Sicilia, questione di protocollo

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siciliaDi Guido Di Stefano

La Sicilia è “il centro” del Mediterraneo che è, in assoluto, il “centro” geopolitico del mondo.

Ponendo come base e riferimento le predette centralità individuiamo comunità-nazioni-Stati ad est, ad ovest, a nord ed a sud.

Chiederete voi: cosa c’entra il protocollo?

Chiariamo che ci riferiamo al “puro e semplice” protocollo diplomatico, cioè quell’insieme di usi-norme-regole che sono sempre stati e sempre sono i “fondamenti” di quel raffinatissimo gioco che si chiama “diplomazia”.

La storia e la vita raccontano di grandi diplomatici e di grandi statisti esperti nel gioco.

La scelta di un errato  “collegamento” (leggasi emissario) può essere frutto di un errore grossolano o una offensiva manifestazione di disistima e disprezzo. Forse potrebbe essere un segno di ignoranza circa l’effettivo “status” e la reale importanza dell’interlocutore.

Ricordiamo che il nostro Statuto speciale ci eleva (nel campo del diritto internazionale) al rango di nazione, non indipendente certo ma pur sempre nazione.

Ciò premesso, ripercorrendo velocemente le recenti peripezie della nostra isola restiamo perplessi: a nord, ad ovest e (purtroppo) nelle nostre e nelle italiche terre manca forse del tutto nei nostri confronti il “bon ton” d’obbligo;  est e sud  sono stati più diplomatici.

Sottoponiamo alla vostra attenzione pochi  passaggi.

Noi detestiamo il vizio ormai (purtroppo) generalizzato di “diminuire” il ruolo del “capo” della Regione siciliana definendolo “governatore”. Assolutamente no, non è un governatore ma molto di più: è il Presidente della Regione siciliana a Statuto Speciale; con funzioni (anche se limitate) di ministro della Repubblica e Capo del governo regionale; con pieno diritto di sedere nel Consiglio dei ministri e diritto di voto (almeno nelle materie costituzionalmente di competenza), a prescindere da tutte le alchimie e forze che determinano la composizione e la durata del governo centrale. E’ il Presidente e basta: non ammetterlo o peggio nasconderlo è per noi un attentato allo Statuto ed un’offesa alla memoria di chi ha lottato, lotta e lavora per la Sicilia.

Tutti parlano di lavoro, occupazione, possibilità di sviluppo, benessere, turismo, scambi commerciali e poi chiudono le porte. La Russia, una grande nazione dalle immense potenzialità, manda in Sicilia, a Catania, il suo ambasciatore per i primi contatti: badate bene l’ambasciatore e non il console (già “residente” a Palermo). Ad accoglierlo il Presidente della Regione siciliana (nell’occasione veramente encomiabile) e la sua delegazione; ma dietro di lui brillavano per l’assenza gli esponenti locali (detti autorità) delle varie istituzioni (politiche, produttive, commerciali, dell’ordine pubblico). Perché? Forse qualcuno in patria e fuori  pretende che noi Siciliani ci comportiamo da succubi e proni esecutori di ordini?  O siamo diventati inospitali ed  autolesionisti al punto di snobbare smaccatamente un inviato di Stato? Perché poi? Applicare, anche passivamente,  delle sanzioni che gli altri prima annunciano e poi disattendono non è furbo né utile “pro domo nostra”. Certamente tutti i passati grandi di Sicilia non sarebbero fieri: specialmente Ermocrate di Siracusa.

Di contro la nazione “amica” a suo tempo ha mandato (in un momento di forte tensione “antennistica”) il suo console (non l’ambasciatore) a parlare con il Presidente della Regione siciliana: eppure siamo noi Siciliani a sopportare il massimo carico (in una opportuna scala di valori per nulla gratificato) di questa amicizia più romana che palermitana. Come siamo noi che abbiamo sopportato il peso di un’operazione militare “africana” voluta ed imposta da nostalgici nordici, che (non smentiti) hanno preteso l’appoggio di un’alleanza da loro stessi rifiutata e ripudiata molti decenni addietro.

Ci fermiamo qui. Non ci spingiamo indietro nel tempo: non vogliamo essere additati come propagatori di leggende metropolitane ed impantanarci in sterili diatribe.

Fossimo tutti coscienti che la nostra è la terra delle tre dee e noi, proprio noi miscela di razze e popoli, ne siamo i custodi e gli eredi! Chissà, forse un giorno apriremo gli occhi, capiremo il “protocollo” da applicare e vedremo il bene per noi, la nostra isola, il nostro mare, il nostro mondo, il creato.

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