Che prezzo hanno le promesse?

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Sorgi, Dio, a giudicare la terra,

perché a te appartengono tutte le genti

di Guido Di Stefano

In termini matematici si direbbe che la funzione  (e il valore) delle  promesse politico-elettorali tende a zero “al limite temporale” del  domani in esse contenuto.

Intanto non costano nulla gli strombazzamenti con cui vengono lanciate nell’ipotesi anzi nella pretesa di raccogliere i consensi per la vittoria: il promittente realizzatore non ci mette proprio niente di suo se non il fiato necessario per annunciare ogni singola promessa; il resto lo fanno i seguaci (“i fedeli”) orgogliosi di “servire” a qualcosa e/o qualcuno per il soddisfacimento di possibili gratificazioni “ad personam”, consistenti magari in un luminoso sorriso e in una calorosa pacca sulla spalla.

Senza dubbio “errare è umano”: ma l’errore è umano nei  confini del  libero esercizio del proprio convincimento e non viceversa nell’esecuzione passiva di precetti e ordini di “scuderia o bottega” o peggio ancora perché emanati e imposti da “furtive” entità, che potrebbero essersi appropriate delle scuderie-botteghe, a beneficio di pochi insaziabili divoratori delle ricchezze altrui.

Forse grazie alle “interferenze” esterne tutto è diventato motivo di scontro: dalle votazioni “condominiali” ai “referendum”. È proprio il caos e nelle tenebre del caos si levano “echi” riecheggianti i nomi dei difetti e dei nemici  da evitare: difetti  quali intelletto, identità, senso di appartenenza, cultura, libero pensiero, uguaglianza e giustizia (soppiantate dall’ “intuitus personae”), vera fratellanza (senza scopo di lucro) eccetera; nemici quali le nazioni e i governanti di Russi, Siriani , Cinesi, Coreani, Cubani eccetera.

Abbiamo citato i “referendum”, quelli a carattere “istituzionale” soprattutto, oggetto di interferenze sistematiche da parte del “grande fratello” americano presentatosi “nella persona” e, probabilmente, quale procuratore di altri e “disturbati” dalle “minacce e dai lamenti unicorali di “prefiche e cassandre” occidentali e dalle loro “cointeressate” profezie  di sventure. Prefiche e Cassandre? Forse sarebbe il caso di parlare di neri corvacci del malaugurio, pronti a banchettare sui morti futuri e conseguenti alle altrui scelte “sbagliate”  ma evitabili.

Vi ricordate della “Brexit”? Lo zio Sam ha minacciato personalmente i sudditi di Sua Maestà mentre i corvacci volteggiavano e “gracchiavano” sventure! Chissà perché in questi giorni  l’OCSE segnala che l’economia inglese è più vigorosa di quella “asfittica” europea! Il silenzio dei “mainstream” di regime ci porta e prendere per “oro colato” le proiezioni dell’OCSE.

Le elezioni austriache sono pure esse guardate con apprensione dalle prefiche e cassandre: vuoi vedere che questi Austriaci danno un’altra sberla a questa creatura dei buro-pluto-tecno-sauri?

E veniamo al nostro referendum istituzionale! Quante mitiche promesse ha acceso la sua politicizzazione “partitica” e più ancora personalistica! E quante minacce: dagli 80 Euro alla crisi istituzionale e per finire la “tragica” (ma per chi?) previsione di uscita dall’Euro! Non sono mancate le “calcolate interferenze” del grande fratello, il che ci convince che la riforma “imbastita” da pochi non sia in fondo tanto corretta e non sia foriera di bene l’Italia e il circondario (Mediterraneo e UE); per noi Siculi poi potrebbe rappresentare la definitiva cancellazione della nostra identità. Noi non abbiamo testate balistiche al nostro servizio e neppure le tradizionali (purché fedeli) truppe “cammellate”: non abbiamo peso militare ma siamo prigionieri di servitù (o schiavizzazioni) militari, non coperte dal dovuto ristoro miliardario (non ne abbiamo contezza alcuna); per ora è l’amico che ci guarda e ci domina dal cielo, dal mare, dal suolo e dal sottosuolo.

