La Sicilia fallirà: tra pochi mesi ci sarà la catastrofe sociale

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Voce-New-York

La “Voce di New York”, Giornale americano online protetto dal Primo Emendamento della Costituzione USA, ha pubblicato giovedì scorso un articolo di Giulio Ambrosetti, ex giornalista del quotidiano “L’Ora” di Palermo, oggi responsabile del quotidiano online “Linksicilia”, che riportiamo integralmente per consentire ai nostri lettori un commento a cuore aperto sull’analisi della situazione che riguarda tutti i Siciliani.


Di Giulio Ambrosetti

 

Massimo Costa
Massimo Costa

Massimo Costa, economista dell’Università di Palermo, accusa: “E’ stato l’anti-siciliano Matteo Renzi a voler chiudere definitivamente i conti. Lo scippo dei fondi nazionali, l’esclusione da ogni investimento nel decreto sblocca-Italia… Prepariamoci al collasso dei servizi pubblici, ai senza reddito, ai disordini e all’insicurezza. Con Renzi bisognerà ringraziare anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta!”

 Massimo Costa è un economista. Insegna all’Università di Palermo. E’ anche un appassionato autonomista. Uno che difende l’Autonomia siciliana. Come i lettori americani sanno, la Sicilia è una delle cinque Regioni autonome dell’Italia. Ebbene, in questa intervista il professore Massimo Costa lancia una profezia: il fallimento della Sicilia e la fine dell’Autonomia siciliana. Con il licenziamento di migliaia e migliaia di persone, disordini sociali. Insomma, il caos sociale. E non lo prevede tra dieci o cinque anni, ma già a partire da quest’anno o, al massimo, entro il prossimo anno.

“La realtà – dice – non è quella che sembra. Attenzione a quello che sta accadendo in questi giorni e in questi mesi in Sicilia. Vi proponiamo una nostra ricostruzione, tutt’altro che rassicurante. Fra pochi mesi vedremo se abbiamo ‘azzeccato’ (speriamo, davvero, di sbagliarci)”.

Secondo il docente universitario, la recente abolizione del Commissario dello Stato per la Sicilia da parte della Corte Costituzionale non è una vittoria dell’Autonomia. L’Ufficio del Commissario dello Stato si pronunciava sulla costituzionalità delle leggi approvate dal Parlamento siciliano. Se le giudicava incostituzionali le impugnava davanti la Corte Costituzionale, che veniva chiamata a pronunciarsi sulla legge approvata dal Parlamento dell’Isola.

Qualche mese fa la stessa Corte Costituzionale, con una scusa un po’ ridicola (in pratica sulla base di una vicenda che risale alla fine degli anni ’50 del secolo passato!) ha deciso di abolire l’Ufficio del Commissario dello Stato. Il protagonista di questa strana abolizione è Stato Sergio Mattarella, siciliano, già Ministro della Repubblica (in Italia un terzo dei giudici costituzionali sono lottizzati dalla politica: uno dei pochi errori commessi dai Padri della Costituzionale del 1948).

Il professore Costa si sofferma, poi, sul Bilancio provvisorio approvato qualche giorno fa dal Parlamento siciliano. Per rendere chiaro il concetto ai lettori americani, vi diciamo subito che il Governo nazionale, negli ultimi due anni e un mese ha tolto alla Regione siciliana (che, come spesso scriviamo, è Autonoma, un po’ come uno Stato Usa) 5 miliardi di euro. La Regione aveva già un ‘buco’ di 2 miliardi di euro per la metà coperto con un mutuo. In pratica, il ‘buco’ totale nel Bilancio di cassa della Regione siciliana ‘viaggia’ tra 5 e 7 miliardi di euro!

Di questa storia abbiamo già parlato. E abbiamo già scritto anche della preoccupazione degli americani per il trattamento che il Governo Renzi – molto influenzato dalla Germania della signora Merkel – sta riservando alla Sicilia. Ed è anche logico: i militari americani hanno grandi interessi geopolitici in Sicilia, dalla base di Sigonella al Muos di Niscemi. E non dovrebbero essere felici di vedere una Sicilia preda di grandi disordini sociali provocati, di fatto, dal Governo nazionale.

