Catania: inchiesta Teatro Bellini, 80 rinvii a giudizio

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teatro_massimo_belliniLa Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa per 80 persone, tra questi alcuni dipendenti e lavoratori stagionali del Teatro Bellini di Catania. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore capo Giovanni Salvi in persona, dall’aggiunto Michelangelo Patanè e dai sostituti Alessandro La Rosa e Tiziana Laudani che hanno coordinato le indagini. Secondo l’accusa, ci sarebbero delle attestazioni falsificate sullo straordinario dal 2007 al luglio 2009, e per l’uso scorretto, nel 2011, di badge di entrata e uscita. Reato immortalato dalle telecamere della Guardia di Finanza posizionate durante le indagini. Secondo l’accusa, alcuni degli indagati avrebbero ricevuto il pagamento di straordinario mentre erano in malattia, ricoverati in ospedale o assenti per recupero ore. Per altri fatti oggetto di indagine e’ stata chiesta l’archiviazione perché non sono stati individuati fatti di rilievo penale.

In alcuni casi non sono stati trovati idonei elementi di verifica: assunzioni di artisti esterni da un’unica agenzia, circostanza dimostratasi non corrispondente al vero o, come nel caso delle trasferte della Filarmonica, per la quale e’ da escludersi che le spese siano state sostenute dal Teatro. In altri casi si e’ ritenuto che, pur in presenza di violazioni di disposizioni normative, non si fosse in presenza di condotte penalmente rilevanti: progressioni in carriera di dipendenti, corresponsione di gettoni di presenza o di cachet a direttori d’orchestra, concessione di permessi retribuiti. E’ stata autorizzata la trasmissione degli atti alla Procura Generale della Corte dei Conti per i provvedimenti di competenza.

Tra gli indagati ma con altra ipotesi di reato, anche due ex commissari straordinari del teatro, Sergio Gelardi e Gaetano Pennino. Per i due, assieme al direttore degli allestimenti scenici dell’Ente autonomo regionale, Arcangelo Massa, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Al centro dell’inchiesta, che fa parte dello stesso fascicolo depositato nella segreteria del Gip, presieduta da Nunzio Sarpietro, due episodi, risalenti al 2006, di assegnazione di appalti di sgombero di materiali scenici e di trasloco, che sarebbero avvenuti senza le necessarie procedure e con attestazione di previsione di spesa largamente inferiori al reale per poter attribuire gli appalti senza regolari gare. In particolare i due servizi sarebbero stati affidati a trattativa privata, perché l’importo previsto era inferiore ai 25 mila euro, ma il lavoro sarebbe costato più del previsto e sarebbero state liquidate due fatture per circa 68 mila euro.

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