Giulio Base, con “Ciao Brother” si confessa

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INTERVISTA ESCLUSIVA

Durante la 62esima edizione del TaoFilmFest,

Giuseppe Stefano Proiti ha incontrato e intervistato il regista e attore Giulio Base

 

di Giuseppe Stefano Proiti

 

Ciao Brother, in sala dal 9 giugno, con la sceneggiatura di Giulio Base e la regia di Nicola Barnaba, si rivela oltre ogni previsione un grande successo. Ha registrato la media spettatori più alta ed è l’unico film italiano nell’ultimo weekend a comparire nella classifica dei maggiori dieci incassi. È stato definito dalla critica cinematografica «una commedia divertente e genuina, dove si ride senza volgarità gratuite».
Pablo e Pedro, ovvero Fabrizio Nardi e Nico Di Renzo – il celebre duo comico di Zelig – si consacrano da protagonisti sul grande schermo. Il cast è ricco di nomi altisonanti: Benedicta Boccoli, Emanuela Aurizi, Mietta (che torna sulla scena pubblica con due nuovi brani inediti: Another Dream e Non Sei Solo, colonna sonora di questo film) e la partecipazione di Francesca Della Ragione, Claudia Tosoni, Clayton Norcross, Massimo Ceccherini, Roberto Ciufoli.


TRAMA

Angelo (Pablo) un quarantenne simpatico e un po’ truffaldino, si ritrova a dover fuggire a Los Angeles dopo aver venduto dei quadri falsi. Giunto in California senza un soldo e con le carte di credito bloccate, si arrangia come può, dormendo anche per strada. Un giorno, scopre che un ricco imprenditore italo-americano è morto, lasciando un’enorme eredità al figlio George (Pedro), e nota che il caro estinto gli somiglia moltissimo. Così, Angelo si presenta a casa di George, sostenendo (senza fornire alcuna prova) di essere suo fratello. Tra gag, colpi di scena e situazioni folli, i due fratelli acquisiti finiranno per diventare amici per la pelle.


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INTERVISTA ALLO SCENEGGIATORE GIULIO BASE

Clayton Norcross (nel film veste i panni di un noto imprenditore americano) viene invitato a cena da George per compiere un affare milionario: “Bucatini all’amatriciana … good, bravo, bravo, grazie … ”
Angelo: “Ma che ne sapete voi de’ cibo. Voi ve magnate il sushi, del riso scotto avvolto nella carta carbone”.

Dietro la leggerezza di una battuta comica spesso si nasconde tutta la pesantezza di una denuncia. Cina e Giappone, due potenze che si stanno progressivamente impadronendo non solo dell’economia italiana e mondiale, ma anche di un nostro primato storico, da sempre universalmente riconosciuto: la nostra cultura enogastronomica. Dobbiamo difenderla, ci stanno spogliando di tutto. Ribadisco, anche di questa. Ho nostalgia di quelle immagini del film “Un americano a Roma”, in cui Alberto Sordi divora quel piattone di maccaroni. Devono tornare “i bei tempi”…

Si, hai colto proprio il segno di questo film. Tanto è vero che il suo primo titolo era “Made in Italy”. C’era la voglia di far capire come noi – anche se spesso non abbiamo i mezzi e alle volte siamo un po’ disorganizzati – abbiamo uno stile di vita, anche e soprattutto nell’alimentazione, che è superiore a quello di tutti gli altri. E come dici te, spero che tornino “i bei tempi”, bisogna battere su questo punto fondamentale con ogni strumento culturale.

