Il "memorial day" per Mariella Lo Giudice denuncia la violazione dei diritti delle donne il 12 settembre a Catania

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Giovedì 12 settembre, ore 21, Corte Mariella Lo Giudice

“MEMORIAL DAY MARIELLA LO GIUDICE”: NEL RICORDO DELL’ATTRICE UNA SERATA PER DENUNCIARE LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELLE DONNE

In programma “La città di plastica” di Resta e Zarzana: spettacolo offerto dalla “Compagnia della Luna”, direttore artistico Nicola Piovani

E ancora la coreografia “Molecole di emozioni” di Silvana Lo Giudice. Interverranno  Franco Battiato e Lucia Sardo

 

hanifa due_nCATANIA – Come ogni anno, fioriscono le sinergie per rendere omaggio nel giorno onomastico a Mariella Lo Giudice nella Corte di Palazzo Platamone a lei dedicata, con la serata promossa ancora una volta dal Teatro Stabile e dal Comune di Catania. Il ricordo dell’attrice catanese, scomparsa nel 2011, è infatti vivo nei compagni di lavoro, nelle istituzioni e nel pubblico che tanto l’ha amata in tanti anni di carriera, svoltasi soprattutto nell’ambito delle stagioni del Teatro Stabile di Catania, in cui il talento dell’artista si è rivelato e cresciuto affermandosi in ambito nazionale.

L’edizione 2013 del “Memorial Day Mariella Lo Giudice”, fissato per il 12 settembre alle ore 21, avrà come tema conduttore la tutela della condizione femminile contro ogni forma di sopraffazione. E il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione Thamaia Centro antiviolenza, che sarà rappresentata dalla presidente Loredana Piazza. E’ possibile acquistare i biglietti (euro 10 cadauno) presso il botteghino del Teatro Verga e alla Corte Mariella Lo Giudice (ex-Platamone) la sera stessa dell’evento (info www.teatrostabilecatania.it ).

Ricco di interventi e presenze, come quelle di Franco Battiato e Lucia Sardo, l’articolato programma sarà aperto dalla coreografia “Molecole di emozioni”, creata da Silvana Lo Giudice, sorella di Mariella, su musiche di Aubry; una produzione Compagnia Città Teatro Danza che vedrà in scena dieci danzatrici (Martina Caruso, Giorgia Di Prima, Lara Marcellino, Cristina Musumeci, Debora Papa, Eleonora Pezza, Simonetta Piccione, Roberta Russo, Sabrina Todero, Silvia Torrisi).

hanifaSeguirà lo spettacolo “La città di plastica – nel giardino dei sogni” di Silvia Resta e Francesco Zarzana, importante esempio di giornalismo d’inchiesta, che indaga significativamente sulle vicende vere di tre donne private del godimento dei diritti umani. Ne è interprete Claudia Campagnola; la regia è firmata da Norma Martelli che si è avvalsa della scena di Camilla Grappelli e Francesco Pellicano, suono di David Barittoni. La poesia di Forough Farrokhzad è letta da Antonella Civale. Lavoro intenso e dal forte messaggio, “La città di plastica” è il contributo offerto dalla Compagnia della Luna, guidata dalla direzione artistica di Nicola Piovani, che insieme alla moglie Norma Martelli è stato legato da profonda amicizia a Mariella Lo Giudice per lunghi anni .

Il testo narra di tre donne contemporanee. Neda, Hanifa e Rose. Tre voci dalle cronache dei nostri tempi. Dall’Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime. Grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentata la morte, il suo nome è velocemente diventato un grido di protesta in tutto il mondo, scandito dagli oppositori al regime. In persiano Neda significa “messaggio divino”, “chiamata”,  “voce”. Il suo nome è la “voce dell’Iran”, e il suo volto, un simbolo di tutti i manifestanti per la democrazia.

Dall’Afghanistan, la storia di Hanifa. Volti sofferenti e sguardi di paura, sono quelli della schiavitù in cui sono ridotte, poco più che bambine, le donne afgane vendute dai loro padri a mariti troppo vecchi, troppo violenti. E’ lo strazio di migliaia di giovanissime ragazze che per sfuggire ai matrimoni combinati, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà.

hanifa treSi chiama Rose. Come le rose che lei va a tagliare nelle serre sul lago Naivasha. A pochi chilometri da Nairobi in Kenya. Insieme alle giovani tagliatrici e alle rose, sotto quei teloni incandescenti, dentro la città di plastica ci sono anche le polveri chimiche che vengono spruzzate ogni ora: anticrittogamici, antiparassitari, pesticidi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d’amore.

Allo spettacolo presenzierà il coautore Francesco Zarzana, giornalista, scrittore e autore teatrale: «Scrivere un testo sui diritti umani e sui diritti delle donne in particolare, è sempre un atto doveroso che diventa spesso denuncia. E basta solo dare uno sguardo alle situazioni sia nazionali che internazionali per capire che c’è molto da fare. E ancora una volta è il linguaggio del teatro, che dà voce a chi non ce l’ha. “La città di plastica” racconta le storie di tre ragazze, tutte drammaticamente autentiche e drammaticamente reali, come quelle di tante che nel mondo non riescono a raggiungere i loro sogni e le loro speranze».

Sulla stessa scia la coautrice Silvia Resta, giornalista televisiva: «Ho incontrato tante donne sulla mia strada di cronista. Ricche e povere. Sottomesse e ribelli. Vittime di violenze e di abusi, o attive protagoniste della loro vita. Ho capito che non ce n’è una, in fondo, che non abbia lo stesso sogno. Lo stesso bisogno di libertà. Ho conosciuto Rose e Hanifa, e non le dimentico. Portare in teatro il loro sogno spezzato è la mia piccola dedica».

Norma Martelli spiega come ha tradotto queste storie in palcoscenico: «Pudore, rispetto, impegno sono i sentimenti che hanno accompagnato la messa in scena: pudore di usare parole piene di strazio, rispetto per il dolore e il coraggio, a volte incosciente, della giovane età, e l’impegno di far arrivare in platea, attraverso l’emozione, riflessioni sulla condizione di tante ragazze, giovani donne che hanno una sola grande colpa quella di volere vivere».

Ad incarnare le tre figure è l’attrice Claudia Campagnola: «Per raccontare le emozioni, i pensieri, i sogni, i desideri e le paure di tre giovani donne come me, mi sono affidata al “sentire”, cercando di gestire il troppo coinvolgimento. Il mio corpo, la mia voce sono diventati uno strumento. Neda nel testo dice: “Il pensiero è libero, nessuno può metterlo in catene…la voce corre nell’aria”. La mia voce, raccontando di Neda, di Hanifa e di Rose “corre nell’aria” cercando di raggiungere il cuore di chi ascolta».

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