Sicilia: mettiamoci una Crocetta sopra

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di Luigi Asero

La Sicilia del “rinnovamento” soffre una delle sue tante, innumerevoli crisi. Ideologiche, economiche, pratiche, politiche. Soprattutto politiche. La Sicilia rinnovata attende di sapere come affrontare -spaccata com’è in due pezzi- l’inverno che si approssima, quando neve e ghiaccio renderanno quasi del tutto impercorribili sia la deviazione dell’autostrada A19 per Polizzi Generosa, sia la bretella di Caltavuturo. Ma sicuramente problemi saranno arrecati anche alla rete ferroviaria che per ora parzialmente supplisce ai disagi dei pendolari con sette collegamenti “veloci” tra le due maggiori città capoluogo. Eppure non sembra che dal governo regionale (né -ovviamente- da quello nazionale) ci sia una seppur vaga preoccupazione dopo che lor signori dissero che “in sei mesi sarà pronta una bretella provvisoria alternativa”. Ma tant’è… troppo impegnati a deridere quella donata dai grillini han forse dimenticato di costruire la loro. E ancora siamo alla demolizione del pilone incriminato.
Ma non è della situazione viaria regionale che vogliamo occuparci in questo articolo, seppur ne abbiamo preso spunto per sottolineare quanto questo governo regionale sia incapace e immobile.
Tanto immobile da non saper decidere nemmeno di sostituire una dirigente già condannata dalla Corte dei Conti per un danno erariale di un milione e trecentomila euro. Sì, per quanti seguono queste vicende (tra le miss Italia e le calderonate), stiamo parlando di Patrizia Monterosso.

Contro di lei, potentissima Segretario della Regione era stata proposta una mozione di sfiducia, ma i deputati di Sala d’Ercole hanno placidamente deciso che non va nemmeno discussa: la Monterosso non si tocca. Fra i ragionamenti siamo costretti ad ascoltare parole (riprese da Live Sicilia) che suonano così: “Questa mozione non può essere ammissibile per alcune ragioni. Intanto, in virtù della separazione tra l’attività politica e da quella dell’amministrazione. Inoltre, è improprio che il parlamento esprima un atto di indirizzo nei confronti del governo, chiedendo, di fatto, di compiere un atto illegittimo. Non esiste alcuna norma nel nostro ordinamento, che prevede la rimozione di un dirigente per una condanna della Corte dei conti se non per dolo. Questa norma è stata introdotta da qualche settimana alla Camera anche grazie a un emendamento di un deputato del Movimento Cinque Stelle. Se operassimo oggi come chiede il Movimento Cinque Stelle andremmo incontro anche a un grosso risarcimento danni. Per rispetto istituzionale non entro nella vicenda che riguarda Patrizia Monterosso. Ma bisogna affermare un principio di diritto, che vale per tutti“. A pronunciare queste parole il deputato Antonello Cracolici (funzionario Inps, 4 legislature attive, Partito Democratico).

Dal canto suo il governatore Rosario Crocetta ha fatto sapere che: “La legge prevede che per la risoluzione del contratto di un dirigente ci debba essere il dolo, e nel caso di Patrizia Monterosso non c’è. Io mi troverei a seguire una indicazione che non posso disporre“.

Per i promotori della mozione di sfiducia (il Movimento Cinque Stelle e il deputato Giovanni Greco di Mpa-Pds) però il vero problema è che la Monterosso non avrebbe proprio i titoli richiesti per il ruolo che occupa e pertanto, commenta proprio Giovanni Greco “Il Segretario generale non ha i titoli per ricoprire quel ruolo. Ringrazio il presidente Ardizzone che ha deciso di andare contro la quasi totalità dei colleghi che hanno ipocritamente difeso la dottoressa Monterosso, detentrice di un potere che tutti quanti conosciamo. Io chiedo che venga messa agli atti una relazione che ho preparato. E se non andrà Crocetta, andrò io in Procura. Una volta, di fronte a una condanna da 1,3 milioni di euro, un dirigente si sarebbe dimesso il giorno dopo. La legge prevede espressamente che nell’atto di nomina ci sia la specificazione dei titoli adeguati e della mancanza di professionalità all’interno della Regione. Voglio che si controlli se nell’atto di nomina di Crocetta ci sia un abuso d’ufficio“.

E Giorgio Ciaccio (capogruppo M5S) rincara la dose: “La mozione non è un atto giuridicamente vincolante, visto che è un atto di indirizzo. Precedenti? Ne esistono centinaia, proprio in questo parlamento. Se poi il governo decide di non seguire il Parlamento, è un altro discorso. Una persona che ricopre questi incarichi deve avere una moralità al di sopra di tutto. Così si continua a distruggere l’istituzione Regione. C’è un pesante danno all’erario. Ma voi affidereste qualsiasi cosa a una persona con una condanna del genere? Ci sono tante ombre dietro a questa figura. La cosa più grave è aver soffocato il dibattito democratico del parlamento siciliano. Neanche ai tempi di Mussolini si zittiva il parlamento in questo modo”.

Il governo regionale è stretto nella morsa da cui aveva promesso di svincolare la Sicilia. Mai più clientelismo a fini elettorali, Sicilia libera dall’incubo mafioso, se è per questo anche “per la prima volta si applica totalmente lo Statuto Speciale che è Legge Costituzionale”. Quante di queste parole hanno spiragli di luce? Quante sono state applicate? Nessuna.
Un governo incapace non solo di rimuovere una funzionaria quantomeno incapace (stando ai giudici della Corte dei Conti), ma anche soltanto di confrontarsi in quella che è la sede più appropriata: l’Assemblea Regionale Siciliana.
Incapace cioè di spiegare perché non va rimossa. O forse volutamente incapace perché la spiegazione è più semplice di quanto possa apparire, rimuoverla farebbe comprendere a tutti che va rimosso lo stesso governo.
Governo che invece si prepara all’appoggio anche degli alfaniani per finire la legislatura. Perché in fondo la Sicilia resta quella del Gattopardo.

Ma certamente con meno stile. Infinitamente meno.

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