 

George apparentemente non ha bisogno di nulla e di nessuno: ha una vita che dall’esterno sembra perfetta. Eppure pian piano esce dalla sua chiusura, fatta di cose effimere, si apre all’amicizia, arrivando persino a dire: “Angelo, quello che mi piace di te è che prendi tutto così alla leggera, è proprio bello il tuo modo spensierato di vivere … vorrei essere come te … “

Questo è un altro argomento centrale. La storia di una grande amicizia che parte da presupposti molto lontani. Una fratellanza non di sangue, fratelli per caso, per invenzione o per scelta, si potrebbe dire.
Infatti la storia è quella di due vite profondamente diverse che man mano si scoprono, si completano e si compenetrano nel segno dell’amicizia. Questo tizio dall’aria semplice che entra nella casa di un miliardario e in realtà gli trasforma la vita con le cose belle della vita, che lui non si sa vivere. Perché ha i soldi e tutto, però non si sa preparare da mangiare, non si sa vestire, per cui ha bisogno della cameriera, non sa cos’è  la gioia, cos’è la libertà, cos’è l’amore, fare quello che ti pare quando ti va. Quindi quel nostro stile di vita che tutto il mondo c’invidia – a quest’uomo che incarna il mito americano della ricchezza e del successo – gli cambia la vita in meglio.

“Papà diceva sempre che il denaro non ha mai reso ricco nessuno”

Che il denaro non faccia la felicità io credo sia vero. Se penso ai momenti veramente felici della mia vita non penso a cose che hanno a che fare col denaro, penso ai miei figli, alla mia famiglia, a un bacio quando ero ragazzo. Il denaro ti può dare la serenità, ma gli sprazzi di felicità non sono mai dovuti a quanti soldi ho in tasca. Ci tenevo molto a raccontare questo aspetto e mi pare che sia venuto fuori abbastanza bene.

Questo film mostra inoltre l’importanza della comunicazione non verbale. Angelo ha fatto compiere un affare milionario a George con l’imprenditore texano, anche grazie ad una comunicazione visiva e gestuale.

Certo, i gesti sono importanti tanto quanto le parole, se non di più. Ovviamente nei gesti sono compresi gli sguardi, perché fanno parte delle nostre possibilità corporee di esprimere emozioni, così come le strette di mano, gli abbracci, ecc. Tutto questo nell’insieme fa il linguaggio.


Secondo Zygmut Bauman il fallimento di una relazione è quasi sempre il fallimento di una comunicazione. Bisogna intendersi. E l’intesa – soprattutto di una coppia – sta nei piccoli gesti. La moglie di George, invece, massimo alle 21.00 deve andare a dormire e niente bacio la mattina prima di uscire: “il dottore dice che se interrompo il sonno la pelle ne risente“.
Quest’ormai totale assenza di “contatto” mi fa tornare in mente la follia dell’on. Michele Spagnolo (mirabilmente impersonato da Michele Placido nel film Viva l’Italia) : “Ma che cos’è veramente la famiglia? Amici, vogliamo dire la verità? La famiglia è una grande rottura di coglioni. Ma si, quattro o cinque estranei che si odiano fra di loro, costretti a vivere sotto lo stesso tetto, amici… ma poi, non si scopa mai. Io, veramente, per intingere il biscottino, mi so’ dovuto fare l’amante … abbasso la famiglia“.

Eh si, credo che Michele Placido in quel film abbia messo ben in risalto quei problemi ormai strutturali dell’Italia a partire dalla prima cellula sociale. Tanti amori falliscono proprio per carenza o addirittura assenza di tutti quegli elementi costitutivi della comunicazione succitati. In “Ciao Brother” io tendo a esacerbare quest’aspetto. Una stronza americana che si preoccupa solo dei soldi e della sua bellezza, non da figli al marito perché ha paura di ingrassare, delle smagliature, della cellulite ecc.
Dunque l’esasperazione di questi elementi mi è servita per mettere in risalto tutti quei fattori di disgregazione che, ahimè, affliggono l’istituzione “famiglia” odierna.

Dottor Base, da tutto quello che lei dice e che fa, emerge invece l’amore profondo e incondizionato per la famiglia. Con sua moglie Tiziana Rocca è ancora tutto come il primo giorno?

