Nel Mediterraneo c’è di tutto: oggi ci sono anche i pirati…

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di Salvo Barbagallo

 

Potremmo essere tacciati di narcisismo perché spesso facciamo riferimento a nostri articoli scritti in precedenza, quando trattiamo l’argomento “Mediterraneo”, quasi a dire “Ah, noi lo avevamo detto!”.Anche adesso faremo riferimento a nostri precedenti interventi, ma dopo avere “riportato” una notizia appresa attraverso il giornale online “Analisi Difesa”, nell’Editoriale a firma di Gianandrea Gaiani: Dopo clandestini e terroristi ora dalla Libia arrivano anche i pirati.

La nave Bourbon-Argos
La nave Bourbon-Argos

Scrive Gianandrea Gaiani: La nave di soccorso Bourbon Argos, gestita dell’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) e impiegata per raccogliere immigrati clandestini e sbarcarli in Italia, è stata attaccata da un gruppo di uomini armati a largo delle coste libiche. Lo ha riferito un comunicato di Msf il 25 agosto che ha precisato però che l’attacco si è verificato una settimana prima, il 17 agosto (…) Alcuni uomini armati a bordo di barchini si sono avvicinati alla Bourbon Argos e hanno iniziato a sparare da una distanza di circa 400 metri. Successivamente sono saliti a bordo dove il personale di MSF e gli uomini dell’equipaggio si sono chiusi nell’area protetta e blindata dell’imbarcazione (…) “Anche se non conosciamo l’identità degli aggressori o la loro motivazione, da una nostra prima ricostruzione dei fatti riteniamo che fossero dei professionisti e ben addestrati”, sottolinea Stefano Argenziano, coordinatore delle operazioni di Msf. “Si tratta di un attacco serio e preoccupante, perché gli spari verso la nave avrebbero potuto mettere in serio pericolo il nostro staff” (…) L’attacco sarebbe avvenuto a circa 24 miglia nautiche a nord delle coste libiche, si legge nel comunicato di MSF, quindi in acque internazionali dove dovrebbe essere attiva la protezione delle rotte garantita dall’Operazione militare italiana “Mare Sicuro” e dove dovrebbero operare anche le navi della flotta europea “Eunvfor Med/Operazione Sophia” che avrebbe (sulla carta) persino il compito di contrastare i trafficanti di esseri umani e di “interromperne il modello di business” (…) Molti gli aspetti da chiarire sull’arrembaggio alla Bourbon Argos. Perché la notizia dell’attacco è stata resa nota da MSF solo una settimana dopo? (…). Perché Marina, Guardia Costiera e in generale le autorità italiane non hanno comunicato l’avvenuto abbordaggio né fornito dettagli in proposito? (…) Troppi gli interrogativi senza risposta. In fondo non si tratta certo di un episodio di poco conto, anzi, siamo di fronte al primo grave caso di pirateria che si registri nel Mediterraneo dai tempi dei pirati albanesi della “tortuga” di Saranda che nel 1997, quando l’Albania era in preda al caos, attaccavano gli yacht al largo di Corfù per derubarne i passeggeri(…).

navLegittimi e comprensibili gli interrogativi che si è posto Gianandrea Gaiani che nel suo Editoriale ricorda anche che Nel febbraio 2015 trafficanti libici a bordo di un motoscafo aprirono il fuoco con i kalashnikov contro una motovedetta della Guardia Costiera italiana impegnata a imbarcare immigrati illegali, sottolineando a conclusione che L’abbordaggio al Bourbon Argos è quindi una notizia molto grave per molte ragioni. Innanzitutto conferma che nel Mediterraneo centrale i trafficanti di esseri umani, arricchitisi (5-6 miliardi incassati solo l’anno scorso secondo l’Europol) grazie alle demenziali operazioni militari e civili che trasferiscono in Italia chiunque paghi i criminali, stanno compiendo un salto di qualità puntando anche ad azioni di pirateria che potenzialmente possono  minacciare il traffico mercantile e le piattaforme off-shore. L’arrembaggio alla nave di MSF, rimasta per quasi un’ora nelle mani dei criminali, dimostra inoltre che la copertura offerta da ben quattro flotte (quella della Guardia Costiera italiana, “Mare Sicuro” della Marina Italiana, “Triton” dell’agenzia europea delle frontiere Frontex e “Eunavfor Med/Operazione Sophia” della Ue), non è in grado di garantire la sicurezza della navigazione nel Canale di Sicilia e al largo delle coste libiche (…). Il vero problema, che spiegherebbe anche il basso profilo assunto dalla politica sulla vicenda del Bourbon Argos, è che stiamo perdendo il controllo dello specchio di mare di fronte alle coste meridionali italiane così come l’ormai incontrollata presenza di clandestini sta comportando la perdita del controllo del territorio in molte zone d’Italia.

