Salvatore Damaggio la “Leggenda del Pasubio”

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di Giuseppe Stefano Proiti

 

Monte Pasubio, 2 luglio 1916 

«Salvatore Damaggio comandante di una Sezione Mitragliatrici, durante un intenso bombardamento nemico che sconvolse gli appostamenti della Sezione, seppe, con mirabile fermezza, subitamente rimettere in efficienza le armi. Fu pronto ad aprire il fuoco e a ben dirigerlo contro gli avversari che muovevano all’attacco, tanto che, per le gravi perdite subite, furono costretti a fermarsi e quindi a retrocedere. L’azione condotta in un momento decisivo per le sorti della battaglia, contribuì in modo determinante a mantenere in mano italiana “Il massiccio del Pasubio”».

Nell’ambito delle celebrazioni nazionali del Centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Associazione Akkuaria ancora una volta pone l’attenzione su un episodio valoroso avvenuto sul Monte Pasubio il 2 luglio 1916 a opera del tenente Salvatore Damaggio, nativo di Terranova di Sicilia, oggi Gela, comandante la 4ª Sezione Mitragliatrici del IV Battaglione dell’86.mo Reggimento Fanteria Brigata Verona, superstite assieme ai soli sette uomini rimasti al suo fianco. Erano: il soldato Bonnici del Distretto Militare di Siracusa, il Sergente David Bordignon da San Giacomo di Lusiana, il Caporalmaggiore Urbani da Valdagno, il Caporale Giaccone del Distretto di Palermo, il Caporale Andorlini di Firenze, il soldato Giuseppe Cappa da Monzambano, e il soldato Pietro Guion del Distretto Militare di Udine,  gli unici sopravvissuti al turbine ininterrotto di fuoco che per tre giorni di seguito spazzò via oltre tre mila soldati italiani.

Il nemico era stato ad un passo dalle “porte”, aveva creduto di poterle attraversare indisturbato dopo averla aperte con terribili bombardamenti ma non aveva fatto i conti con l’eroica resistenza dei figli d’Italia che avevano combattuto vittoriosamente per evitare che la linea di difesa cadesse nelle mani del nemico.

Nota biografica di Salvatore Damaggio

Tenente dei mitraglieri, comandante la 4ª Sezione Mitragliatrici del IV Battaglione dell’86° Reggimento Fanteria Brigata Verona, nasce a Gela il 20 marzo 1892.

Terminati gli studi classici, nel 1912 è a Roma nel 2° Reggimento Bersaglieri per seguire il corso allievi ufficiali.

Il 10 ottobre 1913 lascia il corso per non aver superato l’esame e torna agli studi di medicina.

Nel gennaio del 1915, alla vigilia della guerra è richiamato come sottotenente di complemento ed è assegnato all’86° Reggimento Fanteria della Brigata Verona.

Dopo i combattimenti del Pasubio, l’1 ottobre 1916 è promosso tenente (gli viene però riconosciuta l’anzianità dal 7 maggio 1916) e destinato al deposito dell’85° Reggimento di Fanteria come istruttore delle reclute della classe 1897.

È rimandato al fronte nel febbraio 1917, tenente nel 248° Reggimento di Fanteria (Brigata Girgenti).

Nel settembre del 1917 rientra nei ranghi dell’85° Reggimento (Brigata Verona) e il 31 ottobre è promosso capitano. Agli inizi del 1918 è dichiarato inabile al servizio per “infermità dipendente da cause di servizio” e congedato definitivamente il 14 dicembre 1919.

Laureatosi in medicina e chirurgia con una tesi sulla tubercolosi polmonare, si specializza in tisiologia diventando direttore del Sanatorio di Ascoli Piceno, dove svolgerà la sua attività di medico e ricercatore sino alla morte, avvenuta per malattia nel 1944.

Tenente di Fanteria, è stato insignito di onorificenze militari e civili, fra le quali:

2 Medaglie d’argento al Valor Militare

2 Croci al Merito di Guerra

1 Medaglia d’oro Serba al Valor Militare

1 Medaglia d’oro della Città di Schio

Cittadinanza onoraria di Schio

Commendatore della Corona d’Italia

 

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