Civis romanus sum. Caesarem appello.

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di Guido Di Stefano

 

Due affermazioni sintetiche che racchiudono la vera grandezza di un dominio, divenuto impero sconfinato e capace di “comporre in pace tutto il mondo”.

Letteralmente  si traducono  “Sono cittadino romano” la prima  e “Mi appello a Cesare” la seconda. Ma i loro significati e contenuti trascendono le parole e si espandono all’infinito.

Si respira l’orgoglio dell’appartenenza nelle prime tre parole: la fierezza di essere parte del grande impero romano con tutti i diritti e doveri, privilegi e oneri che ne derivavano; e ciò a prescindere dalle origini, dalla cultura, dalle credenze, dalle idee, da tutto purché non in guerra o in opposizione con “Roma”.

Le altre esprimono la somma fiducia nelle istituzioni sociali e civili (giustizia per prima) di Roma: l’imperatore incarnava (nell’immaginario ufficiale)  il meglio della civiltà,  e “brillava” come garante della libertà, della verità, della giustizia.

Poche parole bastavano per reclamare i propri diritti di cittadino romano e l’appello a Cesare era una richiesta inalienabile, cui nessuno osava opporsi.

Riflettiamo: cinque parole, pronunciate nel giusto ordine, valevano ben più dei moderni faldoni zeppi di carte bollate (in Italia) o quantomeno gonfi di citazioni, riferimenti normativi e documenti originali o in copia riconosciuta (conforme); fermo restando che in occidente al giorno d’oggi c’è ben poco di cui essere orgogliosi e scarseggiano  i giudici liberi da qualsiasi condizionamento (fisico, morale, professionale) o come si diceva un tempo “senza macchia e senza paura” .

D’altra parte di cosa dovremmo essere orgogliosi noi occidentali? Quale istituzione occidentale non ha annoverato ai vertici personaggi discussi, chiacchierati, abbracciati ai sacerdoti del dio denaro, inclini alla vendetta, alla guerra, alla cortigianeria, alla menzogna, alla disinformazione? Quanti scandali sono stati celati od “ovattati” da tanti organi di informazione sudditi dei regimi.

Di cosa possiamo essere fieri? ONU con sede a New York? NATO con scenografie e registi di Washington? UE con governo commissariale di nominati da misteriosi capi? Governi  non elettivi? Federazioni Sportive Internazionali con vertici smaccatamente  “filo-occidentali” (un amore “armato”) capaci di trasformare eventi nati per pacificare in occasioni di guerre politiche? Quelle istituzioni che da oltre un secolo vedono e maledicono i demoni a oriente, mentre invece sembra che vogliono accarezzare e accompagnarsi con il dio denaro a occidente? Quelli che assegnano attestati di pace a certe persone che poi si dimostrano guerrafondai incalliti?

Nessuno a occidente ha mai capito, dopo la caduta dell’impero romano, come si costruisce un grande impero.

Soprattutto gli yankee ci sembrano i meno adatti o, se volete, meno capaci; a nostro avviso la loro mentalità è rimasta quella delle guerre indiane, incline  cioè a provocare e distruggere standosene al sicuro nei palazzi del potere.

Ripercorrendo la storia in genere e quella  romana in particolare e con esse  tanti bei trattati e detti del mondo intero possiamo rintracciare quello che hanno dimenticato di studiare e assimilare gli aspiranti “imperatori” che massacrarono e massacrano i popoli.

Lo status di cittadino romano non era legato alla nascita o discendenza Romana o Italica. Così fu che anche Paolo di Tarso si fregiò orgoglioso di detto “status” , scrigno inviolabile di diritti e doveri, e si appellò a Cesare: lui uomo colto e saggio ricusò i suoi giudici “locali” non per ipotetica “legittima suspicione” ma per la piena consapevolezza che i “locali” erano suscettibili di influenze e condizionamenti da parte delle “congreghe  e botteghe” (alias comitati d’affari) operanti lontano da Roma; e preferì la “superiore” giustizia di Nerone (classato dai neocon come folle e spietato) piuttosto che la “scontata” giustizia dei “razionali” (?) giudici davanti a lui, probabilmente prodotti e/o servi del manuale “Cencelli” di allora.

Rivisitiamo un poco i tempi e le opere che furono.

I Romani non cancellarono le memorie dei confini tra nazioni e popoli. In linea di massima non cancellarono l’identità di alcun popolo.

Portarono rispetto per le altrui culture e ne assimilarono i migliori aspetti.

