Ok di Stoccolma alla politica energetica europea della Lituania

Condividi questo articolo?

Rigettato il ricorso del monopolista russo Gazprom contro l’applicazione da parte delle Autorità lituane del Terzo Pacchetto UE. Vilna libera di procedere nel progetto di diversificazione delle forniture di gas e, concordemente con la legislazione di Bruxelles, nella liberalizzazione della gestione dei gasdotti nazionali.

Sì all’applicazione delle leggi europee, no alla politica energetica della Russia monopolista. E’ chiaro il verdetto dell’Arbitrato Internazionale di Stoccolma che, nella giornata di martedì, 30 Luglio, ha sostenuto le ragioni della Lituania nella disputa giudiziaria avviata dal monopolista russo, Gazprom.

Supportato dalle Autorità politiche della Federazione Russa, Gazprom, nell’Agosto del 2011, ha esposto ricorso contro il Governo lituano per la decisione di Vilna di nazionalizzare, e poi re-privatizzare, la compagnia energetica nazionale Lietuvos Dujos.

Con il ricorso, il monopolista russo, che possiede il 37% delle azioni della compagnia nazionale della Lituania, ha inteso costringere la Lituania a rivedere le proprie decisioni, ed accettare la presenza di Gazprom come principale gestore del sistema infrastrutturale energetico lituano.

L’Arbitrato di Stoccolma ha invece accolto la versione di Vilna, che ha giustificato l’estromissione di Gazprom dal controllo dei gasdotti nazionali con la necessità di applicare il Terzo Pacchetto Energetico UE.

Questa legge, varata dal Parlamento Europeo nel 2009 con lo scopo di avviare una politica comune di Bruxelles sul tema del gas, e garantire la sicurezza nazionale dei 27 Paesi del Vecchio Continente, sancisce la liberalizzazione della gestione dei gasdotti ubicati in territorio UE, e ne vieta il controllo totale da parte di enti monopolisti extra-europei come, appunto, Gazprom.

Contraria è stata la reazione del monopolista russo, che a sostegno del suo ricorso ha addotto la necessità di garantire gli investimenti già realizzati nel sistema infrastrutturale energetico lituano. Inoltre, Gazprom ha pubblicamente contestato il Terzo Pacchetto Energetico UE, e ha presentato un ulteriore ricorso all’Arbitrato Internazionale YUNISTRAL per ottenere un verdetto favorevole.

Dietro il comportamento di Gazprom risiede un preciso disegno geopolitico di Mosca, che si avvale della questione energetica come arma per mantenere la propria egemonia in Europa Centro-Orientale, ed impedire all’Unione Europea il varo di una politica autonoma e comune.

Con la logica del divide et impera, Gazprom ha concesso sconti nelle forniture del gas alle compagnie dei Paesi dell’Europa Occidentale – Germania, Francia e Italia – in cambio della cessione parziale o totale della gestione dei gasdotti nazionali, e del sostegno incondizionato di Berlino, Parigi e Roma ai progetti energetici della Russia in campo internazionale.

Il monopolista russo ha poi mantenuto alte le tariffe per i Paesi dell’Europa Centrale ed Orientale, ed ha provveduto alla realizzazione di due infrastrutture miranti all’isolamento energetico di Polonia, Lituania, Ucraina, Romania, Moldova ed Ungheria come i gasdotti Nordstream – già realizzato – e Southstream – in corso di realizzazione.

Premiato il coraggio “europeo” dei lituani

Il verdetto di Stoccolma premia così la politica energetica della Lituania che, dipendente com’è per più dell’89% dal gas della Russia, si è avvalsa dei regolamenti dell’Unione Europea per garantire la propria sicurezza energetica.

Vilna ha avviato la presa di possesso da parte del Governo lituano del 100% delle azioni della Lietuvos Dujos: l’ente gestore dei gasdotti del Paese, controllato per il 37% da Gazprom, e per il 38% dalla compagnia tedesca E.On, tradizionale alleata del monopolista russo.

Subito dopo la nazionalizzazione, la Lituania ha stabilito l’immediata re-privatizzazione della Lietuvos Dujos a società registrate nell’UE, ed ha impedito la partecipazione nella vendita delle quote della compagnia nazionale ad enti registrati al di fuori del Vecchio Continente.

Oltre che nel settore dei gasdotti, la Lituania ha approntato una politica energetica mirante a garantire l’indipendenza di Vilna anche in altri ambiti. Insieme con gli altri Paesi Baltici – Lettonia ed Estonia – il Governo lituano ha avviato la costruzione di un rigassificatore a Klaipeda con lo scopo di individuare alternative al gas russo.

Per diversificare le forniture di energia dal solo oro blu, la Lituania ha inoltre avviato la costruzione di una centrale nucleare, e in tale settore ha avviato una stratta cooperazione con altri Stati UE fortemente dipendenti dalla politica energetica della Russia come la Polonia.

Matteo Cazzulani

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.