Portaerei USA nel Mediterraneo
Portaerei USA nel Mediterraneo

Mariano Alberto Vignali sul quotidiano La Stampa di ieri (venerdì 2 settembre) in un suo reportage rileva che Una flotta da guerra tra le più moderne, truppe d’assalto anfibio e l’occhio invisibile dei sommergibili o dei droni: così la Marina militare difende il confine sud dell’Europa dalla minaccia jihadista dell’Isis e garantisce la sicurezza della navigazione nel Mediterraneo centrale. È l’Operazione «Mare Sicuro», a capo della quale c’è il contrammiraglio Alberto Maffeis, che così dichiara a Vignali nel corso dell’intervista concessagli: Mare Sicuro è un intervento che nasce a seguito della crisi libica ed è un dispositivo aeronavale tutto italiano, il maggiore presente oggi in questa tratta del Mediterraneo, che si occupa di garantire la sorveglianza marittima ed il ripristino dell’uso legittimo del mare, con baricentro nelle acque prospicienti la Libia. Siamo di contrasto alle organizzazioni criminali dedite ai traffici illeciti, attuiamo sorveglianza verso le formazioni jihadiste, contro rischi di infiltrazione del terrorismo, e facciamo raccolta di informazioni. Ma non solo: garantiamo la sicurezza delle unità mercantili o di soccorso italiane in zona, comprese le piattaforme e tutta la rete delle fonti strategiche energetiche; lo stesso per le rotte commerciali e le navi mercantili, fra cui la flotta di pescherecci che è una della maggiori al mondo. Vi è una media di 20 pescherecci italiani presenti in aree a rischio, quali quella a nord di Misurata e a nord di Bengasi (…).

Il 18 gennaio scorso noi scrivevamo: Il Mediterraneo da tempo è stato stravolto, da tempo non è più la “culla della civiltà”, ma è stato trasformato in un mare dove, in un modo o in un altro, vengono alimentate guerre nei Paesi costieri e non. E non solo: Il Mediterraneo oggi è un mare affollato, la Sicilia un’Isola che serve militarmente agli altri (…). E il 13 giugno scorso: Gli avvenimenti hanno una tale sconcertante “ripetitività” che, a volte, ci si chiede se abbia senso portare all’attenzione cose già dette: è un dejà vu che – bisogna ammetterlo – ha dell’inquietante. Il Mediterraneo da secoli e secoli è stato al centro dei mondi che si sono succeduti, lo è ancora nel Terzo Millennio e le sue acque sono solcate dal naviglio più particolare: dalle petroliere alle navi da crociera, dai barconi dei migranti/profughi alle navi da guerra. Il Mediterraneo oggi è un mare fin troppo affollato e sulle sue onde non si rincorrono i delfini ma sottomarini e portaerei che cercano (?) contrapposizioni (…). E il 9 agosto scorso: Mediterraneo non più culla della civiltà, non più mare di pace, ora solo mare di disperazione, speranza e di guerra. Il Mediterraneo oggi è l’immagine del futuro incerto che si prospetta all’Europa e al mondo intero per quanto accade nei suoi Paesi rivieraschi e un poco oltre. Dai migranti/profughi alle navi pronte a salvarli, alle flotte pronte e in parte già attive per portare stabilizzazione a suon di missili e bombe nelle aree dove i conflitti sono più accesi e là dove si annida la matrice del terrorismo jihadista (…).

Ora nel Mediterraneo si registra la presenza dei pirati? Ben poca cosa a fronte delle innumerevoli navi da “guerra” italiane, a fronte delle navi da guerra della VI Flotta USA, a fronte delle navi da guerre russe di Putin, a fronte di tutte quelle navi da “guerra” di altri Paesi noti e ignoti che scorazzano indisturbate e con finalità che non sono solo di soccorso a chi, disperato, fugge dalle guerre.

Perché preoccuparsi dei “pirati” a fronte di tanti problemi più pressanti?

Perdonateci l’ironia…

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