Con un buco finanziario di cassa che varia da 5 a 7 miliardi di euro la Regione siciliana non può approvare un Bilancio normale. Così ha approvato un Bilancio provvisorio per i primi quattro mesi dell’anno. In attesa di approvare il Bilancio ordinario ad aprile.

Tutto questo sta avvenendo ben sapendo che, per quasi tutte le categorie sociali della Sicilia, ci sono i soldi solo per i primi quattro mesi. Poi nessuno sa quello che succederà. Da qui la profezia a breve termine dell’economista Massimo Costa.

L’economista cita l’assessore che è stato imposto alla Sicilia da Roma: Alessandro Baccei, un tipo sveglio, che ha preso il timone della Regione, esautorando, di fatto, un presidente – Rosario Crocetta – che in questa fase sembra più confuso che persuaso. E’ stato Baccei a volere questo Bilancio provvisorio (la dizione giuridica è esercizio provvisorio) con i soldi contati per i primi quattro mesi. Dice il professore Costa: “Risveglio della Sicilia con Baccei che imputa a bilancio entrate in pre-contenzioso? Ma quando mai! E’ tutta una messa in scena. L’obiettivo reale è la soluzione finale per la Sicilia. Abbiate la pazienza di seguirmi e di mettere insieme i seguenti elementi”.

L’assessore Baccei ha fatto inserire nel Bilancio provvisorio delle entrate fittizie. Si tratta di un miliardo e 700 milioni di euro più un miliardo e 112 milioni euro che la Regione potrà utilizzare solo se lo Stato assegnerà questi soldi alla Sicilia. Come si può notare, un gioco strano, quello ‘pilotato’ dal Governo Renzi con il sottosegretario Graziano Delrio: in due anni e 1 un mese (il mese di gennaio di quest’anno), Roma ha tolto alla Regione siciliana 5 miliardi di euro circa. Ora l’assessore Baccei – piazzato in Sicilia da Renzi e Delrio – dice che, forse, il Governo nazionale restituirà alla stessa Sicilia 2 miliardi e 800 milioni circa dei soldi che gli ha scippato. Questi soldi che lo Stato forse restituirà alla Sicilia si chiamano “accantonamenti negativi”.

Il professore Costa mette insieme questa storia strana degli “accantonamenti negativi” con una mossa un po’ assurda operata la scorsa estate dal presidente della Regione, Rosario Crocetta. Quest’ultimo, senza dire niente a nessuno – non ha avvertito gli assessori del suo Governo e non ha avvertito il Parlamento siciliano – ha imposto alla Sicilia la rinuncia, per quattro anni, agli effetti positivi del contenzioso tra Stato e Regione siciliana. In particolare, il presidente Crocetta ha stabilito che la Regione da lui presieduta non metterà in atto, per i prossimi quattro anni, una sentenza della Corte Costituzionale – guarda caso dello scorso anno – che dà ragione alla Sicilia sulla questione della territorialità delle imposte.

Semplificando, grazie a questa sentenza la Regione siciliana avrebbe potuto incassare già a partire da quest’anno circa 10 miliardi di euro, accollandosi, contestualmente, alcune competenze residue che ancora gestisce lo Stato. Nel complesso, avrebbe guadagnato 2 miliardi di euro e forse più, risolvendo, con una semplice operazione finanziaria i problemi di Bilancio (con 2 miliardi di euro di entrate in più all’anno in tre-quattro anni avrebbe azzerato il deficit di cassa di 5-7 miliardi: ma Crocetta ha ritardato di quattro anni l’applicazione di tale sentenza!).

“Crocetta – dice Costa – rinuncia misteriosamente ai proventi di tutti i contenziosi vinti e a vincersi dalla Sicilia nei confronti dello Stato per i prossimi quattro anni. Tutto questo nel momento più difficile per i conti pubblici in Sicilia. Il sottosegretario Delrio supera la fase di commissariamento soft della Sicilia che va avanti dal 2012 e nomina direttamente un proprio uomo, Baccei, ad assessore all’Economia, con l’esautoramento sostanziale e definitivo del Presidente della Regione eletto al quale resta solo la competenza di andare da Giletti e parlare di antimafia…” (questo è ovviamente un passaggio ironico che riguarda Crocetta, che va spesso a chiacchierare nella trasmissione televisiva dove chi grida più forte ha ragione…).