Dicono che la Carta Costituzionale, concepita da tutto l’arco costituzionale del popolo, è vecchia e va obbligatoriamente cambiata anche secondo i voleri imposti da un paio di esponenti, rappresentativi di chi e cosa non riusciamo a comprendere. Ma per quanto ricordiamo che i primi “pruriti” sul rinnovo per una “assoluta” governabilità si manifestarono decenni addietro, circa quarant’anni quando la Costituzione era poco più che trentenne.

Vecchia! Boh! L’età di nazioni, istituzioni e atti costitutivi non si misura con i parametri della vita di un uomo. Se la Nazione Italiana con i suoi 155 anni è GIOVANE, perché l’attuale Carta Costituzionale con i suoi 70 anni circa è VECCHIA?

Al che ci chiediamo: se la carta costituzionale (tutela del popolo e della NAZIONE) di 70 anni è vecchia, come si dovrebbero definire gli ultraottuagenari che ancora occupano gli scranni dei rappresentanti del popolo? E quelli numerosi che hanno trascorso tutta la vita lavorativa sugli scranni del “potere rappresentativo”, beneficiando di tutti gli “onori”  connessi e ampiamente  gratificatori degli oneri? Se hanno veramente “lavorato” saranno senz’altro stanchi e bisognosi del meritato riposo?

E ancora un quesito.  Nella grande “Teocrazia” a noi nota i prelati (alti o bassi che siano) vengono “pensionati” per limiti di età   e ci saranno dei validi motivi mentre non ci sono limiti in democrazia: dove sta la verità?  Noi siamo piccoli e ci muoviamo in un microcosmo: un ultraottuagenario arroccato nelle stanze dei poteri  quali “interessi o ponderazione” può avere  nel “votare” sì o no per strutture o azioni i cui effetti nocivi o buoni saranno valutabili dopo la loro morte e quella dei loro figli, con i nipoti ormai più che maturi? Tutti dobbiamo avere uguali diritti e doveri: ma sembra che domini l’usanza gerontocratica “chi dopo nasce  non trova alloggio” o se volete “chi dopo arriva male alloggia”, perché nella sua ideale concezione la Carta Costituzionale non pone limiti discriminatori, fidando nel senso di responsabilità e moralità individuale.

Eppure funzionò tutto bene nei primi anni! I rappresentanti eletti dal popolo servivano  il popolo e legiferavano per il suo bene: molte leggi erano delle grandi riforme, non proclamate, per il bene del popolo: ma erano ancora giovani  con ideali e non erano incollati alle poltrone.

Poi gli scranni sono diventati appiccicosi e hanno “reso” inamovibili tanti personaggi e loro emuli.  Sono finite le vere riforme  e si è incominciato ad abusare del termine per ingannare e opprimere comodamente il popolo.

No, siamo convinti che non è vecchia e “improduttiva (o lenta)” la Carta Costituzionale: sono le mentalità  “oppressive” che sono vecchie  e improduttivi (anzi devastanti) i cultori dei deliranti sogni “siamo i soli capaci e i migliori”.

Davanti a tutta l’arroganza e le derisioni riscontrate in questo scorcio di terzo millennio  invitiamo tutti i (non onni)potenti nostrani “in primis” e  occidentali in generale a una serena, ponderata  e meditata lettura del  Salmo 82 (o Salmo di Asaf)

 “Dio si alza nell’assemblea divina,

giudica in mezzo agli dei.

   Fino a quando giudicherete iniquamente

e sosterrete la parte degli empi?

   Difendete il debole e l’orfano,

al misero e al povero fate giustizia.

   Salvate il debole e l’indigente,

liberatelo dalla mano degli empi”.

   Non capiscono, non vogliono intendere,

avanzano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra.

   Io ho detto: “Voi siete dei,

siete tutti figli dell’Altissimo”.

   Eppure morirete come ogni uomo,

 cadrete come tutti i potenti.

   Sorgi, Dio, a giudicare la terra,

perché a te appartengono tutte le genti.”

 

Anche se non gradito a tanti è parte della nostra cultura!

 

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