiranno imperiale (per poterlo eventualmente decapitare con un solo colpo di spada)!

     No vogliono più nazioni identificabili: ma “feudi” trans-frontalieri da assegnare ai potenti cortigiani di turno, magari oziosi e ricchi.

      Non un capo eletto democraticamente: una ristretta cerchia di onnipotenti e onniscienti, espressione della loro stessa e autoproclamata somma (in)giustizia e somma (in)sapienza.

      Avessero umilmente studiato e capito la storia:  la conquista del potere è sempre  “collegiale” (abbondano gli alleati e i “supporters”); la gestione del potere (specie se universale)  nella sua applicazione per natura è “monocratica”: e dal sovrano assoluto “penderanno” i vari “feudatari” di vario rango e ricchezze ma tutti egualmente immeritevoli  del potere usurpato e/o raccattato. E gli alleati e i supporters che  non sottostanno  (spontaneamente e incondizionatamente) sono “ispo facto” dannati come nemici.

     Non staremo qui a “cincischiare” sui fatti succedutisi dal 1770 in poi, tanto più che sembrano per lo più oscurati dal comodo velo del sinenzio di stato o istituzionale oppure semplicemente di grande utilità ai fini dei poteri politici, economici, finanziari.  Riteniamo abbastanza preoccupanti i passi percorsi ultimamente lungo la strada che, a nostro avviso, conduce spietatamente al terrore e alla follia.

      Gli accadimenti (verbali e dimostrativi) degli ultimi mesi indicano che sono ben attivi gli “eredi” del testamento del 1770 tanto in Europa (Berlino, Roma, dintorni e altrove?)  quanto oltre Atlantico; ma nel contempo  ci lasciano una sola speranza: che i “ribelli” (menzionati e non) riescano a fare prevalere un nuovo ordine universale che sia a misura di uomo e quindi identitario, multipolare e (pur con i suoi limiti democratici) rispettoso dei popoli sovrani, ancorchè “piccoli” ma rispettati come auspicato già da tempo dall’  orso ribelle.

     Ricordate ancora: forse il detto “Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole”  è nato nella martoriata Mesopotamia ed è stato “rilanciato” dal saggio Salomone, figlio di Davide, re d’Israele!

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