Da dottore anche in teologia, il concetto di famiglia mi sta molto a cuore: credo fortemente in questo valore. Sono felicemente sposato da 16 anni. Certamente sarei un bugiardo se dico che rimane sempre tutto come il primo giorno. Però è anche vero che nelle coppie che funzionano se c’è la capacità di reinventarsi, di rimettersi  in gioco, se si continua comunque a sognare insieme … l’amore rimane … che poi è la cosa più importante …

 

Anche Cristiana è per lei famiglia?

 

Cristiana aveva 4 anni quando l’ho conosciuta. E’ parte di noi. Credo che il padre vero l’abbia visto solo tre volte. Quindi l’ho cresciuta, è stata con me ogni giorno, ogni minuto, e di questo ne vado fiero. Se non dicessi così sarei un poco di buono. Mi ritengo un uomo fortunato, si può dire che ho avuto tutto dalla vita. Questa esperienza “diversa” è per me un valore aggiunto: l’amore per un figlio che non viene dal tuo sangue e dalla tua carne è un qualcosa che ti completa la vita, così come meravigliosa me la rendono ovviamente gli altri due: Valerio e Vittorio. 

 

Questo film è stato riconosciuto di interesse culturale con contributo economico del Ministero dei beni  e delle attività culturali e del turismo. Oltre quelli già citati, altri elementi di carattere culturale?

 

Beh, l’amore per la vera grande musica, quella classica, come “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, il fatto che gli attori citano sempre dei poeti italiani. Ma la cultura non è soltanto quella dei libri, è anche quella popolare. La cultura è il cibo, l’arte, l’estetica, la moda, il calcio. Dunque anche in questo senso la cultura italiana straborda ed è prima nel mondo.

 

Stupisce il fatto che lei annoveri tra i fattori di carattere culturale anche il calcio, di solito snobbato dagli intellettuali tout court. Anche sulla base della sua esperienza personale come ottimo centrocampista della nazionale attori, il calcio, quello pulito, quello vero, può essere cosa bella?

 

Il calcio, che cosa meravigliosa. La sensazione che un Paese soffi dietro undici suoi figli.

 

In questi giorni, durante la sua permanenza a Taormina in occasione del Festival Internazionale del Cinema, ha pubblicato sui social un video del giro in barca con suo figlio Valerio intorno all’ ”isola bella”. Ungaretti diceva: “Senza sogni incolore campo è il mare” … ebbene, il colore del nostro mare vi ha fatto sognare?

 

Si tanto! Ovviamente il colore del mare, nel nostro immaginario quando lo vedi così blu, così limpido e trasparente, ti accende tutte le fantasie, il buon umore e il sogno. Vero è che il mare è bello sempre, in tutti i colori, anche quelli grigi dell’inverno. Il mare ha sempre una fascinazione molto particolare.

Un’ultima domanda… siamo al Tao Fest, in Sicilia. Una delle regioni economicamente più disagiate, ma la più ricca di risorse. È forse questo il bello della Sicilia?

Io la Sicilia la adoro. Mi ha dato la possibilità di iniziare a lavorare quando avevo 20 anni. Ho cominciato con la compagnia di Turi Ferro a Catania, ed è lì che ho fatto il vero “balzo”. Per cui sarò sempre grato. Trovo che sia, come diceva Sciascia, un po’ una parte di mondo a se. Tutta la Sicilia sta trasformando l’Italia in Sicilia, ma nel senso buono. E’ piena di persone come te che hanno molta tenacia, voglia di fare, di evolversi, di inventare cose nuove, fare del bene in questa “Terra del sogno”. Noto una certa vivacità culturale e una forza d’animo in voi siciliani che è unica. Non sarò certo io a dover dire i pregi dei siciliani, si vedono da soli: una storia, una cultura, una forza, e anche una certa autonomia. Non solo perché è una regione  a statuto speciale, ma la contraddistingue un’autonomia proprio di pensiero e di differenziazione culturale rispetto a tutta l’Italia, di cui ho un immenso rispetto e ammirazione. Tornandoci sempre più spesso in occasioni varie per me ormai è come una seconda casa.

Ndr: Pagina Facebook di "Ciao Brother"

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