Intervista al giovane rapper siciliano Sali Sala

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di Nello Cristaudo

 

 

Da quasi un trentennio  a questa parte, nella scena musicale italiana, ha fatto la sua comparsa un genere nuovo: il rap. Il rap  nasce come parte di un movimento culturale più grande chiamato “hip hop” nato negli Stati Uniti d’America verso la fine degli anni sessanta e diventato parte di spicco della cultura contemporanea. Il rap consiste essenzialmente nel “parlare” seguendo un certo ritmo; questa tecnica vocale è eseguita da un MC (freestyler), mentre il DJ (turntablist, beatmaking, scratching) accompagna l’MC. I quattro elementi della cultura hip hop sono il writing (graffiti), la breakdance, il Rapping o MCing e il DJing. Questa cultura è nata presso la comunità afroamericana e latinoamericana] di New York nei primi anni settanta, come un riadattamento americano del DJ style, uno stile di reggae giamaicano ritenuto il principale precursore di questo genere.

Questo tipo di musica, spesso molto criticata per i modi non certo melodiosi cui ci ha abituato il bel canto all’italiana, riesce a coinvolgere le nuove generazioni che,  attraverso questo cantare parlato , esprimono le   emozioni , le sensazioni ed i sentimenti troppo spesso tenute lungamente chiuse in loro.

Questa sequenza di versi molto ritmati, incentrati su tecniche come rime baciate, assonanze-consonanze ed allitterazioni, ha saputo coinvolgere il mondo giovanile e verso la fine degli anni ’80 ha fatto ingresso nel contesto musicale italiano sfornando diversi nomi ormai divenuti famosi: Jovanotti (antesignano dei rapper italiani)  Sangue Misto, Bassi Maestro e i Radical Stuff, che  rappavano prevalentemente in inglese testi propri sui modelli statunitensi, specializzandosi non solo nel rap ma in tutte le discipline dell’hip hop. Negli anni novanta è stata, invece la volta di  Articolo 31, Bassi Maestro e Kaos One, Neffa ed altri. Per giungere ai nostri giorni con i famosi J Ax, Fedez, Fabrui Fibra,  Emis Killa, Salmo, Clementino, Vacca, Rocco Hunt e Moreno, che con la loro musica e i loro testi  hanno dato l’ispirazione a parecchi giovani a cimentarsi in questo settore.

Viene da Palermo la risposta siciliana ai rapper più famosi: Pietro Salerno, 19 anni, appena diplomato all’istituto tecnico per il turismo, appassionato di arti marziali Judo e Karate e campione italiano di dette discipline, che fra il nome ed il cognome ha messo l’acronimo MC (Master of Cerimonies maestro delle cerimonie ovvero colui che sa intrattenere) e che ha scelto il nome d’arte Sali Sala. Abbiamo sentito alcune tracce del suo ultimo lavoro rimanendo colpiti della capacità di lanciare messaggi con la sua musica ed i suoi testi: versi scritti da lui stesso, mentre le musiche sono di Daniele Manca,  che ben si inseriscono in un contesto underground metropolitano di una novella poesia che arriva direttamente senza molti preamboli e bizantinismi vari. Ci siamo intrattenuti in una piacevole intervista che di seguito riportiamo.

Pietro 1A quali rapper italiani ti ispiri ? C’è qualcuno in particolare di loro che alimenta la tua capacità creativa?

Mi sono avvicinato a questo stile musicale, ascoltando “Mr. Simpatia” di Fabri Fibra; quindi il rapper che ha dato un punto di inizio alla mia ispirazione è stato proprio lui. Ha fatto sviluppare in me, un forte senso di ironia e comicità che cela, ma non troppo, il significato serio del testo. Quindi è proprio lui il rapper italiano a cui mi sono ispirato di più.

Cosa rappresenta per te l’hip hop? Ti senti più un Mc ossia un freestyler o un turnatablist ?

