Quanti jet militari nei cieli di Sicilia?

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sigonella-cacciaDi Salvo Barbagallo

Incominciano a far paura i cieli del nord Europa: l’intensa attività degli aerei militari russi è in continuo aumento, e frequenti sono i rischi di collisione fra velivoli di guerra e velivoli di linea commerciali. La Svezia ha denunciato nei giorni scorsi lo scampato pericolo tra un Mig russo e un aereo passeggeri a sud della città di Malmoe. Come in circostanze verificatisi in precedenza, il jet russo aveva spento il “trasponder”, il sistema elettronico di identificazione che lo avrebbe fatto avvistare prima dal radar di bordo dell’aereo di linea, che ha, appunto, rischiato la collisione.

Un episodio simile è accaduto a inizio del mese quando un altro Mig russo era passato a pochi metri da un caccia norvegese. Ancora prima, nel mese di marzo, un’altra mancata collisione, questa volta più ravvicinata tra un aereo di linea della “Scandinavian Airlines”, che arrivò a soli 100 metri (una distanza praticamente nulla in cielo alla velocità media di crociera di 800 km/h) da un altro jet russo. Giovedì scorso, il ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak, aveva denunciato “l’incremento senza precedenti dell’attività dei caccia della flotta russa del Baltico” e l’indomani un aereo da guerra russo ha violato lo spazio aereo Riga.

Questi episodi si verificano lontani dall’Italia: passano quasi inosservati, non suscitano scalpore, ma qualche riflessione dovrebbero provocarla, anche se la collettività appare indifferente e assente su queste problematiche. Cosa accade nei cieli della Sicilia?

I viaggiatori che utilizzano gli aeroporti siciliani – Catania, Palermo, Trapani, Comiso – non sono di certo in pericolo: i velivoli sui quali viaggiano difficilmente corrono il rischio di imbattersi in Mig russi (anche se non è detto…). Possono imbattersi con facilità in aerei militari “amici”, anche se non di “casa nostra”. Gli aeroporti siciliani sono soggetti a pesanti servitù militari: lo scalo di Catania Fontanarossa, così come quello di Comiso, sono a pochissima distanza dalla trafficatissima base aerea di Sigonella che, come è più che noto, non è utilizzata soltanto dagli Atlantic-Brequet (una volta) antisom del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana. Sigonella, come è più che noto, è sede della (autonoma) Naval Air Station degli Stati Uniti d’America ed è aeroporto NATO. In questa base aerea sono di stanza gli aerei a largo raggio senza pilota (droni) del tipo Global Hawk, e in transito per missioni tutti i possibili velivoli militari. L’aeroporto del capoluogo e quello di Comiso non posseggono un radar: per tutte le operazioni di volo degli aerei di linea e commerciali dipendono da quello militare di Sigonella. Per l’aeroporto civile di Trapani vale lo stesso discorso: dipendenza dallo scalo militare.

I cieli di Sicilia sono – e vorremmo essere smentiti – aerovie importanti per tutto ciò che è militare, che ha precedenza assoluta. Incontri “ravvicinati” con velivoli militari? Fino ad oggi sono stati evitati perché quando l’attività militare si intensifica le competenti autorità “civili” vengono avvertite e i voli “civili” rallentati, soppressi o dirottati (14 giugno scorso, sei voli su Palermo), a seconda dei casi.

I cieli di Sicilia sono una servitù militare che nessuno può eliminare, grazie agli accordi stipulati dai vari Governi nazionali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi.

Così è, se vi pare…

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