Europa: chi controlla il passato?

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sicilia_postcardDi Guido Di Stefano

Chi controlla il passato controlla il presente (George Orwell)

Chi sbaglia storia sbaglia politica (Giovanni Cantoni)

Due aforismi intimamente compenetrantisi; due macigni; due sentenze; due condanne; insensibili i colpevoli: noi!

Cerchiamo di interpretarli.

Il passato è controllato da chi lo racconta (a modo suo) e riesce ad imporre la sua “non verità” elaborata su accadimenti reali, avvalendosi (nell’apparente obbiettività) di  mezzi, strumenti e persone totalmente asserviti o quantomeno decisamente disinformati.

La “storia” (o meglio le sue motivazioni e/o interpretazioni) è “scelta” da chi può imporla (anche con l’ausilio di leggi), in una continua manipolazione della verità, per cui cause ed effetti si scambiano i ruoli e per cui torti e ragioni sono trattati come marginali opzioni.

Così il mondo in generale e l’Europa in particolare sono rimasti quelli di sempre: ognuno si pone contro tutto e contro tutti, pur di primeggiare. Ed in questa prospettiva anche chi non ha i titoli (e forse non li ha mai avuti) si “arrabatta” e sembra per lo più coprire  con  guerre (apertamente combattute o peggio subdolamente indotte) la carenza di  “reale potere di comando”; ed a volte resta l’impressione che possa trattarsi  addirittura di  guerre “comandate” da un dio malvagio.

E lo ribadiamo: carenza di “reale potere di comando”. Dice Gesù Cristo: nessuno può servire due padroni (Dio ed il denaro). Parafrasando, noi diciamo che nessuno può servire il popolo ed il denaro contemporaneamente perché altrimenti viene ad essere “senza patria e senza bandiera” e conseguentemente non può esercitare nei fatti potere alcuno: non potrebbe liberamente esercitare il potere “conferito” dal popolo perché “ceduto” al denaro e (somma derisione) non avrebbe quello del denaro, che appartiene esclusivamente alla divinità plutocratica.

Così è stato, così è ma speriamo che così non sarà: perché alla mania di grandezza si sono addizionate la dilagante ipocrisia e l’esplosiva demonizzazione degli “altri”, mali che trovano terreno fertile ad oriente e ad occidente, a nord ed a sud.

Guardiamo qui nel nostro piccolo grande mondo: la Sicilia.

Noi Siciliani abbiamo sempre contribuito al benessere dell’umanità: miti,  leggende, la storia narrano in positivo di  noi.

Noi però non controlliamo il passato, né mai abbiamo potuto scegliere la storia.

Noi eravamo nella preistoria, al tempo degli Egizi, dei Greci, dei Romani e degli altri. Avemmo la prima Carta costituzionale con i Normanni ed il primo “Stato moderno” con gli Svevi. Noi eravamo al tempo delle crociate. Nostri furono i Vespri. Nostro fu uno dei regni più potenti d’Europa. Noi sempre invasi e sempre risorti fino all’ultima invasione. Noi sempre osteggiati dal potere di Roma e del resto d’Europa. Noi eravamo alla disfida di Barletta con gli Spagnoli contro i Francesi; eravamo alla battaglia di Lepanto ed alla difesa di Vienna mentre altri Europei che oggi ci opprimono erano assenti “ammiccavano” con l’invasore; noi eravamo a morire in guerre volute da gente del nord.

Noi vogliamo sempre risorgere: ma stiamo perdendo il nostro passato mentre la melma ci viene buttata addosso anche da membri istituzionali (e non dai soliti demonizzatori protesi verso traguardi propri) che vanificano spesso il valore e la vita dei migliori figli di questa martoriata terra.

Stupore? No! Il narcisismo distruttore aleggia in tutto il mondo con conseguenze sempre più incontrollabili: la guerra (in tutti i suoi molteplici aspetti) spazza l’intero pianeta. E poche persone impongono una “Europa anoressica e serva” ed osteggiano in ogni modo una “Europa formosa e padrona”. Purtroppo la “serva” vede la Sicilia come un cesto di spazzatura mentre per la “padrona” sarebbe uno scrigno di gioielli.

E non possiamo rispondere nemmeno con le campane prodotte per secoli in Sicilia perché: 1) la nostra antichissima fabbrica non esiste più; 2) non sappiamo con quale strumento rispondere ai tromboni.

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