Più realisti del re, l’arroganza del Potere

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sordiDi Guido Di Stefano

 

Così, nei bei tempi andati, venivano giustamente etichettati i cortigiani che difendevano le prerogative dei re più degli stessi interessati ed erano pronti ad “invocare” la lesa maestà anche quando loro (i re) erano pronti a riderci sopra.

Sempre vigili ed attenti quei signori in difesa del loro “signore” di turno, che garantiva ed assicurava loro lo splendore della luce (riflessa), l’arroganza del potere (minimo per loro) a parte quello incontrollabile della maldicenza e l’irrinunciabile status di parassiti a vita.

Umilissimi (schiena curva e testa ad un metro di altezza) con i potenti e potenti (o meglio arroganti e crudeli) con gli umili: allora come ora, anzi ora peggio di allora perché ai sovrani visibili e sempre fisicamente e singolarmente tangibili  si sono sostituiti i sovrani occulti, sempre fisici ma non tangibili perché multi-corporei: ed essi sono le potenti “lobbies” (della finanza, dell’economia, delle armi) che sono cresciute, complici le comparse elette dal popolo, dagli anni venti del ventesimo secolo tanto da costituire i nuovi reami.

A noi Siciliani brucia più degli altri questo nuovo feudalesimo; ci rode letteralmente. Agli invasori-liberatori del diciannovesimo secolo si sono aggiunti i liberatori-invasori del ventesimo secolo cui si sono sovrapposti i miopi fratelli europei del ventunesimo secolo. Ci hanno rubato la sovranità di nazione e continuamente lavorano per spogliarci della memoria e della dignità. Intanto noi non siamo mai risarciti ma  paghiamo sempre per le scellerate scelte dei novelli esseri “più realisti del re”!

Le prove? I fatti sono le prove.

Da oltre Atlantico arrivano gli ordini, prontamente assimilati e fatti propri dai governi di quella fondazione economica che è la UE e a quella specie di collante che è la NATO: prioritario e perentorio quello di eliminare fisicamente Gheddafi, per motivi certamente più economico-finanziari che democratici. E’ morto come richiesto da sua “maestà” (o dalle loro maestà), pagando così anche la sua ingenuità di avere comprato i suoi principali armamenti  dal “buon” occidente  (perciò forse tracciabili e tracciati) e non dal  “cattivo” oriente.

E’ passata l’euforia della presunta vittoria: tutti i galletti di allora si sono defilati. Siamo rimasti NOI SICILIANI a vivere la tragedia dei migranti: sono passati a centinaia di migliaia; arriveranno a milioni; e noi ci siamo sempre buoni ed impotenti contro tutti gli sporchi giochi dei giullari di corte.  Roma, Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Washington pontificano e sentenziano:  anzi recitano per lo più da lontano.

Non dimentichiamo che i nuovi reami hanno voluto la morte anche di Saddam Hussein, la caduta di Mubarak, di quel tale dell’Ucraina e ci hanno  provato (e ci provano ancora) con un certo Bassar Hafiz  Al-Assad (il siriano, che il cielo lo assista).

C’è da stupirsi dunque se tanti stati al mondo guardano “con sufficienza” all’Italia ed alla fondazione europea che sempre più spesso si trincera dietro il “dito” della NATO: anche noi dovessimo dialogare e/o accondiscendere su qualche problema (specie se più di forma che di sostanza) non asseconderemo di certo i cortigiani ma ci faremmo “belli” con uno dei “boss” mondiali.

D’altra parte noi popoli democratici (per intermediazione dei nostri  arroganti governanti poco o nulla popolari ma tanto lobbistici)  continuamente cediamo brandelli della nostra sovranità e della nostra dignità  e quindi non possiamo richiedere ad altri  rispetto e considerazione per quello che non abbiamo più.

Ricordando la saga triennale delle due vittime del dovere ci chiediamo sempre più spesso: cos’è l’Italia per l’India? E, fatta eccezione per qualche singolo stato isolato, cos’è la U.E. per l’India? E per gli altri stati del mondo dotati di efficienti servizi di “intelligence”?

Senza entrare nel merito e nei particolari sicuramente pensano che è meglio trattare con chi ha veramente un potere e sa esercitarlo.

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