Disse Albert Einstein

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di Guido Di Stefano

Domanda: “Razza di appartenenza?”.

    Risposta: “Umana!”.

    Con questa semplice e universale risposta Albert Einstein si presentò ai funzionari USA, “controllori” dei nuovi arrivati.

    Grande scienziato e padre della relatività fu un essere umano nella sua piena accezione e consapevolezza. L’uomo, la creatura umana domina l’universo delle sue considerazioni. Con le sue frasi celebri o aforismi si potrebbe compilare un poderoso volume didattico da sottoporre all’attenzione della confusa umanità e, ancor di più, della “eterogenea” e deviata casta del potere, così ben radicata e organizzata in occidente da apparire inattaccabile, inamovibile, indistruttibile quasi fosse una creatura del maligno.

    Certo la casta del potere non è ermeticamente chiusa su se stessa; essa accoglie nel suo grembo anche i “parvenues” purché applichino in ogni caso e situazione (più nel male che nel bene) il feroce e indiscutibile credo dell’associazione che si pone al di sopra dell’uomo e non al suo servizio: il potere difende il potere  e “schiaccia” qualsiasi evidenza contraria. Ne sappiamo qualcosa in Sicilia, terra da secoli vittima da ogni parte di scomuniche, anatemi,  calunnie, maldicenze, rapine, aggressioni, massacri: guai ad alzare la testa!

    Torniamo al nostro Albert. I suoi detti, i suoi pensieri ripetutamente additano due punti focali: l’umanità, l’immanente inteso come essenza positiva e costruttiva; l’Entità misteriosa, il Trascendente indefinibile ma positivo e creativo. Rifiuta categoricamente la violenza, il caos indotto, tutti quelli (singoli e/o istituzioni di ogni ordine e “seguito”) che affliggono l’umanità con il dolore e la morte ammantandosi con le mentite spoglie di nobili ideali e contrabbandando i loro meschini interessi come il bene comune universale e il nuovo ordine mondiale. Certo abbiamo bisogno di bene e ordine: ma non si trovano nelle armi e/o nelle stanze segrete dove “i lingotti” sono ordinatamente composti.

     Diceva il nostro: “Follia è fare la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”.  Invece,  chi sa perché, l’occidente “buono” ha elevato a legge internazionale la barbara usanza dei due pesi e due misure: buono da “coccolare” è chi si china, cattivo da eliminare chi alza la testa e  la applica in un crescendo parossistico senza poi venire a capo di niente di positivo.

    Diceva anche: “Chi ha cari i valori della cultura non può non essere pacifista”. In questa prospettiva i fatti denunciano chiaramente che l’occidente è in larga parte e a ogni livello governato da “guerrafondai” non da pacifisti: si cerca in tutti i modi di cancellare cultura e identità non solo occidentali ma addirittura di tutti i popoli  del Mediterraneo, del meridione, dell’oriente e del restante occidente non allineato e coperto. Si “cerca” la cancellazione di tutto quello che fu, che è e che sarà di ostacolo alla massificazione dell’anomimato generale che forse mira a “relegare” ogni essere nell’informale mondo dei numeri e dei microchip.

    Grande valore dava al fattore umano e nessuna fiducia accordava ai governanti e ai loro più fedeli sudditi (specie quelli della scienza senza coscienza e gli adoratori delle macchine) come possiamo constatare nei due detti che seguono: “I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due costituisce una forza incalcolabile”; “Da quando è stata approntata la prima bomba atomica nessun tentativo è stato fatto per rendere il mondo più sicuro dalla guerra, mentre molto è stato fatto per aumentare la capacità distruttrice della guerra stessa”.

    Non vogliamo annoiarvi con altre citazioni di quello che fu grande per scienza e umanità, tranne un ultimo aforisma suo che ripetiamo nei momenti di sconforto con cui chi “dovrebbe governare” le nazioni ci stressa sempre più:   “E’ meglio essere ottimisti e avere torto piuttosto che essere pessimisti e avere ragione”.

    Chissà, magari con la nostra “insistenza” riusciremo a “indurre”  un grande miracolo di pace e rispetto per tutti i popoli: ognuno di essi ha costruito il mondo e lo arricchisce culturalmente e materialmente. Anche il nostro Albert aveva una sua visione dei miracoli.

    Non servono trattati altisonanti ed epocali perché oltretutto l’occidente non conosce e non applica una lingua “universale” che non si presti a bizantinistiche interpretazioni (la storia insegna);  basterebbe che sorgessero in sufficiente numero “leader”  (o persone?) umani, di buona volontà, di retto operare  e coscienti delle proprie responsabilità e consapevoli dei propri doveri: non servi ma signori del bene.

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