L’Hip Hop è una vera e propria cultura. Per vivere nell’hip hop devi essere hip hop! Io l’ho sempre interpretata come una cultura di pace e la maggiore sostenitrice della “Resistenza non violenta ” bisogna protestare contro il sistema sbagliato, esprimere tutto ciò che si sente, farsi sentire, senza ricorrere alle armi da fuoco, ma usando un’arma ancora più forte , l’arte! Che sia writer , breaker, rapper o turntablist. Ognuno di noi ha voglia di esprimere la propria arte, e deve farlo, ma solo se lo si sente veramente dentro! Io mi sento più un Mc, ho cominciato a fare rap , facendo freestyle con gli amici giù in piazza, quindi il freestyle resterà sempre dentro me come punto più incisivo della mia formazione!

Il reggae giamaicano, ritenuto il principale precursore di questo genere, che ruolo ha avuto nel tuo divenire rapper? C’è qualcuno che magari hai potuto emulare?

Il raggae ha fatto proprio la storia, è uno stile super comunicativo con delle melodie soggettivamente parlando, sublimi. Ad essere sincero, non l’ho mai ascoltato tantissimo però quel poco che so me lo ha comunicato il leggendario Bob Marley con i suoi testi che sapevano far spuntare sorrisi e lacrime di commozione. Quindi un vero è proprio stile emozionante

Pietro 2I tuoi brani sono più strumentali o misti cioè strumentali e parlati?

Ovviamente i miei brani sono più che altro strumentali e parlati. Tengo moltissimo alle parole di una canzone, sono proprio quelle che in primis devono darti l’emozione più forte essendo più incisive. La strumentale è anch’essa importante perché dà notevole ed ulteriore forza alle parole e ne può anche esaltare il significato. Quindi strumentale e testo devono camminare di pari passo!

Di cosa parli nei tuoi pezzi di rap? Quali sono gli argomenti che stimolano la tua inventiva?

Gli argomenti dei miei testi sono molto vari, spesso mi ispiro a ciò che mi succede o a qualsiasi cosa che mi dia emozione: la mia terra , la Sicilia e la mia città, Palermo sono gli argomenti di cui parlo di più perché provo un amore profondo per il posto in cui vivo. La mia inventiva viene stimolata da qualsiasi cosa può causarmi una forte emozione positiva o negativa che sia!

Ritieni che un rapper debba parlare ed affrontare temi di carattere culturale, sociale e politico come la mafia, l’ecologia, l’ambiente la politica? O si deve limitare a far passare solo dei momenti di puro e sano relax con la musica magari “sparata a bomba” ?

Parlare di argomenti sociali, politici è la cosa principale che un rapper deve fare perché rientra nella cultura hip hop nata, appunto, per descrivere i problemi sociali degli afroamericani. La mafia è la piaga della nostra terra che ho trattato di più nei miei testi, come “La mia Terra” perché il rap è un grande mezzo di comunicazione sopratutto un mezzo per tramandare messaggi ai ragazzi che possono comprendere meglio, ascoltando canzoni, le piaghe che affliggono la società moderna.

Reputi il tuo genere rivoluzionario: uno stile fatto da un suono scarno ed essenziale ma potente ed infarcito di riff di chitarra come quello della  “golden age” del rap oppure più moderno e dinamico, infarcito di freestyle con rime come le poesie a braccio?

Il mio stile lo potrei ricollegare ai vecchi momenti freestyle della vecchia scuola e non una grande stile innovativo come la “Golden age”. Ma forse per il semplice motivo che lo stile su cui ho iniziato ad ispirarmi è proprio l’old school.

Come consideri i più attuali importanti rapper italiani come JAx, Fedez, Fabri Fibra, Emis Killa, Clementino, Emanuele Frasca, Vacca e Moreno? Hanno avuto un ruolo particolare dandoti spunti per la tua musica?

Uno spunto essenziale alla mia musica mi è stato dato da Fabri Fibra, dai suoi testi ho ripreso un po’ lo stile che adopero adesso. Gli altri rapper italiani sono anche molto bravi: J-ax ha partecipato a scrivere la storia dell’hip hop italiano con gli articolo 31 e anche da solista . Fedez non rispecchia i miei gusti, non conosco bene la sua storia, ma penso sia molto lontano dal rapper di strada e dalla “Gavetta” partita dal basso. Credo che Moreno sia un bravo freestyler ma non lo reputo un grande poeta nei testi e non condivido l’idea del successo tramite i talent come “Amici”.

Consideri il rap italiano la trasposizione di quello americano, legato anch’esso alla cultura dell’hip hop, o pensi che abbia un suo stile unico riconoscibile e diverso dagli altri?