A questo punto il professore Costa parla di Riscossione Sicilia, la società regionale per la riscossione dei tributi che è stata fatta quasi fallire dalla stessa Regione. “Dopo averlo sapientemente pilotato da sempre – dice l’economista – giunge finalmente il dissesto di Riscossione Sicilia: il consiglio di amministrazione di questa società regionale si è dimesso in blocco. Riscossione Sicilia è oggi già virtualmente chiusa ed assorbita da Equitalia, togliendo alla Regione l’ultimo polmone di finanza autonoma, l’ultimo residuo del secondo comma dell’art. 37 dello Statuto in qualche modo applicato”.

“Il decreto-Irpef  – prosegue Costa – dà il colpo di grazia alle finanze siciliane, dirottando sui versamenti telematici, e quindi allo Stato, il 90 % delle entrate naturali della Regione, dopo un lungo e lento stritolamento, iniziato nel 2012, che qui non mette conto neanche richiamare.

Prima conseguenza, ovvia: il Bilancio regionale 2015 non si può nemmeno abbozzare. Lo strangolamento finanziario è ormai totale. Ma l’obiettivo vero dello Stato- nemico, quello non dichiarato, non è questo. C’è dell’altro”.

Siamo arrivati ai giorni nostri. Fatti di qualche giorno fa. Dice ancora il professore Costa: “Viene nominato a Presidente della bicamerale per le Regioni un noto siciliano collaborazionista (come fecero con Enrico La Loggia ai tempi del federalismo fiscale presunto), Giampiero D’Alia, la cui primissima dichiarazione è quella secondo cui le autonomie speciali, specialmente ‘alcune’, vanno superate.

L’assessore-Presidente ombra, infine – il riferimento è a Baccei – vara una legge monstruum di esercizio provvisorio, approfittando della provvida eliminazione per tempo del Commissario dello Stato e quindi potendola fare andare comunque in Gazzetta ufficiale ed essere efficace”.

“Cosa c’è di mostruoso in questa legge? – si chiede Massimo Costa a proposito del Bilancio provvisorio? “Due cose – prosegue il docente universitario: primo, si dilaziona, caso unico in Italia, l’attuazione della Legge n. 196 del 2009 sulla nuova contabilità degli enti pubblici che dal 2015 quindi varrà per tutte le aziende pubbliche italiane, per tutte tranne che per due: lo Stato italiano e la Regione siciliana, entrambe tecnicamente fallite, ma intenzionate a nascondere per altri 12 mesi la polvere sotto il tappeto (in attesa di che? questo mi sfugge). Secondo, inventando una parola mai sentita in vita mia: il pre-contenzioso”.

Insomma, l’economista Massimo Costa dà per fallite sia l’Italia di Renzi (e, in effetti, con tutte le tasse imposte agl’italiani vedere il debito pubblico schizzare ancora all’insù è strano: 2 mila miliardi e 200 milioni di euro, 100 e passa milioni di debito pubblico in più nel giro di pochi mesi!), sia la regione siciliana.

A proposito del pre-contenzioso tra Stato e Regione – cioè i 2 miliardi e 800 milioni che lo Stato dovrebbe restituire alla Regione siciliana – il professore Costa precisa: “Non so bene cosa sia il pre-contenzioso. Tecnicamente o c’è il contenzioso o non c’è. L’ex assessore Gaetano Armao impugnava le Finanziarie dello Stato davanti alla Corte Costituzionale (quello era contenzioso), l’assessore Baccei rinuncia al contenzioso in essere, e iscrive in entrata entrate presunte, che potrebbero realizzarsi se qualcuno intanto le chiedesse, e se la Commissione Paritetica emanasse i relativi decreti attuativi. La Regione non ha la facoltà di stravolgere le leggi di bilancio al punto di mettere in attivo entrate presunte, che peraltro lo Stato non ha a propria volta. Ma non è questo il punto! Dire che la Regione non lo può fare, o che lo Stato, ormai fallito, non può permettersi di restituire dei furti alla Sicilia nemmeno un centesimo, perché in cassa non c’è nulla, ebbene tutto ciò è fuorviante. Il vero punto è un altro, cari lettori. Il punto è che Baccei ha certamente concertato con Roma questa mossa. E Delrio, quindi, la conosce perfettamente. Non c’è, non può esserci a logica, alcuna sfida tra Baccei e Delrio, non siamo stupidi!”.

