Renzi, unica arma contro l’Isis?

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matteo-renzi-occhiolinoDi Salvo Barbagallo

A un anno di distanza dal debutto e dopo avere constatato ciò che è riuscito a fare, adesso in molti sono convinti che il premier Matteo Renzi sia in grado di fare tutto e molto di più. Per questo motivo, in materia di problemi internazionali, sta crescendo anche la convinzione (che provoca inevitabilmente tanta tranquillità) che il “terrore Isis” non sia un problema. Perché? Perché è l’Italia che possiede l’arma più efficace per fermare (e di conseguenza cancellare) il Califfato: l’arma è proprio Matteo Renzi!

Molti si sono convinti che basterebbe mandare “da solo” Matteto Renzi in Libia e ovunque si trovino jihadisti, per risolvere immediatamente la questione: il premier – è questa la convinzione che sta crescendo – riuscirebbe sicuramente a rottamare l’intero Califfato in meno di una settimana.

La convinzione  – che, come detto, sta crescendo – scaturisce dalle stesse affermazioni che il premier ha fatto recentemente nel corso di una intervista alla giornalista Lucia Annunziata: “L’Italia ha un servizio di intelligence che non è come la Cia ma in Libia siamo i numeri uno. Noi conosciamo come stanno le cose in Libia, voglio dare segnale di tranquillità all’Italia. Conosciamo come stanno le cose e siamo in grado di intervenire nel Paese”.

Secondo il nostro avviso, la convinzione che Renzi possegga tutti i poteri che esistono nell’universo, e che quindi possa risolvere ogni cosa,  dovrebbe essere ridimensionata: che il premier riesca a convincere che in Italia le cose stanno cambiando (noi preferiremmo dire “trasformando”, perché di cambiamento non si tratta), dalla scuola all’articolato mondo dei giovani disoccupati, è possibile. Nel tempo, non certo dall’oggi all’indomani e non perché “lui è bravo”. Renzi non è Togliatti, né De Gasperi: è soltanto un “politico” – sostengono i dissidenti – che sta applicando metodi stalinisti grazie a una classe parlamentare acquiescente e a una collettività (il popolo italiano) che subisce passivamente senza avere voglia di reagire.

Per queste ragioni non crediamo che Matteo Renzi possa essere l’arma per abbattere il Califfato: ciò che sta funzionando in Italia in un certo modo, non funzionerebbe nelle sabbie dei deserti africani. Il destino in quei territori si gioca diversamente.

 

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