Referendum, l’Italia ha detto NO, Matteo si autorottama

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di Salvo Barbagallo

 

Ovviamente è il risultato che conta, innanzitutto…!

La percentuale dei votanti, il 68,48% la dice lunga sugli Italiani stanchi di vedersi manipolare da un Governo che è andato avanti con promesse di un “cambiamento” che, in realtà, non era che un semplice “trasformismo”. Il risultato? NO alla riforma voluta dal Governo con un sessanta per cento! Così hanno votato oltre venti milioni di Italiani. In tempi non sospetti, cioè appena insediatosi, abbiamo espresso le nostre “perplessità” nei confronti del premier “non” eletto e di una compagine governativa che, in molti casi, non è apparsa chiara nel suo operato.

Non commuovono le parole pronunciate dal premier Matteo Renzi apprendendo i risultati del Referendum in tempo reale:“Questa riforma è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui”. Nessun rimpianto per Renzi che lascia: gli Italiani hanno dato una risposta concreta (appena ne hanno avuto la possibilità!) all’arroganza e alle prese in giro, dimostrando che la Costituzione Italiana deve essere applicata, non trasformata per favorire politiche di parte e non del Paese nel suo insieme. A conclusione non ha influito il voto degli Italiani all’estero, anche se il SI’ ha prevalso in percentuale non significativa.

matUn risultato che sintetizza bene il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia: Ancora una volta ha vinto la Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità.

Inutili le continue trasferte di Renzi in Sicilia, nonostante il forte appoggio dei proconsoli che si sono dati un gran da fare per “indirizzare” il loro seguito verso il SI’: i Siciliani, in massa alle urne, hanno espresso un NO netto, superando la soglia del settanta per cento.

Ecco come hanno risposto al Referendum le città isolane:

A Catania il NO ottiene il 74,7 per cento, il SI’ il 25, 3 per cento.

A Palermo il NO si attesta sul 72,3 per cento, il SI’ al 27,7 per cento.

A Siracusa il NO al 70,6 per cento, il SI’ al 29, 4 per cento.

A Messina il NO al 70,5 per cento, il SI’ al 29,5 per cento.

A Ragusa il NO al 62,4 per cento, il SI’ al 37,6 per cento.

A Caltanissetta i NO al 59,4 per cento, il SI’ al 40,6 per cento.

Ad Agrigento il NO al 74,8 per cento, il SI’ al 25,1 per cento.

A Trapani il NO al 73,2 per cento, il SI’ al 26,2 per cento

A Enna il NO al 70,4 per cento, il SI’ al 28,6 per cento.

In Sicilia in questa consultazione popolare i Siciliani hanno avuto la forza di non lasciarsi convincere dai soliti noti che li “rappresentano” nel Governo nazionale. Non si tratta, quindi, di uno schiaffo a Matteo Renzi, ma a tutto un modo di governare il Paese. Probabilmente da questa risultato referendario lo stesso Presidente della Repubblica, il Siciliano Sergio Mattarella, dovrà trarre le sue dovute conclusioni.

Scrivevamo il 14 febbraio del 2014: All’indomani delle dimissioni di Enrico Letta e dell’incoronamento a premier di Matteo Renzi c’è chi sostiene che il Paese abbia veramente bisogno di lui. E’ possibile, ma vorremmo sapere chi è che ha consultato “il Paese” in questa ennesima vicenda politica dove tutto si gioca fra pochi intimi, e se non sono “pochi” sicuramente rappresentano una percentuale irrilevante del “Paese”? Ripetiamo sempre lo stesso ritornello: non c’è da stupirsi di nulla. neppure della vertiginosa scalata del sindaco di Firenze: personaggi come lui in passato la “politica” ne ha espressi tanti, anche se non hanno avuto eguale fortuna. Personaggi di un passato che in molti si riteneva definitivamente tramontato, da dimenticare. Personaggi da Prima Repubblica o giù di lì dei quali si sono dimenticati pure i nomi e i cognomi.

E alcuni giorni dopo, il 23 febbraio del 2014, scrivevamo ancora: L’attuale Governo del Paese – è una realtà inconfutabile – non è scaturito dalla volontà del cosiddetto popolo italiano, ma è nato dalle beghe interne di un partito, il PD. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio ha tenuto a specificare pubblicamente: “Non abbiamo defenestrato nessuno. Ci sono letture diverse di diversi contesti. Non c’è nessun giudizio personale, nessun complotto di potere. Le forze politiche hanno deciso…”. E’ vero: le “forze politiche” hanno deciso che di Enrico Letta si poteva fare a meno…quelle forze politiche che, da tempo, poco pensano alla collettività che dovrebbero governare e fare crescere.

L’Italia ha reagito mostrando il suo dissenso verso chi da molti  è stato definito (a torto o a ragione) uno “spaccone”. Bene! E ora? Indubbiamente ora si apre un percorso ad ostacoli: non sarà facile riequilibrare una situazione precipitata  nel vuoto dell’impossibile. Il futuro porterà l’immagine di Grillo, o di un Salvini, o di un Berlusconi? Il futuro presenta incognite di varia natura, ma in questo momento (e solo in questo momento) una boccata d’ossigeno, indispensabile per l’Italia: pensate se fosse passato il SI’!…

Chiedetevi cosa accadrà se il Presidente della Repubblica darà incarico sempre al buon Matteo di formare un nuovo Governo…. L’epoca dei Renzi di turno è veramente conclusa?

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