Italia, culla del Diritto (e la sua bara)

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di Valter Vecellio

 

L’allarme risale all’agosto scorso. Secondo un pre-rapporto dell’associazione Antigone aumenta il numero dei detenuti. Al 30 giugno 2016 oscillava intorno alle 54 mila unità. Non siamo ai quasi 70 mila del 2010, ma il dato è comunque inquietante: perché la capienza delle nostre carceri è di 49.700 posti, e quindi c’è un surplus di oltre quattromila detenuti; e perché la popolazione carceraria tende ad aumentare. Secondo Antigone, la spiegazione va ricercata nell’aumento dei ‘presunti innocenti’: soprattutto stranieri detenuti in attesa di primo giudizio.

Alessio Scandurra, uno dei responsabili di Antigone spiega che si tratta di una crescita piccola, lenta, «però inizia sempre così: quando la popolazione detenuta inizia a crescere, se non si pongono argini, rimedi, è solo questione di tempo e il sistema torna a scoppiare».

Ora, a disposizione, ecco i dati ufficiali sulla carcerazione preventiva, contenuti nella ‘Relazione sulle misure cautelari personali’ predisposte dal ministero della Giustizia. Dati a dir poco inquietanti. Nel 2015 sono state emesse 12.959 misure cautelari. Quelle in carcere sono state 6.016 casi, il 46 per cento del totale; 3.704 gli arresti domiciliari, il 29 per cento dei casi; per 1.430 persone si è disposto  l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (11 per cento circa): il divieto e l’obbligo di dimora (1.288 casi); l’allontanamento dalla casa familiare (497 casi); per 24 casi la custodia cautelare in luogo di cura. Sono comunque cifre parziali: solo 48 uffici giudiziari su 136 hanno messo a disposizione i loro dati; e non sono disponibili quelli delle Direzioni Distrettuali Antimafia.

Nella relazione del ministero della Giustizia c’è un particolare capitolo dedicato all’analisi dei procedimenti ‘cautelati’ definiti con sentenze assolutorie. Si sottolinea che «la ridotta percentuale di almeno un grado del procedimento di merito nell’anno di applicazione della misura cautelare non consente valutazioni statisticamente affidabili sull’entità del fenomeno della smentita all’esito del giudizio della prognosi di colpevolezza formulata ai sensi dell’articolo 273». Fatta la premessa, tuttavia…

Tuttavia, nel 2015 dei procedimenti definiti ‘cautelati’, 42 risultano definiti con sentenza assolutoria definitiva; altri 156 risultano definiti con sentenza assolutoria non definitiva. Nello specifico: le «assoluzioni definitive impattano 14 procedimenti con misura carceraria e 15 con misura detentiva domiciliare…quelle non definitive 69 procedimenti con misura carceraria e 52 con misura degli arresti domiciliari». Fuori dal gergo giudiziario: quasi duecento persone sottoposte a misure cautelari, processate e assolte. Definitivamente o meno. Un’assoluzione ogni due giorni, ma giova ricordare che si parla di dati che provengono da meno della metà dei distretti giudiziari. Dunque si è autorizzati a credere che ogni giorno, comprese le domeniche e le feste, un cittadino viene incarcerato, e poi dichiarato innocente (e sconta e patisce una ingiusta carcerazione, poco importa, a questo punto se di qualche giorno, settimana o mesi).

L’unico grande Tribunale ad aver fornito i dati richiesti dal ministero è stato quello di Napoli: 2.275 misure cautelari emesse, 1.227 carcerazioni preventive. E ancora: «Su 321 procedimenti in cui si è ricorso alla misura detentiva in carcere e per i quali è stato emesso un giudizio», in 292 casi si è arrivati a sentenza di condanna. Il 91 per cento. Significa che nel 9 per cento dei casi, si è trattato di persone arrestate e poi giudicate innocenti: 25 assoluzioni e cinque «non luogo a procedere o non doversi procedere».

La detenzione, insomma, non è la risorsa ultima a cui ricorrere, e con molta cautela. Seconda considerazione: se il Ministero della Giustizia chiede dei dati, come mai solo 48 uffici giudiziari su 136 li forniscono, e tra quelli di una certa dimensione, solo Napoli? E come mai le Direzioni Distrettuali Antimafia non comunicano i loro dati? E dal Ministero della Giustizia ci si è limitati a prendere atto della situazione di non disponibilità, oppure si sono messe in cantiere iniziative perché questi dati siano disponibili e conoscibili?

 

 

 

 

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