Il rap italiano penso che sia nato all’inizio prendendo un forte spunto da quello americano d’origine, ma ovviamente, adattandosi alla cultura e alla musica già presente in Italia negli anni 90. Ritengo che lo stile che lo ha contraddistinto è sempre stato la vastità di altri generi musicali presenti nel rap italiano.

So che sei uno sportivo e sei cintura nera di judo e karate. Come concili lo sport con il tuo impegno musicale e con gli amici?

È molto dura riuscire a portare a termine tutto, ma quando si ha la passione niente è impossibile. Fin da piccolo le arti marziali hanno fatto parte della mia vita e vi resteranno ancora per molto tempo. Allenandomi due volte al giorno riesco lo stesso a vedermi con gli amici e a lavorare sfruttando piccoli spazi di tempo a disposizione .

Pietro 3Cosa ti aspetti dal mondo del rap? Cosa pensi ti possa dare per la vita?

I miei ultimi pezzi, che sono quelli a cui tengo di più, fanno parte di un LP intitolato “Tra Sogno&Realtà” dove il significato è già racchiuso nel titolo. I testi parlano delle mie esperienze ma in forma generalizzata in modo che possano riguardare ognuno di noi.  Il raggiungimento del nostri sogni e dei nostri obbiettivi può essere portato a termine ma spesso la realtà ce lo nega. Malgrado ciò  non bisogna darsi per vinti ed è necessario  continuare a coltivare le proprie ambizioni.  Inoltre, nei miei testi,  sono racchiusi anche gli amori della mia vita ed  un pezzo è dedicato al mio amore per il rap, mentre in  un altro pezzo narro la mia passione  per la Sicilia:  di quest’ultimo ho girato un video ufficiale intitolato “La mia terra”, rintracciabile su youtube con il mio nome Sali Sala.

Quale messaggio vuoi che passi attraverso i tuoi brani e che consiglio daresti ai tuoi coetanei che vorrebbero cimentarsi in questo stile musicale?

Ovviamente mi aspetto che tutti i miei sacrifici diano i loro frutti, che un giorno possa lavorare con la mia passione e riuscire a guadagnare. Ma il mio fondamento principale sarà sempre quello di fare buona musica per me stesso e per gli altri. Ai miei coetanei dico che cimentarsi in questo stile non è semplice ma se c’è la passione ci si riesce e bisogna saper sacrificarsi. Le parole chiave che devono passare sono : PASSIONE, AMORE, CONOSCENZA, STUDIO, IMPEGNO. Per una buona carriera queste sono una buona base, senza queste è molto difficile andare avanti. Infine desidero che passi il messaggio di legalità, di pace, di giustizia e di amore.

Consideri il rap una forma d’arte alla stregua della poesia o della scrittura attraverso il quale dare voce ai tuoi sentimenti e alle tue emozioni?

Per esprimere i propri sentimenti e la proprie emozioni non c’è cosa migliore della musica. Il rap è il modo moderno per poterlo fare che risulta molto più incisivo soprattutto fra noi giovani, ma resta sempre il miglior modo per far passare dei messaggi: una sorta di moderna ed attuale poesia cui poter dare ampio spazio ai propri sentimenti e alle emozioni. In fondo anche il rap ha le sue regole ritmiche e metriche come nella poesia.

Come mai ti sei affibbiato il nome di Sali Sala a cosa è dovuto?

Sali Sala nasce da un nomignolo che i miei amici mi dettero quando ero bambino, mi chiamavano “Sali” perché mi chiamo Salerno di cognome ed era per abbreviarlo. Successivamente, scrivendo testi, ho associato “Sala ” perché musicalmente suonava molto bene ed è poi restato così.

Come si può notare, malgrado la giovane età, il rapper siciliano Sali Sala  ha le idee chiare su ciò che si aspetta da questa forma di arte e la considera una sorta di disciplina alla stregua di quelle da lui praticate nello sport. Spesso, il rap, è stato considerato  come il figlio minore di una musica più colta, che bistrattava questo genere perché non proveniva  da origini musicali classiche.  Riscopriamo, attraverso la musica e le parole di Sali Sala,  questo genere dando fiducia ai nostri giovani che dimostrano di essere preparati e sensibili.

Pietro 5

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