“C’è chi dice NO”. Intervista ESCLUSIVA di Giuseppe Proiti a Vittorio Sgarbi

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Il Castello Ursino – assieme al Teatro Massimo Bellini di Catania – costituisce senz’altro uno dei luoghi di bellezza più importanti, e intellettualmente stimolanti, al mondo. È forse per questo che Giuseppe Proiti ha scelto quell’antica struttura, come sede privilegiata per intervistare il più noto e valoroso critico d’arte di tutti i tempi: Vittorio Sgarbi. Si son persi nei meandri cavillosi dei discorsi, a volte fatti di parole, altre volte di assordanti silenzi. Rimbombava, e faceva paura dentro quelle alte mura, tra un colpo di mano al ciuffo e l’altro, il suo vocione … che conduceva … e che alla fine, anch’esso poi spariva nei “disegni oscuri” della follia. Insieme, dunque, hanno verificato che le ombre delle statue e dei cunicoli, sono anch’esse necessarie, profonde, e non meno importanti dei riflessi dorati delle cornici dei quadri. Non hanno neanche dimenticato quanto è sedimentato nel suo ultimo libro “La Costituzione e la Bellezza”, ovvero che una vita non basta per portare alla luce tutta la bellezza infinita che è custodita nei “Tesori d’Italia” …

“Questa sinergia sta funzionando – commenta Gianni Filippini al fianco di Vittorio Sgarbi e del sindaco Enzo Bianco – perché c’è dietro non un’idea occasionale, ma un progetto. Oltre a fornire contenuti importanti – continua – ci stiamo preoccupando soprattutto di creare una piattaforma, perché questo progetto possa divenire un volano economico per Catania: la mostra deve costituire un momento straordinario per incrementare i flussi turistici e ingenerare ricchezza sul territorio. I dati numerici ci confortano in termini di afflusso dei visitatori e di coinvolgimento dei media, anche con dirette televisive nazionali che solo la presenza di un personaggio del genere può assicurare”.
Direi che quelle constatazioni che fece il dr. Gianni Filippini circa 6 mesi fa, possano risultare veritiere, anche in virtù del fatto che il “Museo della Follia” al Castello Ursino di Catania è stato prorogato fino al 12 febbraio 2017?

Io non mi occupo di flussi turistici e di numeri, ma posso affermare che l’idea è stata un successo: mi ha chiamato il direttore del Teatro Bellini facendomi molti complimenti per la felicità dell’invenzione scenografica nell’allestimento del “Museo della Follia”. Ricevere da un uomo di tetro questo segnale per me è stato gratificante: siamo riusciti a vitalizzare il museo del Castello Ursino, a stabilire una relazione e un’originale compenetrazione fra l’allestimento stabile e la “mostra della follia”, sviluppando tutta una serie di connessioni fra l’uno e l’altra. E questo ha indubbiamente messo in risalto anche il patrimonio locale delle opere che appartengono al Castello Ursino.

Tra le opere d’arte da lei predilette, vi è sicuramente la “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca. Se volessimo tirare in ballo un’artista un po’ “fuori dai canoni”, la poetessa Alda Merini più volte ringraziò Iddio, perché senza quella “straordinaria” esperienza del manicomio, e quindi del dolore, non avrebbe potuto “partorire” tutta quella poesia. Quanto è importante il tema della sofferenza nel mondo dell’arte in genere?

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Penso che il mondo dell’alienazione mentale, per quello che una persona patisce, è terribile. Posso anche affermare che una volta preso atto di quella condizione per così dire “preterintenzionale” di follia, ci sono alcune prospettive positive che stabiliscono questo nesso fra arte e follia, particolarmente fertile di creazione artistica, per quello che è possibile esprimere tramite ogni “forma” che sia degna di essere chiamata Arte. E’ chiaro però che se facessi un sondaggio, le persone non vorrebbero avere nessuna creatività, piuttosto che magari constatare di avere un disagio psichico e sublimarlo in arte. L’anormalità, e tutto ciò che risulta scomodo, spaventa sempre chi è normale!

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“La Costituzione e la Bellezza”: questo libro rappresenta il coronamento di 30 anni di indicazioni che lei da, sulla centralità e grandezza del concetto di Bellezza nella nostra dimensione geografica. L’Italia è il paese più bello del mondo e non può non avere la Bellezza come elemento costituzionale, dunque costitutivo della nostra nazione …

Questo è un libro scritto a quattro mani, l’idea è totalmente di Michele Ainis, come esperto costituzionalista, ma rappresenta un ampliamento dei miei discorsi “futuristi” che da 30 anni a questa parte tengo anche nelle piazze. La nostra Costituzione, sin dal primo articolo, è particolarmente aperta verso il futuro, perché ha indicato il lavoro come veicolo per l’autonomia delle persone. Quello è un articolo fondante, ma può essere integrato come un richiamo alla bellezza, con un preambolo che indichi che non deve essere distrutto ciò che è ragione della nostra identità. E questo viene invece fatto continuamente nei paesaggi, nei beni artistici e architettonici.

