Mia Martini morta a causa di un tumore?

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Ombre e mistero sulla sua scomparsa

ma a noi resta la musica

 

Mia Martini (4)Di Michele Creazzola

 

La notte tra il dodici e il tredici Maggio di diciannove anni fa morì una delle più grandi artiste della musica di tutti i tempi.

I dubbi restano ancora intorno alla fine della cantante che fu ritrovata senza vita solo due giorni dopo. All’inizio si disse suicidio, sua sorella Loredana Bertè ha sempre dichiarato che si è trattato di infarto, ora le ultime rivelazioni, qualche mese or sono, le avrebbe fatte uno dei suoi amici, Mario Luzzato Fegiz, secondo cui ad ucciderla sarebbe stato un fibroma all’utero non curato. Nessuna voce del tutto chiarita, ombre circa l’assunzione di stupefacenti che amici e famiglia hanno tentato di abbuiare in segno di rispetto. Insomma tutti i dubbi restano a creare mistero intorno a questo piccolo giallo su cui molto si è detto e scritto. Per fortuna restano soprattutto le canzoni con cui Mimì, come affettuosamente veniva chiamata, ha segnato fortemente il panorama musicale italiano.

Mia MartiniNell’epoca di distrazione di massa, in cui siamo decisamente sprofondati, l’interprete di brani scritti dai più grandi cantautori rappresenta un punto di riferimento anche per molti giovani. Una rivincita si potrebbe pensare. Sebbene Mia Martini abbia avuto importanti riconoscimenti in vita è un peccato constatare che solo da morta le sia stato tributato il valore artistico che merita. Soprattutto duole pensare che in un periodo storico, quello degli anni ’70 e ’80 segnato da splendore artistico e culturale per l’Italia, in controtendenza qualcuno abbia potuto diffondere voci secondo le quali una delle nostre più grandi interpreti portasse sfortuna.

Mia Martini (1)Mentre i francesi la consideravano la nostra Edith Piaf, sui palcoscenici della penisola si facevano i più grossi e volgari scongiuri ogni volta che lei vi saliva. Ma a quel tempo l’ambiente musicale nostrano si mostrò non curante della vicenda e sprezzante nei confronti della cantante, al secolo Domenica Bertè, che oltre ad aver reso merito alla melodia in Italia fece conoscere la nostra musica all’estero con le versioni in francese, spagnolo e tedesco dei suoi maggiori successi. Non fu un caso che un cantautore del calibro di Charles Aznavour la volle al suo fianco in molti suoi spettacoli dal vivo all’Olimpia di Parigi. Oltreoceano la sua voce arrivò in tutta l’America latina, divenne ispiratrice per altre cantanti e dei suoi brani furono realizzate molte cover. Ednita Nazario, portoricana considerata una interprete di rilievo dai sudamericani, incise in “Este amor verdadero”, “Mujer sola”, “Pequeno hombre” e tanti altri successi martiniani.

Mia Martini (2)La forza della sua caratura artistica sembrava non aver più alcun valore quando Mimì decise, nel 1983, di abbandonare le scene a seguito della nomea che non la lasciava più vivere. Le vicissitudini riguardanti i contratti discografici e la fine del legame artistico e sentimentale con Ivano Fossati completarono il quadro.

Qualcuno tuttavia si accorse di lei cosicché nel 1989 la cantante si convinse a salire sul palco del festival di Sanremo. Adriano Aragozzini, organizzatore della manifestazione la volle ad ogni costo con “Almeno tu nell’universo” che Bruno Lauzi, autore di “Piccolo uomo” aveva scritto sin dal 1972 e che era rimasta per tutti quegli anni nel cassetto. Un segno del destino forse che riportò Mia Martini al suo pubblico che nonostante tutto non l’aveva mai abbandonata. Una rinascita che la vide protagonista di altri successi come “La nevicata del ’56” scritta per lei da Franco Califano già autore di “Minuetto” e “Gli uomini non cambiano” ancora una volta scritta da Lauzi e Maurizio Fabrizio. Altri incontri artistici tra cui quello con Enzo Gragnagniello che si ispirò alla sua storia per comporre “Donna”, la riconfermarono grande interprete anche di brani in lingua napoletana. Tra essi ricordiamo “Cu’mme” nata dal sodalizio tra lei , Gragnagniello e Roberto Murolo.

Una vita e una carriera fatta di alti e bassi, di molti riconoscimenti e tanti progetti artistici che avrebbero fatto vibrare le corde dell’animo umano per molti anni ancora se quella notte di Maggio non ce l’avesse portata via.

Mia Martini (3)E’ inutile attribuire a una sola causa la morte di Mia Martini. Dopo diciannove anni approfondire gli aspetti legati al decesso potrebbe rivelarsi un pescare nel torpido, tirando fuori presunte verità e illazioni a riguardo di una donna già troppe volte ferita. Nessun assassino in libertà da dover catturare se non la cattiveria. La rete che le fu creata intorno, come una sorta di legge del contrappasso, si rompe precipitosamente con la forza delle sue interpretazioni che risuonano vive nei dischi e nelle immagini dal vivo. Un tributo all’opera è l’unico modo per ricordare lei e tutti gli artisti scomparsi. 12 Maggio 1995 è la data da scolpire nella nostra memoria in ricordo di quest’artista dalla grande personalità che tutti dovremmo conoscere. Col suo canto forte e dolce, grintoso e fragile, rabbioso e tenero ci regala quell’emozione che rende forti le sue interpretazioni dove l’amore regna sovrano e lo ritroviamo, tra le altre, in canzoni quali “Amore amore un corno” e “Lacrime di Marzo” scritte da Baglioni in “Se mi sfiori” di Pino Mango e “La costruzione di un amore” e “E non finisce mica il cielo”entrambe scritte da Fossati. Tra i temi ricorrenti nella sua opera le dinamiche familiari di cui “Padre davvero” è il massimo esempio e, in barba a quella critica che la considerava solo una cantante “leggera”, Mia Martini rispose con l’impegno sociale di “Valsinha” scritta da Vinicius De Moraes, di “Io donna io persona”, con molte tracce dell’album Danza” di Ivano Fossati e le più recenti “Dio c’è”e “Il fiume dei profumi”, quest’ultima scritta da Biagio Antonacci.

Scoprire e conoscere gli artisti è la sola opera meritoria che possiamo fare nei confronti della nostra anima.

 

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