Non invasero mai con l’ipocrita (supinamente divulgata da molti servi occidentali) scusa di esportare civiltà e diritto ma sempre con il dichiarato intento dei vantaggi politici, economici, militari: poi seguiva l’esportazione (o imposizione) della “pax romana” caratterizzata da diritti e doveri, per i tempi, abbastanza bilanciati.

Non si dedicarono ai massacri gratuiti e alla destabilizzazione sistematica degli altri popoli e alla destabilizzazione dei loro “governi”.

Non scatenarono ondate migratorie dalle regioni da loro occupate verso il centro dell’Europa (Sicilia e isole, Italia, impero periferico e centrale.

Non inventarono minacce e pericoli immaginari.

Non demonizzavano i nemici al solo fine di unire col terrore i sudditi dell’impero li combattevano sul campo.

Erano politeisti ma non succubi adoratori del denaro.

Di conseguenza non praticavano “ritualmente” l’economia di predazione.

Le guide (oggi si dice leaders) erano colte e preparate di proprio e/o all’uopo si circondavano da veri esperti e veri dotti.

Non erano perfetti ma erano coscienti di essere umani e perfettibili.

E per chiudere evidenziamo che praticavano il “diritto” tant’è che rispettavano la parola data, gli accordi e i trattati infinitamente di più e meglio dei contemporanei giudici-poliziotti occidentali e dei loro servitori e propalatori.

Tanto per fare degli esempi di attualità:

1) dov’è finito il trattato di Parigi del 1947, violata dal 1950 in danno di Sicilia, Sardegna, Italia e altre nazioni? 2) dov’è finito lo spirito dell’ONU?

3) dov’è finito lo spirito di tante istituzioni nate per servire tutti glo umani?

4) dove sono finiti dialogo, fratellanza, carità, coesistenza, pace, ecc. , tutti i beni da non monetizzare, tanto predicati e sbandierati dalle tonanti trombe laiche e religiose?

5) insomma dove sono finite tutte le “volontà” di luce, verità, vita, pace e benessere?

Forse siamo cattivi ma vediamo una sola risposta-domanda: “nei caveau” delle banche o nelle “secrete” dei palazzi del potere!?

Continuando con la nostra debole requisitoria chiediamo ancora agli aspiranti “Cesare”: 1) avete studiato seriamente la storia? 2) avete rivisitato la storia alla luce delle nuove tecnologie? 3)oltre a “Superman” o l’Uomo ragno” avete letto testi come il cinese “L’arte della guerra” o il machiavellico “Il principe”?  4) pensate veramente che dissertare di Hearthland, Rimland, Great Game, Politishe Geographie, World Island, Restore Hope, Grande Scacchiera, Scontro delle civiltà, Incontro delle civiltà e delle identità culturali, geopolitica, geostrategia, geoeconomia  (tutte teorie e trattati di pensatori occidentali, qualcuno ancora vivente) vi renderà stabili signori del mondo? 5) nessuno vi ha mai detto che in laboratorio  o dietro le cattedre o dietro i tavoli delle conferenze funziona tutto e il contrario di tutto? 6) avete mai cosiderato che il fattore umano è sempre determinante; 7) e la perfetta conoscenza del “territorio?; 8) e che l’uomo è una costante universale? 9) e che nella sua “costanza” è imprevedibile perché imprevedibili sono le scintille creative e/o distruttive?; 10) e del libero arbitrio, posseduto dall’uomo per divina concessione?; 11) chi siete voi che vi atteggiate a potenti per stabilire cosa è bene e cosa è male? ; 12) forse siete “diretti” da Satana ? 13) o forse siete voi stessi  l’incarnazione del “grande Satana” , come ripetutamente enunciato ad Oriente? 14) e poi, per finire, perché noi  Siciliani dobbiamo odiare Iraniani, Russi, Cinesi e quant’altri si oppongono al “non Cesare” yankee? 15) forse perché alcuni (s)governanti senza scrupoli ci hanno (s)venduti agli invasori nonché violatori dei trattati da oltre un secolo?

Non ci resta che sperare!

E noi speriamo che la salvezza della cultura del disastrato occidente e della cultura del mondo intero venga proprio da quell’oriente che protervi e limitati umani (che sembrano aver rinunciato al bene dell’intelletto) ci additano senza sosta come irriducibile nemico: perché “altrove” non c’è luce.

Perché temiamo che solo un miracolo può “restituire”  all’occidente statisti veramente umani e come tali orgogliosamente  liberi e giusti, portatori di luce, speranza , pace e vita.

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