Siamo confusi: vorremmo capire quali sono i segreti della Repubblica

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Il-segreto-della-RepubblicaDi Salvo Barbagallo

 

Di certo il tempo – se non i secoli almeno i decenni – inevitabilmente riesce a trasformare ogni cosa, fuorché l’uomo che è fatto come è fatto e difficilmente riesce a migliorarsi. Filosofia spicciola? Sicuramente, ma le cose “banali” spesso sono quelle più rispondenti alla realtà.

Non vogliamo andare troppo lontano. Negli Anni Settanta i problemi del Paese erano diversi da quelli attuali: c’era la strategia del terrore, Piazza Fontana, il generale De Lorenzo, i servizi segreti con i loro moltissimi lati oscuri. C’era Aldo Moro, c’era in special modo Andreotti, il gran cucitore di trame politiche. Già, a quanto ricordiamo, c’era la politica. La “politica”? Cos’era la politica? Per riportare alla memoria il significato di quel termine riteniamo che si debba necessariamente ricorrere al dizionario. Il vocabolario Treccani così si esprime: politica è “La scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica (…) Più concretamente, l’attività svolta per il governo di uno Stato, il modo di governare, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere determinati fini, sia per ciò che riguarda i problemi di carattere interno, sia per ciò che riguarda le relazioni con altri stati…”.

“Politica” da non confondere con il “Diritto politico” che, secondo il dizionario Brocardi è il “diritto spettante ai cittadini, di partecipare alla vita politica, concorrendo all’organizzazione e al funzionamento dello Stato”.

Stiamo parlando in “termini” di “italiano” nella lingua “italiana”, nei significati “italiani”.

Agli sgoccioli del 2014 il presidente della Repubblica Italiana ha affermato “La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva“.

Che significa? Francamente ci sentiamo confusi perché – è nostra opinione, ma potremmo anche essere in profondo errore – in Italia è da anni e anni che i politici non fanno “politica”, e se il cittadino “critica” i politici (e no) che governano il Paese, vuol dire che è afflitto da “patologia eversiva”?

Perdonate l’ardire, ma la “fiducia” verso i politici (e no) che governano chi l’ha fatta perdere? Chi sono i protagonisti delle malefatte che di tanto in tanto vengono scoperte e giungono all’onore della cronaca quotidiana, questi “protagonisti” chi sono? Indubbiamente non si può fare (e non si deve fare) di tutta l’erba un fascio, non si può (e non si deve) generalizzare, ma non venite a dire che, nonostante tutto, si deve (si deve!) avere “fiducia” nella politica e nei politici.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lancia un monito: serve oggi “una larga mobilitazione collettiva volta a demistificare e mettere in crisi le posizioni distruttive ed eversive dell’anti-politica“. Vorremmo capire: se la “politica” e i “politici” sono ciò che è apparso nel corso degli anni, l’anti-politica cos’è? Cosa significa il termine “anti”? Ci rivolgiamo ancora una volta al dizionario italiano. Per il Sabatini-Coletti “anti” è “Prefisso che in parole composte esprime contrasto, opposizione a teorie, dottrine, norme, posizioni politiche, culture, stati ecc.”

Nel vocabolario Treccani troviamo, tra diverse voci, questa spiegazione: “Opposizione, avversione, antagonismo verso qualcosa; attitudine a combattere o prevenire qualcosa:  Capacità di evitare o impedire qualcosa; posizione contraria, movimento in senso opposto, posizione speculare”.

Se il crollo della fiducia da parte del cittadino verso politica, politici e politicanti provoca una “posizione contraria”, significa che il cittadino deve essere posto nella categoria degli “eversori”?

Siamo confusi…vorremmo comprendere meglio ciò che sta accadendo.

Quanti segreti ha la Repubblica di oggi? Dalla trattativa Stato-mafia, alle infiltrazioni criminali negli apparati di governo, agli scandali (non tutti) che affiorano quotidianamente, cosa resta al cittadino? Lo abbiamo visto nelle ultime elezioni in Emilia e Calabria: la fuga dalle urne. Peccato: in tal modo si favoriscono proprio le combutte e, cosa più grave, si rinuncia al proprio “diritto politico”.

Così è, se vi pare…

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