 

La nostra Costituzione richiama idealmente il concetto di Bellezza, ma l’Italia, fattivamente, da 50 anni a questa parte è fondata sul brutto, sulla totale mancanza di sensibilità estetica. Se dovessi trovare un titolo parallelo al tema fondamentale de “La Costituzione e la Bellezza”, è d’accordo se scelgo “La decadenza dell’analfabetismo” di Josè Bergamìn? Sembra che si va incontro a un’involuzione… che si è passati dalla cultura della formazione alla cultura dell’emulazione…

 

Che l’Italia negli ultimi 50 anni sia diventata più brutta non vi è dubbio. Questo si è manifestato in maniera evidente da quando è finito l’artigianato e da quando è finita l’ignoranza. I temi che io affronto sono spesso temi fuori dalla posizione prevedibile e politicamente corretta. Questi discorsi, che prima di me li ha fatti Carlo Petrini con “Slow Food”, ma soprattutto Josè Bergamìn con la “Decadenza dell’analfabetismo”, mi sono preoccupato di riesumarli, e ho fatto ripubblicare il testo di Bergamìn per indicare che tutto quello che viene generalmente indicato come sviluppo, come progresso, ha spesso dei risvolti negativi e porta con se una serie di contraddizioni, già a partire della scuola dell’obbligo. Prendiamo il caso di una ragazza di 16 anni che a scuola vede una sua compagna con i jeans tutti rotti. Sai cosa fa? Se li compra pure lei. Poi c’è quell’altro che vede il suo compagno che assume le droghe, e se le prende pure lui. E allora secondo te perché succede? Per contagio, per emulazione. Lo stesso accade oggi nel “mondo dei grandi”. Paradossalmente quando gli italiani erano analfabeti erano molto più colti …

Forse Michel De Montaigne diceva bene: “Io preferisco la compagnia dei contadini perché non sono stati sufficientemente istruiti per ragionare in modo sbagliato”.

Esattamente: il contadino ignorante degli anni ’50 aveva una cultura istintiva molto più formativa rispetto a quella totalmente diseducativa e sterile che passa oggi nelle scuole. Aveva la predisposizione a conservare quell’autenticità di valori e sanità di idee che è tipico della mentalità “della campagna”, oggi estranea alle logiche del potere …

La Costituzione è il libro più importante solo “sulla carta”, ma storicamente è il libro meno letto sin dalla scuola. Questa formula frizzante, abbinata alla Bellezza, è stata allora l’arma vincente?

Assolutamente si. Abbiamo creato un interesse imprevisto su un testo che è quanto mai importante ma che generalmente viene eluso e dato per scontato. Invece così può essere riletto e affrontato attraverso un’interpretazione che ne evidenzia la modernità, la capacità di incidere sul nostro tempo. L’Art. 10, ad esempio, credo sia di particolare attualità ed evidenzia i tratti somatici della nostra Costituzione. Il tema stimolante della Bellezza è stata un’intuizione eccellente di propaganda soprattutto per i giovani. Sono convinto che non hanno mai veramente svelato ai ragazzi l’enigma della bellezza insito nella nostra Costituzione. Ed è questo il motivo per cui sto andando anche in giro nelle scuole a presentare il libro come ho fatto il 28 novembre a Burgio (Agrigento) con gli studenti delle scuole medie.
Le nostre due firme sono quelle di una persona molto conosciuta e di un giurista molto capace che è stata in qualche modo trainata da me nelle classifiche. Vendere un libro sulla Costituzione è stata una buona impresa. Abbiamo scavalcato pure i “vecchi lupi” come Settis, Zagrebelsky, i quali hanno scritto il libro sulla Costituzione nell’imminenza della riforma, minacciata con il referendum del 4 dicembre, che non credo però che avrà il risultato che spera Renzi.

 

In questo libro ci sono allora anche degli elementi utili affinché ci si possa orientare nella scelta per il “si” o per il “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre?

Noi nel libro non abbiamo posto il problema per il “si” o per il “no”, ma in ogni caso io idealmente sono per il “no”, perché non mettano le loro mani di m … sulla Costituzione, sono degli ignoranti come delle capre! Poi una cosa che si chiama “bicameralismo perfetto”, non credo che ci sia una ragione per cui si debba intaccarlo. Le due Camere, è vero che rallentano l’iter di approvazione delle leggi, ma talvolta consentono di “leggere” meglio: se noi avessimo soltanto due gradi di giudizio nel processo penale, avremmo meno possibilità che un innocente se la cavi. Quindi di fatto, avere un “grado di giudizio” come la seconda Camera del Senato è utile per la funzione garantistica che svolge: significa valutare in maniera più opportuna delle proposte di legge che rischierebbero di essere altrimenti prodotti da una Camera dicente e insipiente su cui nessuno può ulteriormente riflettere per indicare una “correzione di rotta”. Oltretutto con la riforma non vogliono abolire il Senato, come sarebbe stato logico, ma vorrebbero tenerlo come la Camera eletta dalle regioni, da dei consiglieri regionali ignoranti come le capre, i quali eleggono dei senatori che durano quanto loro. Per cui quando scade quel consiglio regionale devono nominarne un altro. E allora che razza di senatori sono? A prestito, in affitto? Quindi è chiaro che questa riforma è fatta da delle mani assolutamente inette. Per cui mi sento liberamente di dire: “dalla Boschi vogliamo bacini, non riforme”!

Un’ultima domanda futurista professor Sgarbi: L’Italia è “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” o sulla ricerca del lavoro? Tre milioni e mezzo di disoccupati …

Beh questa è una contraddizione finora irrisolta! Infatti quello che stupisce della Costituzione, anche nell’articolo 3, è quello che ancora non è realizzato! Cioè la Costituzione ha indicato una serie di obiettivi, come se fossero dei valori accertati e invece sono ancora da conquistare … una buona ragione dunque per non cambiarla …

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