Aranzulla cancellato da Wikipedia, questa è la “vita 2.0” belli miei

Condividi questo articolo?

di Luigi Asero

Ci concediamo un “primo piano” diverso in questa seconda domenica di giugno, che pure fatti da raccontare ne avrebbe parecchi. Partiamo di un giovane specialista in informatica che da anni è un punto di riferimento per tanti internauti alla ricerca di informazioni sul funzionamento del proprio pc e su come aggiungere produttività informatica al proprio lavoro con poche semplici istruzioni. Chi digitando una ricerca sull’uso di un software o su un problema di Windows non ha mai cliccato sul sito web di Salvatore Aranzulla?

Tutti, inutile negarlo. E se è vero che non ci sono le istruzioni per cambiare i destini del mondo è altrettanto vero che si trovano informazioni utilissime per la vita informatica di tutti i giorni.

Così non sarebbe per Wikipedia che ha cancellato la pagina a lui dedicata sulla sua enorme “enciclopedia libera” online. Di lui e della polemica non intendiamo qui parlare più di tanto, rinviando i lettori alla pagina del Corriere della Sera che ha sollevato la vicenda.

Ciò che ci interessa di più sottolineare, è come il millennio del 2.0 rischi di diventare la più alta forma di oscurantismo che l’umanità abbia mai conosciuto e della quale nessuna traccia rimarrà. Infatti è sin troppo semplice nell’epoca del “lo cerco (e lo trovo) su internet, lo ha detto google, ecc ecc” eliminare ogni informazione a futura memoria di quanto ci circonda.

La storia, giusta o sbagliata che sia quella dei libri, è fatta di documenti, papiri, iscrizioni su lapidi, graffiti nelle caverne neolitiche. Oggi tutto è affidato al computer, alla digitalizzazione, all’informazione fluida che tratta di tutto e fa trovare soltanto ciò che vuole. Lo provano le informazioni provenienti dai motori di ricerca. Un’immagine porno è ben più indicizzata rispetto a un articolo di alta politica internazionale, il gossip su un personaggio dello sport ha più rilievo di un’informazione puntuale e corretta sulla finanza internazionale. L’epoca 2.0 è fluida, come fluido è il flusso di informazioni veicolate. Oggi l’emergenza è lo sbarco dei migranti, domani la recessione americana, fra due giorni i migranti sono una risorsa e fra tre giorni l’America è in crescita mentre si contrae l’economia dei mercati asiatici, che per tre giorni di seguito ci hanno detto essere il boom dell’economia. Nessuno ricorda più nulla, nessuno vede i controsensi evidenti. Epoca 2.0, oscurantismo 3.0 (versione beta).

Cosa ne sarà di milioni di scatti fotografici affidati solo a memorie digitali e mai stampate? Chi troverà mai quelle memorie? Chi scoverà mai pezzi di arte letteraria scritti su più o meno anonimi blog pagati con hosting a un anno? Chi li leggerà più, quando i loro autori non pagheranno più il rinnovo del dominio (o magari non potranno più pagarlo non essendo ancora in vita)? Ancora troviamo scritti inediti dei Pirandello e dei Verga, scopriamo dipinti di Michelangelo mai emersi prima. Ma cosa accadrà di milioni di miliardi di informazioni affidate al web o ai nostri hard disk? Un clic. Come su Wikipedia. Scompare una voce, scompare una storia.

È il bello dell’Epoca 2.0 belli miei. Ora c’è, domani non ci sarà traccia. Si passerà da Cristo (storia) all’Apocalisse. Almeno delle informazioni. Bye bye. Clic!

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.