Tragedie nel Mediterraneo, meglio non parlarne?

Tragedie nel Mediterraneo, barcone migranti soccorsi dalla Guardia Costiera italiana
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di Luigi Asero

Non si fermano le tragedie nel Mediterraneo, il Mare Nostrum è sempre più insidioso ma forse è meglio non parlarne. Poche righe sui principali quotidiani nazionali, righe nascoste come fossero comunicati stampa di pseudo manifestazioni sportive dilettantistiche.Ma i morti sono reali, le tragedie nel Mediterraneo e i numeri totali di queste tragedie sono da paura.  Centinaia i migranti sbarcati negli ultimi giorni. A Pozzallo 454 migranti. Due le vittime accertate in questo sbarco, ma i sopravvissuti parlano di 20 o 30 morti in mare, le salme delle due vittime recuperate sono state trasferite nella sala mortuaria del cimitero di Vittoria. In ospedale sono stati condotti sei migranti: due donne in gravidanza, 3 traumatizzati di cui uno con un proiettile al braccio e un altro febbricitante. Altri 354 erano stati sbarcati il 29 aprile al porto di Catania, sono invece 249 i migranti tratti in salvo dalla nave Dattilo “CP 940” della Guardia Costiera in mare aperto tra Libia ed Egitto e sbarcati a Messina.

Il vero bollettino di guerra è però prossimo venturo, il miglioramento delle condizioni meteo spingerà migliaia di persone ad affrontare la traversata e rapporti precisi dei servizi di intelligence parlano di decine di migliaia di persone (mezzo milione forse) che potrebbero spingere per raggiungere il continente europeo dalle coste libiche. Dietro la tratta di esseri umani ci sono organizzazioni criminali legate alla malavita locale (?) ma anche -sempre più spesso- legate all’Isis che, anche così, finanzia le sue attività terroristiche (e prova ad introdurre anche potenziali attentatori). A fronte di questa situazione poche denunce nei confronti di alcuni presunti scafisti.

Della situazione ci siamo occupati più volte denunciando sia le croniche inefficienze del sistema di accoglimento dei migranti e di riconoscimento dello status di rifugiati, sia i rischi correlati a una massa incontrollata di persone. Denunce che non attirano certo simpatie nei nostri confronti, ma che non possiamo esimerci di fare, almeno a mezzo stampa.

La situazione rischia ora di diventare esplosiva. Non soltanto per i numeri biblici che si prospettano, quanto per la sempre maggiore reticenza degli altri Paesi partner europei nella distribuzione dei profughi.

Possiamo analizzare sotto vari aspetti la situazione, ma ciò che appare chiaro è che l’Italia, fuor da proclami e propaganda politica, sta rischiando di rimanere con una questione bollente in mano e di non poter più far nulla per tamponarne gli effetti. Perché? Perché se improvvisamente chiudesse le frontiere senza dar più alcuna possibilità di sbarco (quale che sia il “metodo” applicato) rinforzerebbe soltanto le fila del terrorismo jihadista che si è impegnata a combattere anche con l’assunzione del ruolo guida della famosa “coalizione anti Isis”; se viceversa continua ad accogliere tutti non potrà mai “filtrare” con esattezza i veri profughi dai potenziali terroristi (esponendosi a rischi interni); se si avvia l’intervento militare contro la Libia nulla esclude che l’assalto (perché di questo si tratterebbe) non potrebbe essere coordinato dallo stesso (sedicente) Stato Islamico anche da altri Paesi mediterranei.

Riassumendo… la prossima estate sarà molto calda. Su tutti i fronti. E la Sicilia è esattamente al centro di questa terribile ondata di calore. Nel disinteresse più assoluto delle autorità locali, nazionali, europee e occupanti.

 

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