Sicilia: avanti tutta, indietro al futuro

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di Luigi Asero

Pronto (?) il governo regionale (se di governo si può parlare) del dopo Crocetta. Crocetta che succede a sé stesso, dopo aver evitato quelle che lui stesso ha definito “scelte avventuriere del pd”, tradotto dal politichese a un italico poco aulico, dopo aver evitato quella strana cosa che si chiama democrazia e che, in un caso del genere, avrebbe imposto di indire nuove elezioni per la prossima primavera e far scegliere al popolo (questo sconosciuto) il nuovo governatore della Sicilia.

Ma in Italia e in Sicilia in particolare, parlare di democrazia è come chiedere che non ci sia più povertà, come chiedere che il sole splenda la notte e che la luna sia sempre piena. Un’utopia insomma. Così il buon Saro Crocetta, “il rinnovamento è già iniziato” è –al pari del premier Renzi- solo rottamatore del poco che ancora era rimasto. A volerla pensare da complottisti verrebbe da chiedersi quale sia lo loro vera missione. Cosa debbano ancora compiere perché la devastazione sia completa.

Torniamo alla nostra Sicilia. La crisi attanaglia ormai tutti i settori produttivi e sociali. Della viabilità ci siamo già occupati e ci torniamo solo per ricordare quanto la situazione si aggravi di giorno in giorno. Ogni soluzione promessa non è stata messa in atto. Le colpe? Sempre degli altri.

È la Giunta delle denunce (a mezzo stampa). Crocetta non ha fatto altro che annunciare e annunciare. Vorremmo anche dire qualcosa fatta concretamente. Ma è difficile ricordare qualcosa che non sia stata poi contestata e abrogata, spesso dalla magistratura contabile.

Un bilancio regionale che non ha pace come spesso denuncia il nostro Guido Di Stefano che periodicamente segnala variazioni di bilancio alle quali si resta colpevolmente indifferenti, vuoi perché il lettore non ha la sufficiente competenza, vuoi perché ormai l’indifferenza a tematiche che non riguardano direttamente il proprio piatto di pasta è la costante dei siciliani.

Eppure ci si aspetterebbe da Crocetta qualcosa in più che non vuote parole di fronte a tematiche quali la viabilità, la sanità, i trasporti, la crisi economica siciliana. A Expo la Regione ha chiesto il “commissariamento” rispetto al funzionario incaricato, Dario Cartabellotta. Ma quando lo ha chiesto? Pochi giorni fa. Quando tutti i problemi di Expo si erano evidenziati lo stesso 1 maggio dell’inaugurazione. Perché commissariare a pochi giorni dalla fine?

E dell’auto-sospensione quando esplose il caso “Tutino-Crocetta”? La magistratura avrebbe dimostrato l’insussistenza di quelle intercettazioni, a processo ora ci sono i giornalisti che hanno curato l’inchiesta. Ma quell’amicizia è certo qualcosa di imbarazzante. Eppure per “Saro sbiancato” pare che imbarazzo sia un tema in disuso. E siamo qui, all’indomani di un altro scandalo in cui Lucia Borsellino viene tirata in ballo, suo malgrado. Quella Lucia Borsellino della cui buona nomea aveva bisogno “Saretto da Gela” e verso la quale professava grande affetto. Dal caso Tutino, da prima anzi, di affetto ne ha proprio dimostrato meno di nulla.

E vogliamo parlare dei dietro-front rispetto ai termovalorizzatori in Sicilia? Rispetto alle trivellazioni in Sicilia? Rispetto al Muos in Sicilia?

La poltrona resisterà ancora mesi o anni, chissà?, ma di quest’uomo del rinnovamento non rimarrà nulla. Nemmeno la carcassa da rottamare. La Sicilia, quando e se uscirà dal baratro nel quale la sta colpevolmente cacciando, eviterà anche di ricordarlo. Sarà il “signor nessuno” che voleva rinnovare la Sicilia.

Governatore, ora siamo seri, ricordi che esistono i Doveri. A questo punto il suo unico  Dovere è lasciare la poltrona. E magari anche la politica. Se proprio deve rottamare qualcosa, rottami sé stesso.

Grazie a nome della Sicilia e dei siciliani onesti.

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