Che succederà, allora? “Ma sarà lo stesso Delrio, con il quale questa mossa è stata concordata – sottolinea ancora l’economista – che se ne servirà per dare alla Sicilia il colpo di grazia finale. Il Ministero per gli Affari regionali impugnerà la legge approvata da Sala d’Ercole che autorizza l’esercizio provvisorio, manifestamente incostituzionale, e la impugnerà ex tunc, diffidando la Regione dal dare seguito alla stessa, a pena di risponderne personalmente. A quel punto Baccei, sconcertato (per finta), si dimetterà. La Regione siciliana cadrà nella paralisi più totale”.

“Nel frattempo – prosegue il professore Costa – i pogrom quotidiani contro la Sicilia riprenderanno. L’Autonomia siciliana sarà linciata come non mai, posta sul banco degli imputati. Giornali, giornalisti, sindacalisti, politici, persino qualche regista, specialmente siciliani, saranno precettati per la sollevazione colorata contro l’Autonomia, che sarà considerata la madre di questa catastrofe e di tutti mali della Sicilia (e forse anche del mondo). Si spiegherà a oltre centomila siciliani che resteranno senza stipendio che la colpa è della Sicilia, dello Statuto e della Sua Autonomia. Tutti ne chiederanno a gran voce la soppressione, forse anche scendendo per strada.

Il Governo nazionale raccoglierà pietosamente questo invito. Commissarierà la Regione, ma non indirà le nuove elezioni. Farà votare a tamburo battente una legge costituzionale, ‘specialissima’, con cui si revocherà l’Autonomia speciale e si dilazioneranno di un anno le elezioni della nuova Regione, questa volta completamente castrata, svuotata di ogni risorsa e a Statuto ordinario, dove la normalizzazione della Rivolta scoppiata nel 1943 dovrebbe trovare il suo definitivo compimento”.

“Conservate questa profezia – dice ancora Costa -. Secondo me non arriviamo a giugno con lo Statuto speciale. La soluzione finale è stata decisa già nell’estate del 2012, quando la Sicilia ebbe l’ardire di chiedere semplicemente quello che le spettava. Per due anni si è semplicemente galleggiato, sia perché altre emergenze scuotevano l’Italia, sia perché bisognava ancora esaurire, poco a poco, tutte le residue energie finanziarie della Regione, bisognava affamarla con mille attenzioni, soprattutto con il contributo della Regione alla sostenibilità delle finanze nazionali (più di un miliardo l’anno dato come colpi di maglio dal 2013 in poi). E’ stato Matteo Renzi, uno dei Presidenti del Consiglio dei Ministri in assoluto più anti-siciliani della storia, a voler chiudere definitivamente i conti. Lo scippo dei fondi nazionali, l’esclusione da ogni investimento nel decreto sblocca-Italia, persino le provocazioni sulle Olimpiadi, dalle quali sarebbe espressamente esclusa la Sicilia, danno un’idea del clima che si sta creando”.

“Tra il 2015 e il 2016 – conclude l’economista Massimo Costa – si dovrebbe consumare sotto i nostri occhi un vero e proprio genocidio da lungo pianificato e con effetti devastanti e definitivi. Della Sicilia resterà un cumulo di macerie. A meno che… non ci si metta di mezzo la Vergine Odigitria, la ‘Bedda Matri’ protettrice della Sicilia, e qualcuno non li ‘sgami’ prima o qualcosa in questo piano non funzioni o qualcuno in Sicilia non cominci a scuotere il giogo e cominci a identificare nemici e, soprattutto, traditori. Se questo non dovesse accadere prepariamoci alla catastrofe: collasso dei servizi pubblici, centinaia di migliaia di persone senza reddito, disordini e insicurezza, mancanza di qualsiasi prospettiva per 3 o 4 decenni a venire. Grazie Renzi! Grazie al presidente della Regione, Rosario Crocetta!  E soprattutto grazie, grazie, grazie di cuore, a tutti i Siciliani, ‘sperti’, imprenditori, intellettuali, politici rampanti o professori universitari, che in un modo o nell’altro avranno contribuito a raggiungere questo prezioso risultato”.

Sarà così? Chissà cosa ne penseranno gli americani. Chissà cosa penseranno Obama e compagni di una Sicilia fatta a spezzatino dal Governo Renzi-Merkel…

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